Un Renoir al giardino botanico Heller

GARDONE RIVIERA - Un'opera straordinaria del maestro dell'Impressionismo Pierre-Auguste Renoir impreziosisce il percorso di visita del Giardino botanico Heller.

C’è un nuovo motivo di interesse culturale e artistico lungo il percorso di visita del celebre parco botanico: si tratta della scultura in bronzo «L’acqua», meglio nota come «La grande laveuse accroupie», la grande lavandaia accovacciata, del 1917, opera di Pierre-Auguste Renoir (1841–1919).

È una delle sculture più celebri e significative del maestro dell’Impressionismo (che in tutto realizzò solo ventiquattro pezzi tra busti, medaglioni, altorilievi, statue grandi e piccole), che negli anni della vecchiaia, fiaccato dai reumatismi articolari che non gli consentivano più di reggere il pennello, decise di provare a scolpire con l’aiuto di Richard Guino (1890-1973), un giovane scultore spagnolo, al quale il maestro indicava, con una stecca legata alle mani anchilosate, dove occorreva togliere o aggiungere.

 

Pierre-Auguste Renoir (1841–1919) amava le donne e amava ritrarle tutte, povere e borghesi, bagnanti e lavandaie. Per lui erano tutte belle e luminose. Furono il centro della sua produzione artistica. Anche quando, negli anni della vecchiaia, si dedicò, seppur marginalmente, alla scultura.

«La grande laveuse accroupie» è una delle sue sculture più celebri. Un richiamo eccezionale, che va ad arricchire il percorso d’arte che affianca, nel parco gardonese, quello botanico.

«Un’opera del genere – dice Graziella Belli, direttrice del giardino – la vedi qui o al Louvre». La scultura, battuta all’asta da Christie’s lo scorso 4 marzo, è stata acquistata dai Porsche, i nuovi proprietari del giardino. Nessuna indiscrezione sul prezzo d’acquisto, ma parliamo di cifre alla portata di pochi.

La statua – si legge nella scheda di Christie’s (la puoi vedere qui) – è un bronzo con patina marrone alto 123 cm, largo 75 e profondo 129. Reca la firma «Renoir» a sinistra, sopra il basamento, sul quale è stampigliato anche il marchio della fonderia «F. Godard fondeur».

«Fu il mercante Amboise Vollard – spiega Graziella Belli – a presentare a Renoir, nel 1913, il giovane scultore Guino per consentirgli di realizzare i suoi progetti di scultura. Una vera comunione di spirito si instaura tra i due. Renoir ritrova tutta la sua creatività, servita dal talento e dalla sensibilità di Guino». «Se ho cercato di fare scultura – disse Renoir -, non è stato per infastidire Michelangelo, né perché la pittura non bastava più alla mia attività, ma perché M. Vollard mi ha gentilmente costretto a farlo».

«La grande laveuse accroupie» di Renoir nella sua nuova collocazione al Giardino Heller.

 

 

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