Roè Volciano, ricerca partecipata per costruire la storia di una comunità

ROÈ VOLCIANO – Nuove ricerche, promosse dall’Ateneo di Salò su Roè Volciano rientrano nel progetto “Storia di Salò e dintorni”. Giovedì 15 incontro per informare e coinvolgere la popolazione.

Della storia di Roè Volciano hanno già scritto numerosi autori.

Nel 1856 Federico Odorici, il grande storico di Brescia originario di Trobiolo, oltre alla ricostruzione della vita di alcuni personaggi illustri, citò una serie di documenti, i più antichi dei quali, dal 1150, sono stati ripresi da Guido Lonati nella sua Storia della pieve di Salò del 1931.

Il più recente volume Roé Volciano nella storia, scritto da Venturini e Busi nel 1994, ha approfondito soprattutto le vicende delle chiese in età moderna e del processo di industrializzazione del XIX-XX secolo. In precedenza E. Ronchi, nel 1985, in Roé Volciano. Una lettura storico-urbanistica del territorio, aveva pubblicato numerose foto degli edifici residenziali dei centri storici che ne testimoniano la vitalità, tra XV e XVIII secolo, al tempo della Repubblica di Venezia.

Nuove ricerche, promosse dall’Ateneo di Salò su Roè Volciano rientrano nella Storia di Salò e dintorni, la cui pubblicazione è prevista dal 2019. I risultati già ottenuti in questi primi mesi e quelli che arriveranno grazie alla collaborazione con l’amministrazione comunale, potrebbero peraltro trovare spazio in uno specifico volume.

Il nuovo progetto nasce dunque per iniziativa della comunità locale. E la richiesta di approfondire le conoscenze sul proprio passato proviene dalla gente. Sorge spontanea una domanda: quale futuro si intende proporre per le testimonianze materiali e per la memoria storica del proprio passato? La risposta spetta a chi abita questo territorio, come comunità, associazioni e come individui.

Il compito di chi si è assunto l’onere, a titolo del tutto gratuito, di scrivere questa storia è di organizzare scientificamente le informazioni raccolte con il contributo di tutti. L’obiettivo è di approfondire quegli elementi che ci permettono di ricostruire le vicende di una comunità, frutto dell’interazione tra ambiente e uomo :

  • gli aspetti ambientali (geomorfologici, pedologici, della vegetazione, climatici) che l’uomo del passato ha sfruttato e trasformato, quasi sempre attento alla loro sostenibilità, ma impotente di fronte alle periodiche calamità;
  • i paesaggi produttivi dell’agricoltura, accanto ai pochi destinati all’alpeggio e al bosco, dell’artigianato, divenuto poi industria, sfruttando inizialmente l’energia idraulica del Chiese e dei corsi d’acqua che sfociavano nel golfo di Salò;
  • gli abitati che si sono sviluppati tutti in relazione alle strade;
(d) le architetture, molte della quali ancora leggibili nella loro sequenza, che raccontano storie di successi economici e sociali (dal XII al XVIII secolo, tra la fine del XIX e il XX secolo), alternati a pause e regressioni (nell’altomedioevo, nel primo ‘800).
Dalle residenze si risalirà poi alle famiglie che le hanno costruite e abitate e ai numerosi personaggi (uomini di cultura e imprenditori) che hanno dato lustro a questo territorio.

Per scrivere queste nuove storie si partirà dalle fonti sistematiche: i nomi dei luoghi, le mappe catastali napoleonica e austriaca della prima metà del XIX secolo e i relativi registri; gli estimi per i tre secoli precedenti; alcuni, più antichi, censimenti di proprietà.

Fonti che forniscono migliaia di informazioni che possono ora essere gestite e analizzate grazie agli strumenti informatici, nel nostro caso con il QuGIS, un software open source per apprendere il quale l’Ateneo di Salò ha organizzato un apposito corso tra gennaio e febbraio.
La raccolta di questi dati richiede la fattiva collaborazione degli abitanti, soprattutto dei più anziani, nati in un mondo che era ancora, almeno nel settore non industrializzato del comune, quello tradizionale della civiltà contadina.

Il progetto è coordinato da Gian Pietro Brogiolo (già professore ordinario e direttore della Scuola di specializzazione in Archeologia dell’Università di Padova). Ora in pensione, alterna attività di ricerca specialistica (quali la codirezione di tre riviste scientifiche di classe A e con ranking internazionale: “Archeologia Medievale”, “Archeologia dell’Architettura”, “Post Classical Archaeologies”) e di divulgazione (è curatore della mostra “I Longogardi. Un popolo che cambia la storia”, che dopo Pavia è ora esposta al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e approderà, a maggio, all’Hermitage di San Pietroburgo).

La maggior parte del suo tempo è però dedicata ad iniziative di “ricerca partecipata” che consistono nel costruire (attraverso la collaborazione tra studiosi e la gente del posto) la storia di una comunità. Ad esempio, quelle già pubblicate di Vobarno e Toscolano Maderno e quella in corso di edizione di Vallio , per citare solo quelle relative a comuni nei quali opera l’Ateneo di Salò.

A questa nuova storia collaborano fattivamente l’assessore Simone Don (esperto di epigrafia romana), alcuni studiosi coinvolti nella Storia di Salò (Giovanni Cigognetti, Monica Ibsen, Giovanni Pelizzari) e appassionati.

Al fine di informare e coinvolgere la popolazione, se ne parlerà il 15 marzo alle ore 18 presso l’Auditorium Comunale di Roè Vociano, in Via Verdi, con la partecipazione di Gian Pietro Brogiolo e Simone Don.

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