Piano attuativo Agrifoglio a Portese, la minoranza: «Iniziativa speculativa da fermare»

SAN FELICE DEL BENACO – Il capogruppo della Lista San Felice del Benaco, Portese, Cisano per Passione, Luca Serafini, ha presentato una richiesta di approfondimenti istruttori per capire se il Piano Attuativo “Agrifoglio” è decaduto o meno: «La gente di S. Felice non vuole inutili ecomostri».

Si tratta di un vasto lotto di circa 29.700 mq, situato a Portese, tra Via Benaco e Via Porto Portese, attualmente utilizzato per intero come terreno agricolo e piantumato ad olivi, in posizione degradante verso il lago, di notevole valore paesistico e di immediata percezione visiva dalle acque sottostanti.

Sul futuro urbanistico di questo comparto riceviamo la seguente nota diffusa dalla Lista San Felice del Benaco, che riportiamo.

«Questo terreno intonso, vergine, sta per essere brutalmente trasformato con la realizzazione di “seconde case”, per di più a due piani fuori terra, con l’insediamento di nuova volumetria per 8.300 mc.

E l’Amministrazione Zuin tace (e, soprattutto, acconsente). Tutto questo avviene nonostante il parere negativo espresso dalla precedente Commissione comunale per il paesaggio che la stessa Amministrazione Zuin ha, poi, esautorato.

Ma ripercorriamo la vicenda che ha del grottesco. Questo Ambito di Trasformazione era destinato ad attività alberghiera ed, a tal fine, il 21 giugno 2007 è stata stipulata la relativa convenzione urbanistica alla quale ha fatto seguito il rilascio del permesso di costruire il 22 novembre 2017.

L’area in questione.

 

Nel dicembre 2017 ne veniva variata la classificazione urbanistica in residenziale e il 28 maggio 2018 è stata sottoscritta la convenzione urbanistica volta a recepire la mutata destinazione d’uso. Contro tale scelta si scagliarono Simone Zuin, Sandra Tarmanini, Bruno Baldo e Simone Bocchio, all’epoca Consiglieri comunali di minoranza.

Presentarono un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale di Brescia sotto l’egida del Gruppo consiliare “Idee in Comune”. I citati ricorrenti avevano in precedenza sensibilizzato la cittadinanza sul tema riuscendo a raccogliere la convinta e diffusa adesione della popolazione. Tanto è vero che per il loro tramite furono presentate ben 167 osservazioni nel corso della procedura di approvazione della variante al PGT.

Oggi, quelli che erano i ricorrenti, governano S. Felice e rivestono le seguenti cariche: Simone Zuin sindaco; Sandra Tarmanini vice-sindaco; Bruno Baldo assessore ai lavori pubblici; Simone Bocchio capogruppo di maggioranza con incarico allo sviluppo sostenibile del territorio.

La domanda che si porrebbe qualsiasi cittadino è la seguente: perché questi autorevoli amministratori, proprio perché sono nella condizione di poterlo fare, non intervengono per impedire un simile scempio?

La coerenza vorrebbe questo. Invece, nulla di tutto ciò.

Dopo le elezioni, non appena insediatisi, per prima cosa, hanno rinunciato nel merito al ricorso al T.A.R. La scusa è stata quella di evitare di essere dichiarati incompatibili. Ma di scusa, si tratta. Nel ricorso al T.A.R. da loro stessi promosso, a pag. 13, è scritto “che la lite pendente non comporta per il Consigliere Comunale causa di incompatibilità nella misura in cui è connessa all’esercizio del mandato”.

Ed è proprio questo il caso. Oltretutto, sotto il profilo politico, la forte e fondata argomentazione prospettata a suo tempo dagli attuali amministratori, quando, cioè, erano in opposizione, è tutt’ora ineccepibile.

Eccola, ripresa testualmente dal ricorso al T.A.R. (pag. 24) al quale essi hanno rinunciato: “le 167 osservazioni erano in massima parte concentrate ad evidenziare l’inattualità di una scelta urbanistica imperniata su una visione consumistica del territorio c.d. “modello doppia casa”, di cui è stato disseminato negli ultimi decenni in maniera incontrollata l’intero territorio gardesano con costi ambientali e sociali ingenti, soprattutto a causa di un mercato immobiliare ormai ingessato, essendo stato reso completamente saturo dall’enorme quantità di appartamenti invenduti”.

Tale considerazione – continua il comunicato dell’opposizione – è destinata ad assumere una valenza ancor più significativa alla luce, purtroppo, della pandemia in atto.

Ed è anche in linea con le finalità delle recenti leggi regionali tutte tese al risparmio di consumo del suolo ed a favorire il recupero degli edifici esistenti attraverso la rigenerazione urbana.

La nostra convinzione è che una zona così delicata, sul quale gravano specifici vincoli di natura ambientale, sia come bellezze d’insieme che come territorio contermine al lago, non può essere svenduta per permettere la realizzazione di 43 nuovi appartamenti (così come riportato a pag 35 del ricorso al T.A.R.).

Il sacrificio del territorio in una logica di sviluppo sostenibile, che, peraltro, è l’oggetto dell’incarico assegnato dal Sindaco Zuin al Capogruppo di maggioranza Simone Bocchio, a nostro modo di vedere, può trovare giustificazione solo in inziative che valorizzino realmente il tessuto economico del nostro piccolo paese il cui traino è rappresentato dal turismo.

 

Quindi, se proprio deve essere compiuto un sacrificio, l’unica finalità appropriata per questa zona è quella alberghiera.

La presenza di “scatole vuote” destinate a caratterizzare negativamente il paesaggio e la vita sociale con il loro aspetto “spettrale” è intollerabile.

Come Gruppo di minoranza ci stiamo battendo e ci batteremo in ogni sede per sventare questa iniziativa speculativa e per smuovere questo atteggiamento miope dell’Amministrazione comunale e del Gruppo Idee in Comune che la sostiene. Per questo motivo nei giorni scorsi (il 29 ottobre 2020) abbiamo presentato al Responsabile dell’Edilizia ed Urbanistica del Comune una richiesta di svolgere degli ulteriori approfondimenti istruttori per capire se il Piano Attuativo “Agrifoglio” è decaduto o meno.

Speriamo di essere in tempo a fermare questa aggressione al territorio. Se il Piano Attuativo non fosse più valido – conclude la minoranza – forse, riusciremo nel nostro intento perché la gente di S. Felice non vuole inutili “ecomostri”.

 

 

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