A Padenghe si proietta “The Farewell – Una bugia buona”

PADENGHE - Domenica 22 agosto alle 21 presso il cortile palazzo Barbieri si proietta il film della regista cinese Lulu Wang con la rapper Awkwafina. È la storia di una giovane che, cresciuta a New York, torna in Cina per il matrimonio del cugino, ma è solo una scusa per riunire la famiglia e salutare la nonna molto malata.

Posti limitati nel rispetto delle  norme anti-covid. ingresso: 5 euro.

Info qui: https://turismo.comune.padenghesulgarda.bs.it/eventi/462339/cinema-sotto-stelle-buona-bugia

Trama: La giovane aspirante scrittrice Billi, cresciuta negli USA ma di origini cinesi, raggiunge la famiglia riunitasi nella città natale di Changchun con la scusa del matrimonio di un cugino che vive in Giappone.

In verità la famiglia si è riunita per dare l’ultimo saluto alla nonna, Nai Nai, a cui è stato diagnosticato un cancro ma che viene tenuta all’oscuro della diagnosi dicendole una “bugia buona” secondo la tradizione.

 

Critica: C’è chi non ama i film che parlano di malattia. Comprensibile, siamo già circondati dal dolore nella vita quotidiana, ma questo delicatissimo film della regista Lulu Wang, basato su una “bugia vera” (nel senso che è autobiografico) la affronta in un modo diverso o, forse, non la affronta, nel senso “bellico” che questo termine racchiude, soprattutto per noi occidentali, ma lascia che sia, come tutte le cose che devono prima o poi accadere, senza che per questo si guasti il sapore della vita.

I cenni alla malattia sono centellinati con pudore (ma non per ciò alla nonna vengono negate le migliori cure mediche) perché è soprattutto la vita, la vita quotidiana e semplice che ci viene mostrata, il senso di appartenenza alla famiglia che fa accorrere i parenti dai luoghi lontani dove vivono (l’America, il Giappone) per stare vicini alla matriarca, tenera e tenace al tempo stesso, e assumere su di sé collettivamente il dolore, lasciando che lei viva ottimista e forte come sempre.

La malattia quindi, spogliata da ogni retorica eroica, si riduce ad essere uno dei tanti accadimenti della vita, tanto che in quest’ottica perfino una visita tutti insieme al cimitero può essere gioiosa come un pic-nic (la regista ha raccontato in un’intervista di aver girato la scena in questione sulla vera tomba del suo nonno).

Addirittura il dilemma etico se sia più o meno corretto nascondere o no la verità ad una persona in fin di vita non suscita, dopo un po’, alcun desiderio di polemica e quella scelta appare come l’unica soluzione umana e possibile in quel frangente e in quel contesto.

Il fascino esotico d’un altro pensiero è il limite del nostro, come scriveva Michel Foucault, e per noi anche in ciò consiste l’incanto di questo film, nell’entrare nel quotidiano, così esotico e allo stesso tempo inaspettatamente normale di una famiglia cinese della media borghesia, riunita a cena intorno ad un grande tavolo rotondo in una città importantissima (gli abitanti di Changchun sono più di sette milioni e mezzo) ma non certo a noi nota come Beijing o Shanghai, dall’urbanistica spiazzante ed in continuo rinnovamento, dove convivono tradizione e modernità, con tutte le contraddizioni del caso. Quando la nonna si gira verso di noi e pare interpellarci direttamente (“Che hai, stai bene?”), in quel momento veniamo catturati nell’immagine ed entriamo anche noi a far parte della famiglia.

Billi (interpretata con grande immedesimazione dall’attrice comica e rapper Awkwafina) non appartiene più a quel mondo (ad esempio parla ma non sa leggere il cinese) ma sa riconoscere i problemi della società americana a cui non aderisce completamente; le sue reazioni sono un po’ le nostre anche se, in verità, noi siamo forse più simili alla giovane fidanzata giapponese del cugino che non capisce una parola ma cerca ugualmente di partecipare. Non comprendiamo razionalmente perché qualcosa che in occidente è addirittura reato (come si dice nel bel dialogo tra Billi e il medico che parla inglese) in Cina sia considerato non solo moralmente ammissibile ma addirittura doveroso, eppure sentiamo che è giusto.

La nonna, con il suo ottimismo, l’ironia, la dolcezza, suscita autentica simpatia (chi non vorrebbe una nonnina così?) e ci ricorda che ci vuole “convinzione” nel fare ogni cosa.

C’è un segreto in questo film che non si può però svelare e che, scopertolo, lo illumina tutto di una luce diversa ed apre il cuore come un respiro a pieni polmoni, anzi come un grido liberatorio, ma bisogna giungerci immergendosi nel racconto fino alla fine, affezionandoci ai personaggi, partecipando allo sgangherato banchetto di nozze, bevendo e mangiando, piangendo e ridendo insieme a loro, così ancora autenticamente umani.

Camilla Lavazza

THE FAREWELL – UNA BUGIA BUONA

Titolo originale: The Farewell.

Regia e sceneggiatura Lulu Wang

Personaggi e interpreti

Nai Nai Zhao Shuzhen

Billi Awkwafina

Suze X Mayo

sorella di Nai Nai Lu Hong

Dottor Wu Lin Hong

Haiyan Tzi Ma

Lu Jian Diana Lin

Signor Li Yang Xuejian

Shirley Becca Khahil

Tony Gil Perez

Zio Haibin Jiang Jongbo

Hao Hao Chen Han

Aiko Aoi Mizuhara

Zia Ling Li Xiang

Zia Gao Liu Hongli

Michael Zhang Shiming

Gu Gu Zhang Jing

Bao Liu Jinhang

Fotografia Anna Franquesa-Solano

Scenografia Yong Ok Lee

Montaggio Michael Taylor

Matthew Friedman

Costumi Athena Wang

Musiche Alex Weston

Supervisione musicale Susan Jacobs

Dylan Neely

Sound Design Gene Park

Casting Leslie Woo, CSA Anne Kang

Produzione Daniele Melia , Marc Turtletaub , Peter Saraf , Andrew Miano ,Chris Weitz , Jane Zheng , Lulu Wang , Anita Gou

Produzione esecutiva Eddie Rubin

Co-produzione Josh Cohen , Dan Balgoyen

Durata 98 min

 

 

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