I segreti del giardino coperto

TIGNALE - Un pomeriggio per scoprire «I segreti del giardino coperto». Lo propone l’Ecomuseo di Tignale con un’apertura straordinaria della limonaia del Pra del Fam, nel suo vestito invernale, in calendario sabato 19.

Sabato 19 marzo 2022, dalle ore 14 alle ore 17, la limonaia del Pra dela fam, la più vasta tra quelle ancora coltivate sul Garda, apre la sua porta ai visitatori per un’occasione straordinaria.

La serra si presenta ancora nella sua veste invernale con tetto e fronte solare chiusi secondo la tradizione di un tempo. Il sole penetra sempre più insistente attraverso le vetrate e già sembra che le piante di limone si preparino alla nuova stagione: lunedì 21 marzo, infatti, si darà il via alla scopertura, operazione che, tempo permettendo, richiederà circa una decina di giorni. E allora sarà anche un’esplosione di colori!

C’è quindi l’invito a Tignale, al Pra dela fam per questa occasione unica che si presenta sabato 19 marzo.

 

Ci sarà un saluto di benvenuto da parte dei rappresentanti dell’Amministrazione comunale seguiranno un breve video, una relazione sulle attività in corso per il recupero delle antiche varietà di agrumi e visite guidate per curiosare tra le piante e conoscere da vicino la storia della coltivazione agrumicola in questo angolo meraviglioso di Garda.

Programma

  • Ore 14.00: Apertura della limonaia;
  • Ore 14.10: Visita guidata;
  • Ore 15.00: Saluto delle Autorità;
  • Ore 15.10: Gli agrumi, un’eccellenza italiana (video);
  • Ore 15.45: Attività per il recupero delle antiche varietà di agrumi gardesani (a cura di Oliviero Capuccini di Agri-coop Gargnano);
  • Ore 16.10: Visita guidata.

Info: Ufficio unico del Turismo di Tignale 0365.73354 – [email protected] – Comune di Tignale 0365. 73017 interno 2

 

 

Costruita a metà Settecento dalla famiglia Parisini, che ancora ne è proprietaria e che l’ha concessa in comodato ventennale al Comune di Tignale per coltivarla ed aprirla al pubblico, la limonaia del Pra dela Fam conserva un’ottantina di agrumi, in prevalenza limoni, ma anche aranci, cedri, pompelmi, kumquat e bergamotti.

La vasta serra, ubicata in riva al lago, a monte della strada Gardesana, tra le rocce a picco sulla distesa d’acqua, in stretta connessione con esemplari secolari di cipresso in gruppo, risulta di notevole interesse paesaggistico-architettonico.

La limonaia costituisce il primo esempio di struttura museale realizzato dalla Comunità Montana dell’Alto Garda Bresciano nel 1985 con i lavori di recupero delle tre terrazze (còle) inferiori del Giardino Nuovo. Dopo interventi di consolidamento strutturale e di rimozione sia degli alberi morti per il gelo sia della vegetazione infestante, si sono ripristinati gli elementi fissi di copertura e si sono ricostruiti, su modello di quelli storici, i serramenti del fronte solare. Da allora la limonaia viene coperta e chiusa secondo le tecniche tradizionali.

Rappresentazione d’epoca della limonaia tignalese.

 

Il giardino del Pra dela Fam è stato dotato di impianti di illuminazione, di irrigazione automatica e di riscaldamento ad aria, che ha sostituito i fuochi di un tempo durante le notti più fredde.

Al Pra dela Fam sono presenti come detto un’ottantina di piante di agrumi (nella maggioranza limoni, ma anche aranci amari e dolci, cedri, pompelmi, mandarini e bergamotti). Le piante, disposte secondo il tradizionale sesto d’impianto e sorrette dalla storica incastellatura lignea, provengono da un vivaio della Liguria.

La limonaia del Pra’ de la Fam.

 

Le limonaie del Garda

La coltivazione del limone a terra ha come limite il parallelo di Napoli: più a nord si effettua in Liguria e in Costa Azzurra, oppure in vaso, per cui necessita del riparo di una serra durante l’inverno (come avveniva nelle “Orangerie” toscane o del nord Europa).

Si ritiene che i limoni siano stati introdotti sul lago di Garda dai frati del Convento di San Francesco di Gargnano alla fine del sec. XIII: lo testimoniano i bassorilievi raffiguranti il frutto sui capitelli delle colonne del chiostro.

Il clima mite del lago sicuramente fece sì che si potessero piantumare in terra queste piante, ad esempio anche a Maderno e a Toscolano, producendo molti più limoni di quelle coltivate nei vasi: si potevano così ottenere in un anno fino a 600-800 frutti per pianta. Questo accade quando la pianta gode di un terreno leggero, è ben curata e soprattutto non subisce un’eccessiva aggressione del freddo durante l’inverno. Infatti il limone a 12°C vegeta e, a 0°C per più giorni, muore per via delle sue radici superficiali.

Già alla fine del 1500 si cominciarono a realizzare sull’Alto Garda particolari strutture a difesa delle piante, le limonaie, con pilastri sempre più alti per consentire alle piante di crescere e all’aria di circolare.

La limonaia del Pra’ de la Fam, a Tignale.

 

La coltivazione e il commercio dei limoni si svilupparono sulla sponda occidentale del lago fino a divenire di fondamentale importanza per l’economia delle popolazioni locali. La vicinanza con il confine austriaco agevolava l’esportazione dei frutti nei confronti di quelli prodotti nel Sud d’Italia, fortemente penalizzati dai dazi imposti dai molteplici staterelli che fino a metà Ottocento componevano la nostra penisola.

La richiesta era forte per l’alto contenuto di vitamina C, particolarmente richiesta a scopo medicinale, in particolare per sconfiggere lo scorbuto. I limoni del Garda venivano esportati ed apprezzati fino a San Pietroburgo.

A seguito della devastante aggressione della gommosi, una malattia che si diffuse a partire dal 1855, poi con l’unità d’Italia e la conseguente concorrenza dei limoni meridionali, con l’aumento dei costi della manodopera e con la scoperta dell’acido citrico sintetico (1893) la coltivazione divenne troppo dispendiosa e non remunerativa; per questo fu lentamente abbandonata.

Delle centinaia di limonaie presenti sul Garda un tempo, oggi ne restano attive e visitabili solo quattro o cinque. La limonaia del Pra dela Fam è la più grande.

Info tratte da: www.limonaiagarda.com

Ogni inverno vetrate e assi chiudono la limonaia del Pra’ trasformandola in una grande serra.

 

 

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