La Grande guerra degli animali

RIVA DEL GARDA - Per il Maggio dei Libri la biblioteca civica di Riva del Garda propone sabato 28 aprile la presentazione dei due volumi dedicati al ruolo degli animali durante la prima guerra mondiale.

Si tratta dei libri «La Grande guerra degli animali sul fronte austro-ungarico» e «La Grande Guerra degli animali sul fronte italiano» (Effe e Erre, Trento, rispettivamente 2017 e 2018), scritti da Arianna Tamburini (introduzione e schede storiche) e Mauro Neri (autore dei racconti).

L’incontro si svolge nella sala pubblica al terzo piano con inizio alle 10.30 e ingresso libero. Oltre agli autori, è presente Giancarlo Zaniboni, noto veterinario di Trento, che ha preso spunto dalle storie degli animali sfruttati durante la guerra per tracciare una breve storia del Servizio veterinario nazionale.

Un piccione “fotografo”.

 

Lo scorso anno Mauro Neri e Arianna Tamburini avevano dato alle stampe il libro «La Grande guerra degli animali» (leggi qui la notizia) che, accanto a un sintetico ed efficace quadro d’insieme della storia del primo conflitto mondiale visto anche dalla parte degli animali usati in quella guerra sul fronte austro-ungarico, proponeva dieci racconti che avevano per protagonisti altrettanti eroi a quattro zampe o a due ali (cavalli, cani, gatti, mucche, asini, muli, piccioni, volpi e capre).

Il libro è oggi in via di esaurimento ma, invece di provvedere a una ristampa del primo volume, i due autori hanno deciso di raddoppiare l’impegno e nel giro di pochi mesi hanno consegnato alla tipografia «La Grande guerra degli animali sul fronte italiano», con altri dieci racconti che hanno per eroi cani, gatti, cavalli, mucche, asini, muli, oche, piccioni e aquile.

Cani sull’Adamello (crediti Museo storico italiano della Guerra).

 

Perché gli animali? «Della Grande guerra in questi ultimi anni sono stati sviscerati tutti i temi, tutte le situazioni, tutti gli intrecci – risponde Mauro Neri – rivolgendosi a ogni tipo di testimonianza dell’epoca: fotografica, storiografica, diaristica.

Arianna e io abbiamo invece voluto “abbassarci” al livello dei quadrupedi, dei bipedi, dei piccioni, delle oche e delle capre che sono stati usati nella Grande Guerra quasi sempre senza un moto di gratitudine.

Ne sono usciti due libri, uno per il versante austro-ungarico, l’altro per quello italiano, che rifuggono da ogni tipo di retorica e di ideologia, preferendo disegnare le atmosfere delle trincee, della Guerra Bianca in alta quota, dei cieli dove volavano i primi fragili ricognitori analizzandole e vivendole con gli occhi dei muli e delle mucche, delle aquile e degli asini…

 

Ne son venuti fuori due libri e venti racconti realmente da leggere col cuore in mano, senza aver paura di versare qualche lacrima sul destino amaro di tanti nostri “compagni” a quattro zampe, ma anche con numerose pagine e storie divertenti se non addirittura comiche.

La tragedia della guerra si accompagna, quindi, con uno sguardo meno edulcorato, meno condizionato, più diretto e genuino: è lo sguardo del cane da slitta che viene abbandonato il 4 novembre del 1918 ai tremila metri dell’Adamello, oppure della mucca che viene requisita a una famiglia dell’Alto Garda due giorni prima della fina del conflitto, oppure ancora del piccione che vola portando appese alla zampetta notizie di vitale importanza sfidando la morte a ogni nuvola in cielo. Secondo me è in libro che dovrebbero leggere tutti i giovani di oggi».

 

 

Foto in alto: Museo storico italiano della Guerra

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