Commemorazione in piazza Vittoria, sul lungolago di Salò per salutare Irene Sala, 17 anni, Imad El Harram e Dennis Guerra, 19 anni, Imad Natiq, 20 anni, e Salah Natiq, 22 anni, i cinque ragazzi la cui vita si è spezzata quella maledetta sera del 22 gennaio, lungo la 45bis all’altezza di Rezzato.
In tanti, più di duecento, sono giunti nella cittadina gardesana dalla Valsabbia, dai paesi del lago, da Brescia. C’erano gli amici e i familiari.
Si sono dati appuntamento nel centro di Salò, «perché – dice un amico – ci trovavamo sempre qui e vogliamo ricordare i nostri amici nei luoghi in cui ci si divertiva e si scherzava spensierati».
In un’atmosfera carica di sofferenza, di lutto e di dolore, gli amici delle vittime si sono alternati al microfono, con le voci tremanti rotte dal pianto: «Erano ragazzi come noi, con desideri e sogni, tutti svaniti in quel terribile incidente. Questa tragedia deve portarci a riflettere: non diamo per scontato il valore della vita. Pensiamo sempre due, tre volte, prima di agire. Impariamo ad essere più responsabili».
Un richiamo alla responsabilità arriva anche da Yassin Kouisi, amico fraterno di Imad e promotore di una raccolta fondi per sostenere le famiglie dei cinque ragazzi (ala data di sabato 29 aveva raccolto 20.700 euro, che saranno equamente divisi tra le famiglie): «Spero davvero – dice – che ognuno di noi possa trarne una lezione e viva ogni minuto della sua vita senza pentimenti. Questa tragedia ci deve sensibilizzare tutti: quando siamo al volante serve prestare sempre la massima attenzione».
Dopo aver ascoltato l’Ave Maria e una preghiera musulmana, i ragazzi hanno liberato in cielo decine di palloncini, tutti bianchi tranne quelli – quattro azzurri e uno rosso – che recavano i nomi delle cinque vittime.
Su un lenzuolo bianco la promessa degli amici: «Non verrete mai dimenticati finché vivrete nei cuori dei vostri familiari e amici. Buon viaggio piccoli angeli».
Il papà di Irene Sala, che in chiesa a Villanuova, durante il funerale della figlia, aveva invitato tutti a «non giudicare», ha voluto lanciare un messaggio di speranza, rimarcando il valore dell’integrazione culturale: «Vedo tanti ragazzi di nazionalità diverse. È la dimostrazione di un mondo cosmopolita che si vuole bene. Questo non può che essere il nostro futuro».
Dice un amico di Dennis: «Rivolgo un appello a chi conosce i familiari dei nostri amici: andate a casa loro, state loro vicino. E state vicino al ragazzo che ha prestato l’automobile dell’incidente. Non ha colpe».
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