Frana a Tremosine, il Coordinamento: “De profundis per la ciclovia a sbalzo”

ALTO GARDA - Dopo le frane di sabato, il Coordinamento Interregionale per la Tutela del Garda: «Monito severo della Natura, ciclovia a sbalzo progetto irrealizzabile».

Per il Coordinamento Interregionale per la Tutela del Garda «la grande frana di sabato 16 dicembre 2023, caduta tra Limone e Campione, in un tratto in cui la ciclovia è prevista a sbalzo, non può non colpire per il suo significato particolare, poiché avvenuta in condizioni atmosferiche assolutamente normali di tempo soleggiato e stabile e dunque non riconducibile ad alcun evento eccezionale: né ad un sisma, né ad una bomba d’acqua, né ad una tempesta, alluvione o esondazione.

 

“Monito severo della natura”

Questo segnale – fortunatamente senza vittime e danni – costituisce un monito severo della Natura che stiamo sfidando oltre ogni limite, e deve far riflettere tutti coloro che hanno responsabilità nel progetto della ciclovia del Garda nell’alto lago, caratterizzato dalle ammiratissime rocce strapiombanti: poiché l’infrastruttura ciclopedonale dovrebbe essere costruita agganciandola prevalentemente a lato della strada 45bis (nuova o dismessa) o a sbalzo sulla roccia (sporgenza di 5 metri) si esporrebbero i futuri utenti all’elevato, inevitabile pericolo geologico di crolli o frane.

Continua il Coordinamento: «Si leggono affermazioni importanti in documenti ufficiali della Provincia Autonoma di Trento: ‘Nel caso di avvenimenti straordinari quali ad esempio il distacco di roccia, sarà possibile ricorrere all’intermodalità locale. Non è infatti sostenibile introdurre delle ulteriori opere per gestire dei fenomeni imprevisti e di natura straordinaria’.

Ed ancora: ‘‘Le barriere elencate (paramassi, nostra nota) sono da sostituire non tanto per mettere in sicurezza la strada statale (che in assenza di modifiche del carico antropico presenta un livello di sicurezza accettabile), ma per effetto del maggior carico antropico che la nuova ciclovia del Garda porterà. Quindi si chiarisce che tali barriere sono necessarie per mettere in sicurezza la nuova ciclovia».

Da questi brevi passaggi risulta evidente che:

a- la navigazione con battello è l’alternativa all’esposizione al rischio;
b- le opere di difesa non possono che mitigare il rischio, non eliminarlo; e quelle progettate sono calcolate per eventi di portata media, non eccezionale come quella di ieri;
c- la ciclovia incrementa il carico antropico sulla gardesana e ciò in contrasto con il Piano Urbanistico Provinciale che non lo consente in aree a rischio geologico elevato.

I costi esorbitanti del tratto trentino della ciclovia (81 milioni preventivati per 5,5 km, di cui realizzati ad oggi solo 1,6) sono infatti schizzati verso l’alto per la necessità di introdurre opere di difesa sempre più imponenti (e di conseguenza anche paesaggisticamente estremamente impattanti), comunque non atte a fronteggiare la situazione d’emergenza attuale.

Il Coordinamento: “Opera irrealizzabile”

E’ ineludibile infatti il constatare l’instaurarsi di condizioni climatiche sempre più straordinarie e pericolose per l’assoluta ed ben nota fragilità del nostro territorio. Di questo devono prendere ormai atto i responsabili politici di Trentino, Veneto e Lombardia: decidano finalmente che la ciclovia del Garda nella parte settentrionale è irrealizzabile.

Il Coordinamento Interregionale per la Tutela del Garda chiede perciò innanzitutto alla Provincia di Trento che si sospenda immediatamente la costruzione del tratto ‘Unità Funzionale 3.1’ (98 metri al costo preventivato di 2,6 milioni di euro!), la rimanente progettazione della ciclovia (UF 3 e UF 2) a sbalzo e si opti definitivamente per l’alternativa via d’acqua, investendo il denaro pubblico in un servizio alternativo di qualità e sostenibile, rendendolo vantaggioso e alla portata di tutti, offrendo al turista la possibilità di godere della bellezza del nostro territorio senza correre rischi.

Ciclovia del Garda, tratto trentino: il rendering dell’Unita Funzionale 3.1.

 

 

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