Depurazione, veronesi a confronto dopo lo stop al progetto bresciano

PESCHIERA DEL GARDA - I sindaci del Garda veronese si incontrano giovedì 6 aprile alle 18.30, nella sede di AGS, per affrontare il tema del nuovo collettore, anche alla luce di ciò che è successo nel Bresciano.

Progetto depurazione ancora in stallo, dopo le dimissioni del presidente di Acque Bresciane Gianluca Delbarba in occasione del cda che avrebbe dovuto approvare la documentazione per affidare la progettazione definitiva del sistema di collettamento e depurazione del Garda bresciano, secondo le indicazioni del commissario straordinario (nella figura del prefetto di Brescia), che ha individuato Gavardo e Montichiari quali luoghi dove realizzare gli impianti di depurazione, con scarico nel fiume Chiese.

La trattazione dell’argomento all’ordine del giorno non si è esaurita essendo venuto meno il numero legale nel corso della discussione. Il commissario straordinario per le opere di collettamento e depurazione della sponda bresciana, Maria Rosaria Laganà, prefetto di Brescia), ha poi intimato ad Acque Bresciane di provvedere entro dieci giorni «alla assunzione di definitive determinazioni» per dare il via libera al bando di gara per la progettazione, precisando che se ciò non venisse fatto il commissario potrebbe «avviare ogni conseguente azione di responsabilità anche sotto il profilo risarcitorio».

Al di là delle reazioni registrate sulla riviera bresciana (ne abbiamo scritto qui), la questione tiene banco anche lungo la riviera veronese, dove i lavori sono già avviati, tenendo peraltro conto della prevista divisione del sistema tra sponda bresciana e sponda veronese, con il depuratore di Peschiera che depurerà i soli reflui veronesi, oltre che quelli di Desenzano e Sirmione.

Le opere sono interconnesse e il nuovo stop all’iter degli interventi bresciani potrà avere ripercussioni sui tempi degli interventi veronesi.

I sindaci del Garda veronese si incontrano giovedì 6 aprile alle 18.30, nella sede di AGS, per affrontare la questione alla luce degli ultimi avvenimenti.

 

 

Il presidente di Azienda gardesana servizi (Ags) Angelo Cresco ha dichiarato al quotidiano veronese L’Arena: «Dopo anni di discussioni su dove fare il depuratore bresciano ne stiamo ancora parlando. C’è il dramma dell’assenza di dirigenti politici che guardino la luna anziché il dito».

Cresco ha inoltre ricordato che «nell’accordo di sei anni fa fu stabilito che anche con il nuovo sistema la metà dei reflui bresciani, cioè quelli di Desenzano e Sirmione, venisse confluita al depuratore di Peschiera e che per l’altra metà fossero previsti impianti nei loro territori. Ma quel depuratore ha ancora le ruote, nessuno lo vuole. Tutti però vogliono mantenere la situazione attuale e portare tutti i reflui a Peschiera».

Quanto alla condizione  delle condotte sublacuali Maderno-Torri, che con il nuovo sistema di depurazione dovranno essere dismesse,  cresco ha dichiarato: «Parlano come fossero scienziati e sostengono che va bene così. Perché allora ogni anno Acque Bresciane spende milioni di euro per la sua manutenzione? Per noi ogni tubo nel lago rappresenta un pericolo, la sua acqua è usata anche per usi potabili».

L’Arena ha raccolto anche le dichiarazioni di Giovanni Dal Cero, sindaco di Castelnuovo e presidente dell’associazione di comuni gardesani «Garda Ambiente», che in merito al recente incontro tra il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e alcuni rappresentanti politici e comitati bresciani contrari ai depuratori di Gavardo e Montichiari afferma: «Non c’è alcun atto che rimette in gioco il progetto, anzi c’è una diffida da parte dell’unica autorità che al momento è il commissario. Penso che il commissario abbia interloquito con il ministero dell’Ambiente prima di mandare la diffida e se il ministro avesse avuto qualche altra idea l’avrebbe bloccata». Non si può continuare a fare confusione e rallentare, abbiamo in mano il futuro del lago».

Lo schema del progetto per la depurazione del Garda Bresciano, con i depuratori (D) di Gavardo e Montichiari sull’asta del Chiese.

Breve storia di un progetto tribolato

Il sistema di depurazione fognaria del Garda, risalente agli anni ‘70, deve essere riqualificato per tutelare le acque del lago. Il depuratore di Peschiera, dove arrivano i reflui bresciani e veronesi, è sottodimensionato: ha una capacità di 330mila abitanti equivalenti, a fronte di un’esigenza che supera i 500mila. Inoltre le tubazioni, comprese quelle sublacuali, sono vecchie. Da qui l’esigenza di un nuovo sistema.

Nel 2017 Ministero dell’Ambiente, Lombardia e Veneto, Ato di Brescia e Verona e Ats Garda Ambiente (i Comuni del lago) firmano una convenzione in base alla quale Roma stanzia 100 milioni per il progetto di collettamento e depurazione (si prevede un costo di 230 milioni, compresa la parte veronese).

Nel 2018 Acque Bresciane chiede all’Università di Brescia uno studio con più soluzioni progettuali. Nel 2019 viene scelta la soluzione del doppio depuratore Gavardo-Montichiari, con scarico nel Chiese. Ma i Comuni dell’asta del Chiese protestano.

Il 30 novembre 2020 la Provincia approva la «mozione Sarnico», in base alla quale i depuratori devono essere realizzati nei territori che vanno a servire.

Acque Bresciane valuta così «l’alternativa gardesana», a Lonato (con scarico sempre nel Chiese). A quel punto però sono i Comuni gardesani e mantovani a protestare. Lo stallo è totale.

Così, nel giugno 2021, si arriva al commissariamento del Governo. Il prefetto di Brescia, nominato commissario straordinario per la depurazione, decide che il progetto Gavardo-Montichiari è il migliore dal punto di vista tecnico e ambientale. Ad Acque Bresciane non resta che predisporre il progetto di fattibilità.

Ieri il cda di Acque Bresciane avrebbe dovuto avviare la procedura di gara per affidare la progettazione definitiva, incarico del valore di almeno 4 milioni di euro, Iva esclusa (l’ammontare dei lavori è calcolato in 118 milioni).

Sarebbero stati invitati a presentare un’offerta tecnico-economica i dieci studi che nelle “pre-selezioni” chiuse a settembre dimostrarono di avere i requisiti richiesti. Ma nel cda è venuto meno il numero legale.

 

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