L’Asai ricorda Adolfo Consolini, il “gigante buono di Costermano”

COSTERMANO - Fare memoria, non solo ricordare. A 52 anni dalla scomparsa, avvenuta a Milano il 20 dicembre 1969, l’Asai “Bruno Bonomelli” (Archivio Storico dell’Atletica Italiana) ha reso omaggio ad Adolfo Consolini, discobolo gardesano di sponda veronese tra i più grandi atleti della nostra Storia.

Lo ha fatto con un momento di riflessione sulla tomba del “gigante buono” nel cimitero di Costermano del Garda, dove il campione olimpico nacque il 5 gennaio del 1917.

La delegazione dell’Asai, una decina i soci presenti con la partecipazione ideale di Sara Simeoni, è giunta nel piccolo camposanto del centro dell’entroterra gardesano nella mattinata di lunedì. Ne facevano parte, tra gli altri, il presidente Ottavio Castellini ed il segretario Alberto Zanetti Lorenzetti.

 

Sulla tomba dell’indimenticabile atleta veronese, che reca il simbolo dei cerchi olimpici e una bella scultura del busto dell’”insuperabile” gigante di Costermano, è stata deposta una corona d’alloro.

L’Archivio Storico dell’Atletica Italiana (www.asaibrunobonomelli.it), che ha sede a Navazzo di Gargnano, nel Garda bresciano, ha inteso così onorare la memoria di Consolini, campione olimpico nel lancio del disco a Londra nel 1948 e argento quattro anni dopo a Helsinki, tre volte primatista del mondo ed altrettante campione europeo, quindici volte tricolore nella specialità.

Adolfo Consolini durante un lancio.

 

Grande interprete della disciplina, nonostante la sua carriera fosse stata in sostanza interrotta dalla tragedia del secondo conflitto mondiale, il discobolo gardesano fu scelto per pronunciare il giuramento degli atleti alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi a Roma nel 1960, cui partecipò per l’ultima volta.

Il presidente Ottavio Castellini ed il segretario Alberto Zanetti Lorenzetti sulla tomba di Consolini.

 

Evento che la penna di Antonio Ghirelli descrisse così: “… Consolini, vecchio ragazzo quarantenne, gridava come poteva la passione senza tramonto. Era un contadino del Veneto che aveva imparato a girare il mondo, portandosi dietro come bagaglio un sorriso, un disco, una bandiera da sventolare al sole ed alla pioggia. Consolini gridava il giuramento olimpico con la sua anima di fanciullo. Era l’atletica leggera italiana, lo sport umile, la francescana pazzia dei lanci, delle corse, dei salti, dei primati, dei viaggi in terza classe, dei piccoli alberghi, delle cartoline agli amici… per un incredibile miracolo ora questa pazzia, questo sport povero, questa atletica semplice celebrava la gloria di Pindaro”.

Adolfo Consolini pronuncia il giuramento dell’atleta alle Olimpiadi di Roma del 1960.

 

 

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