Vacanze responsabili nelle case confiscate alla mafia

PUEGNAGO DEL GARDA – A Borgo Alto inaugurati due appartamenti confiscati alla criminalità organizzata e ora restituiti alla comunità da Legami Leali. Diventano case vacanza per un turismo responsabile.

Sono nati come espressione di un potere criminale, che sottrae risorse alle comunità; e ora alla comunità ritornano come luoghi aperti al territorio e portatori di valore.

Sono i due appartamenti che il progetto Legami Leali e il Comune di Puegnago del Garda hanno inaugurato e riconsegnato alla cittadinanza.

Entrambi si trovano all’interno del residence di Borgo Alto e sono stati rigenerati come case vacanze pensate per i turisti interessati a trascorrere una vacanza consapevole e solidale sul Lago di Garda: i proventi dell’affitto, infatti, saranno impiegati nelle attività con i giovani del territorio.

Alla cerimonia di inaugurazione, venerdì 7 ottobre, hanno preso parte tra gli altri il sindaco di Puegnago Silvano Zanelli, il direttore dell’Azienda Speciale Consortile Garda Sociale Davide Boglioni e il Project Manager del progetto Legami Leali Paolo Guglielmi.

È intervenuto anche Mattia Maestri, ricercatore dell’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell’Università degli Studi di Milano, parlando di “Mafia al nord: dinamiche d’insediamento”.

Presenti anche i ragazzi delle scuole medie che con la “staffetta della legalità” hanno trasportato trasporteranno simbolicamente alcuni libri tematici fino allo scaffale posizionato all’interno dell’appartamento.

 

L’intitolazione a due vittime della mafia

Come tutti gli immobili rigenerati dal progetto, anche gli alloggi di Puegnago si faranno carico di raccontare la storia di una vittima innocente di mafia.

Sono infatti intitolati a due vittime “vicine”Luisa Fantasia, uccisa a Milano nel 1975 per ritorsione nei confronti del di lei marito carabiniere, e Andrea Cortellezzi, figlio di un imprenditore del varesotto, scomparve il 17 febbraio del 1989, rapito da una banda criminale di Parma. I rapitori, resisi conto di non essere in grado di saper gestire un’operazione così complessa, lo affidarono alla ‘ndrangheta per un somma pari a 50 milioni di lire. L’ultimo contatto la sua famiglia lo ebbe il 5 agosto 1989, quando si vide recapitato un orecchio mozzato: la spedizione del plico era partita da Locri. Poi più nulla. Il suo corpo non fu mai ritrovato. I due appartamenti, entrambi bilocali, sono entrati nelle disponibilità del Comune nel 2012 e nel 2013, ma a causa della loro conformazione e di alcune problematiche tecniche non avevano mai trovato un riutilizzo.

 

 

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