Degrado, prostituzione, malavita… l’amarezza di una desenzanese

DESENZANO DEL GARDA - Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una desenzanese che abita in centro e che si sente «orfana, spodestata, depredata di quella bellezza nella quale ero cresciuta, di quella tranquillità e soprattutto sicurezza del territorio».

Scrive la lettrice:

«La parola che rimane in bocca, e fa male da digerire, è “amarezza”. Rimane in bocca con fatica soprattutto quando hai provato a fare di tutto ma ti sei scontrato con qualcuno sopra di te che non ha voluto fare…e quel qualcuno non è il destino, il fato beffardo o la sfortuna che si è messa di mezzo, no è l’amministrazione, i piani alti, coloro che possono decidere se si o se no, quelli delle stanze dei bottoni. Qui non centra il Covid, spesso spessissimo usato in questo periodo per giustificare l’ingiustificabile, qui c’è la “non voglia di fare” evidentemente perché le priorità sono diverse.

Mia bella (un tempo) Desenzano, ti ricordo così scintillante e ricca qualche, ormai tanti, anni fa, e ora ti vedo così squallida, in preda a un vortice di malavita, nella totale assenza di controllo del territorio, e pensare che il Covid e il post Covid (se si può parlare, spero, di post-Covid) avrebbero dovuto evidenziarne ancora di più la necessità.

Le risse sempre più frequenti in centro storico, mini o maxi che siano (vedi alla Maratona, alla spiaggia Feltrinelli), la prostituzione sempre più sdoganata e esibita, la droga smerciata sotto gli occhi di tutti e la conseguente scarsa proposta di te stessa, ti fanno risultare Desenzano una meta non più ambita da quella bella gente che un tempo ti frequentava.

Tantissime persone che conosco, che abitano a Desenzano, nei paesi limitrofi e anche non limitrofi, mi dicono “sono mesi che non vengo, non offre più nulla o quasi”: è difficile da raggiungere (vedi l’annoso discorso dei parcheggi e della mobilità), spesso regala scene che ti spingono solo (disgustato) a girarti dall’altra parte, la proposta commerciale è scarsa, banale e ripetuta in altri contesti, i bar e i ristoranti offrono qualità discutibile a prezzi elevati, perché uno dovrebbe venire in centro a Desenzano???

Il lago, a livello balneare e di spiagge non lo possiamo nemmeno paragonare a uno stagno…ma è più corretto definirlo fogna visto che gli scarichi delle fogne a lago ci sono, rimangono, e ci sono sempre stati. Anche in questo caso, tante belle parole dai rappresentanti dei piani alti, quando ancora dovevano essere instaurati, poi più nulla. La passeggiata è un cantiere non ancora terminato.

Da desenzanese che abita in centro mi sento orfana, spodestata, depredata di quella bellezza nella quale ero cresciuta, di quella tranquillità e soprattutto sicurezza del territorio.

Si dice spesso che le amministrazioni di centro destra siano più forti, che abbiano come priorità il controllo del territorio … che assicurano la presenza delle forze dell’ordine sul territorio, qui vedo solo l’incapacità di gestire un paese in totale e drammatica autogestione/deriva.

Ridisegnare il contesto sembra un concetto astratto e fumoso, ma l’inversione di rotta secondo me passa anche da questo … quando la proposta e l’immagine cambiano allora cambia anche il pubblico che fruisce di quella proposta. Ciò non significa banalmente rendere tutto più caro, inaccessibile e privatizzato, ciò significa investire sulla qualità, sulla cultura garantendo quel bene primario che è la sicurezza».

Desenzano, il porto vecchio.

 

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