No all’assemblea sulla guerra, il rammarico di studenti e docenti

SALO' - La dirigente scolastica del liceo Fermi di Salò nega l'assemblea straordinaria per parlare di quanto accade in Ucraina. Lettera aperta di 29 docenti e manifestazione degli studenti. 

Polemica al Fermi per il diniego all’assemblea straordinaria per parlare della guerra in Ucraina.

Il diniego della preside ha spinto 29 docenti a scrivere una lettera aperta a tutte le istituzioni scolastiche, dal ministro Patrizio Bianchi ai rappresentanti degli studenti. La riportiamo integralmente.

I docenti: “Ennesima occasione persa”

Scrivono 29 docenti: «Capita, talvolta, che l’eccezionalità di alcuni momenti storici, come quello che stiamo tragicamente vivendo a causa del conflitto russo-ucraino, portino le persone a far convergere il bisogno di confrontarsi e dialogare sulle ragioni e assurdità delle scelte umane. In maniera concomitante e poi, sinergica, sia gli studenti che i docenti del Liceo Scientifico Statale “Enrico Fermi” di Salò (BS) stavano cercando di organizzare un momento di informazione, dialogo e condivisione, come se ne stanno svolgendo in tante scuole in questi giorni, su quanto sta accadendo da oltre una settimana non solo in Ucraina, ma nel mondo intero.

L’idea stava prendendo la forma di un’Assemblea d’Istituto straordinaria (tra l’altro: a parte quella per l’elezione dei rappresentanti, gli studenti son due anni che non fanno Assemblee) per lunedì 7 marzo, anche perché nei giorni scorsi abbiamo assistito a un quotidiano, corale e preoccupato invito da parte degli studenti a “parlare della guerra” coi vari docenti nelle ore mattutine.

Questo non era solo l’intento degli studenti e dei docenti del Liceo Fermi, ma anche l’invito a parlare della cultura della Pace secondo il comunicato del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi del 24 febbraio 2022: “Di fronte ai gravi avvenimenti di oggi, il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, invita a riflettere assieme alle scuole, alle studentesse e agli studenti, a tutto il personale sull’articolo 11 della Costituzione italiana […]. Le nostre scuole da sempre mettono al centro del percorso educativo questi temi e, responsabilmente, educano le nostre ragazze e i nostri ragazzi a una cittadinanza consapevole e al rifiuto della guerra. Sia la Pace il tema della nostra riflessione comune e del nostro ‘essere scuola’ insieme”. (fonte MIUR)

Ma agli studenti e ai docenti del Fermi questa possibilità non è stata concessa perché per la Dirigente, prof.ssa Maria Gabriella Podestà, prevalgono altre priorità.

Quali? La Dirigente scolastica non ha gradito le modalità con cui è stata avanzata la proposta. Trattandosi di un’Assemblea studentesca non poteva essere anche un’esigenza dell’Area di Storia e Filosofia! Nonostante gli studenti abbiano presentato regolare domanda – con l’elenco dei docenti partecipanti e degli argomenti che sarebbero stati trattati –, secondo la Dirigente scolastica andava fatta con modalità diverse da quelle proposte (modalità che lei stessa avrebbe discusso solo con gli studenti) e in tempi diversi: poiché a partire dall’8 marzo, e per due settimane, nell’Istituto, si svolgeranno le prove Invalsi, l’Assemblea poteva essere posticipata, non solo “prevedendo” che la guerra sarebbe durata ancora a lungo, ma soprattutto, disattendendo totalmente l’urgenza sentita dagli studenti. Tutto questo nascondersi dietro spuri formalismi cela il vero problema della questione: la Dirigente scolastica è convinta che i docenti abbiano strumentalizzato gli studenti. L’affermazione è assolutamente falsa. L’assemblea degli studenti è stata richiesta dagli studenti e organizzata dagli studenti ma nulla può impedire a studenti e insegnanti di collaborare in un momento così grave per tutti noi.

Noi – continuano i 29 docenti – riteniamo che nel nostro Istituto si sia verificata un’ingiustizia nei confronti di tutta la comunità scolastica, ingiustizia ancor più intollerabile poiché ha impedito un’occasione di dialogo sugli infausti fatti bellici in corso. Se la scuola è il luogo dell’incontro propositivo e formativo perché bloccare una sana iniziativa, appellandosi a motivazioni pretestuose e prive di sostanza?

Se gli studenti reclamano (a gran voce e in tutte le classi!) il bisogno di un dibattito coi loro docenti, perché mostrarsi così ostili e insensibili verso i promotori del dialogo? Se alle istituzioni scolastiche è affidato il compito di insegnare il libero e democratico esercizio del confronto perché non cogliere la bontà dell’iniziativa proposta?

Noi crediamo che la DS abbia perso, per l’ennesima volta, l’occasione per favorire la legittima iniziativa di un momento formativo fra studenti e docenti. Questa nostra lettera aperta vuole essere una forma di civile e pubblico dissenso nei confronti dell’atteggiamento della Dirigente, atteggiamento che ha precluso un momento di dialogo intorno a un argomento che sta inevitabilmente facendo riflettere tutti sulla vita e sulla morte».

La lettera è firmata dai docenti Giovanna Alleva, Maura Barbieri, Nicoletta Bellini, Laura Bettini, Elena Biroli,

Claudia Bissolati, Silvia Bissolati, Maria Luisa Cadenelli, Mario Carucci, Paola Castori, Francesco Cerato, Alfredo Cornalini, Laura De Carlo, Giuseppe De Matola, Dario Gallina, Marzio Manenti, Marco Marani, Michela Marchiori, Laura Mascher, Carla Melzani, Silvia Musesti, Veronica Oliosi, Chiara Pezzotti, Annalisa Pialorsi, Nicoletta Pividori, Roberta Ragni, Maria Saleri, Delia Salvadori e Pierangela Turina.

 

La manifestazione degli studenti organizzata lunedì 7 marzo.

 

La replica della preside

La dirigente scolastica, la professoressa Maria Gabriella Podestà ha dichiarato al Giornale di Brescia: «Non accetto le modalità con cui è stata proposta l’assemblea studentesca: l’hanno chiesta alcuni insegnanti dell’Area di storia, ma le assemblee sono competenza dei ragazzi e i docenti vi possono partecipare su invito. Come dirigente devo garantire par condicio ed evitare strumentalizzazioni.

Ero pronta a discutere con gli studenti altre modalità di convocazione dell’assemblea, ma stamattina (ieri per chi legge, ndr), mi sono trovata di fronte al fatto compiuto, con i ragazzi che manifestavano. Quanto alla lettera aperta dei docenti, è la dimostrazione che la strumentalizzazione c’è stata».

 

La voce degli studenti

Pubblichiamo la richiesta dei rappresentanti d’Istituto.

«Noi ragazzi giovedì 3 marzo abbiamo chiesto di poter fare un’Assemblea d’Istituto Straordinaria riguardo gli avvenimenti in Ucraina ed abbiamo ricevuto una risposta negativa.

Ogni giorno la situazione è in divenire, abbiamo bisogno di risposte, abbiamo bisogno di conoscere almeno in parte il pregresso, i presupposti, la storia che c’è dietro un conflitto che ci inquieta, spaventa, preoccupa quotidianamente, e soprattutto, non capiamo.

Come suggerisce lo stesso Manzoni, è ciò che non si conosce che ci terrorizza più. Negarci la possibilità di conoscere almeno la storia, è negarci la possibilità di guardare a questo evento con un occhio critico, consapevole, lasciandoci magari in balia di chiavi di lettura e di interpretazione ideologiche e propagandistiche, che potrebbero rischiare di farci risolvere la questione in semplicismi rassicuranti ma falsi.

Verrebbe meno il senso stesso della scuola, il suo compito vero ed ultimo, cioè di formarci come cittadini dotati di spirito critico, razionali, maturi. Vi chiediamo di dimostrarci questo, di onorare i valori e principi di cui spesso ci vantiamo. Affrontare questo argomento ora è necessario, poiché nelle prossime due settimane alcuni di noi dovranno sostenere le prove INVALSI a partire da martedì 8.

Diventa quindi impellente farlo ora, usare lunedì 7 per fermarci di fronte ad una tragedia immane, che miete vittime ogni giorno, un disastro umanitario, senza senso e senza logica. Troviamo sia giusto fermarsi di fronte a ciò, capire quali sono le nostre priorità, vedere se siamo ancora capaci di essere umani e non semplici macchine che agiscono senza accorgersi di ciò che li circonda, disinteressandosene. Vi invitiamo a mettere davanti a tutto sia la vita di chi sta lottando, sia il nostro desiderio, la nostra necessità fisiologica, rispetto a una singola ora di lezione nell’arco di un anno.

Ci rivolgiamo al vostro essere Uomini e Donne, ma anche al vostro essere Educatori ed Educatrici e Cittadini e Cittadine. Che educazione è se, davanti ad una guerra, ad una situazione simile, non ci si può fermare per continuare la spasmodica corsa verso il raggiungimento di un programma, per l’ansia di dover trasmettere nozioni? È qui che si gioca la nostra e vostra credibilità.

Lunedì 7 manifesteremo per la pace in Ucraina, per circa due ore. Successivamente abbiamo esortato i ragazzi ad entrare in classe per poter trattare l’argomento, mediante sia un dibattito sia sfruttando i contenuti, fra cui anche video , che avevamo preparato per l’eventuale assemblea. Ci appelliamo alla libertà individuale di ogni insegnante, che liberamente può decidere di sfruttare la propria ora di lezione in questo modo, magari facendola rientrare in educazione civica. Quale occasione migliore del resto? Sarà ogni docente che, di sua spontanea volontà, farà una scelta didattica, nel pieno rispetto della propria libertà d’insegnamento, diritto individuale e dovere pubblico. La nostra è un’azione di pace, dialogo, che vuole rispondere ad un nostro reale bisogno e senso civico.

Non c’è assolutamente la volontà di scontro e contrapposizione fra parti, le cui conseguenze abbiamo potuto vedere in modo lampante in questo conflitto.

Anche la scelta di rientrare in classe, anziché manifestare l’intera mattinata, è per ribadire che a noi interessa semplicemente parlare e affrontare questa situazione». I rappresentanti d’Istituto

 

 

 

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