Cena fascista per la marcia di Roma, raduno nero a Salò

SALÒ – Lunedì 28 ottobre, anniversario della marcia su Roma, a Salò ha avuto luogo la consueta cena commemorativa. Gli antifascisti: «L’apologia di fascismo è reato». Gli organizzatori: «Ricordiamo la storia».

Ritratti del duce e fasci littori alle pareti. Saluti romani, canzoni del ventennio e brindisi per i cent’anni dalla fondazione dei «Fasci Italiani di Combattimento» e i 97 dalla marcia su Roma del 28 ottobre 1922.

Sulla torta l’effige di un fascista col fez e la scritta «Salò 1919-2019, 100 anni di giovinezza». Ai tavoli più di 360 commensali, tra cui, confermano i promotori, anche qualche sindaco e qualche assessore.

Ci sono insomma tutti gli ingredienti perché, anche quest’anno, la «cena fascista» organizzata a Salò diventasse un caso, come è stato per altre iniziative simili organizzate in altre zone d’Italia, paese in cui l’apologia di fascismo è reato.

Sulla cena nostalgica salodiana, che ha avuto luogo lunedì 28 ottobre, interviene il Collettivo Autonomo Gardesano: «Ecco alcune foto che ci hanno segnalato, dopo essere state diffuse su Instagram. Ritraggono una cena che si è tenuta nei giorni scorsi a Salò per celebrare il centenario della Marcia su Roma (notare le effigi del Duce alternate al tricolore). Nel territorio salodiano la destra neofascista trova nuovamente spazi, mentre ancora si attende la revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini. Un argomento spinoso che l’amministrazione Cipani continua a rinviare. È inutile scandalizzarsi per episodi di violenza come quelli di Collebeato, finché si permettono simili eventi».

Gli organizzatori, il Movimento Salodiano Indipendente – Associazione Catarsi rappresentato da Gianluigi Pezzali, storico esponente della destra locale e per tanti anni consigliere comunale, afferma di aver fatto tutto alla luce del sole: «È una cena che organizziamo ogni anno, dal lontano 1947. A quella prima cena parteciparono 12 persone, con un menù di pane, salame, cipolle e minestra di fagioli. Quest’anno eravamo invece in 368 e mi ha sorpreso la presenza di tanti giovani. Abbiamo ricordato i 100 anni dalla nascita del fascismo e i 97 dalla marcia su Roma. Storia, non apologia».

Il presidente dell’Anpi Medio Garda, Antonio Bontempi, non la pensa così: “Siamo spesso accusati di vedere pericoli ove non ci sono, ma le vicende nazionali (ultimo caso a noi vicino a Collebeato con la bomba carta contro il Sindaco e il rifiuto di parte del parlamento ad avvallare la commissione proposta da Liliana Segre contro il razzismo e l’antisemitismo) e quelle internazionali (la citta’ di Dresda che dichiara “emergenza nazismo”) dimostrano quanto i nostri appelli ad alzare la guardia e a reagire siano fondati.
In questo quadro bisogna giudicare le cene commemorative della Marcia fascista su Roma, marcia che e’ il simbolo del disprezzo della democrazia e del culto della violenza per imporre il proprio potere. Simbolo inoltre di uno stato che non volle reagire, quando lo poteva fare, in quanto il fascismo era strumentale a degli interessi che non erano certamente quelli popolari.
Fin tanto alcuni nostalgici che amano giocare con le divise e ricordare quanto fossero “divertenti” il manganello e l’olio di ricino si ritrovano per cene private si puo’ far finta di nulla, ma non si puo’ stare zitti ed inermi quando queste cene diventano per numero di partecipanti e per esibizione di simboli una manifestazione politica, anche se in un ristorante.
Scandalosa la partecipazione di sindaci o assessori (che hanno giurato fedelta’ alla Costituzione), se fosse confermata.
Non siamo di fronte a cene in costume, ma a momenti di riorganizzazione politica di culture e fazioni che vogliono essere gli eredi e precursori del fascismo oggi.
Scriveremo al Prefetto e al Questore.
Chiediamo interventi forti perche’ l’apologia del fascismo e’ ancora un reato.
Non sottovalutiamo quello che sta’ accadendo nel nostro paese: le sceneggiate non sono mai fine a se stesse. E’ in corso un preciso rilancio di politiche reazionarie, antidemocratiche e portatrici di idee degenerate e degeneranti di ampio respiro, che non si fermano a questi camerati in camicia nera”.

 

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