Al Parco Natura Viva è nato Kiki, unico pulcino di gru della Manciura in Italia
BUSSOLENGO - Al Parco Natura Viva è nato Kiki, unico pulcino di gru della Manciura d'Italia, rappresentante di una specie "vulnerabile" di estinzione che conta solo 194 individui nei parchi zoologici d'Europa.
Compie oggi 10 giorni e nulla ha ancora dell’eleganza tipica di una gru. Eppure non teme di seguire mamma e papà per guadare il ruscello che scorre nel suo reparto al Parco Natura Viva di Bussolengo.
Si chiama Kiki, è l’unico pulcino d’Italia di gru della Manciuria ed è “vulnerabile” di estinzione secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. In tutti i parchi zoologici d’Europa, vivono solo 194 individui di questa specie a presidiare un patrimonio genetico che in natura va scomparendo.
“Terzo pulcino di una coppia molto affiatata nell’allevamento della prole – spiega Caterina Spiezio, responsabile del settore ricerca e conservazione del Parco Natura Viva – Kiki zampetta ovunque pur di incontrare il lungo becco dei genitori. Insetti, invertebrati acquatici o qualche filo d’erba: i tre possono nutrirsi di tutto ciò che trovano tra il prato, lo stagno e gli arbusti. E al momento del pasto portato dai keeper non è detto che abbiano molta fame”.
Un’avventura quotidiana per il piccolo, che si sorprende un po’ instabile solo quando segue mamma e papà sulle sponde del ruscello più in pendenza. “Dalla deposizione alle prime esplorazioni, passando per la schiusa – prosegue Spiezio – i genitori sono stati sempre presenti e totalmente autonomi in tutte le fasi. Il pulcino viene accudito da entrambi i genitori che a volte sembrano competere per avere le attenzioni del piccolo. Il papà non manca di anticipare mamma e piccolo sugli spostamenti esplorativi, per poi invitarli a seguirlo o tornare da loro per scarso interesse. Mamma invece, continua a cercare tra le foglie le prelibatezze da offrire a Kiki”.
E’ è proprio lo stretto legame tra la gru della Manciuria e le zone umide, a mettere a rischio la sopravvivenza di questa specie. “E’ soprattutto la conversione in terreni agricoli a causare la perdita e il degrado degli ecosistemi acquatici necessari alla vita delle gru, alla quale si aggiunge la proliferazione delle dighe, che riduce il livello dell’acqua facilitando l’accesso dei predatori ai nidi. Un’eventualità, quella di un ulteriore declino, di fronte alla quale dobbiamo farci trovare pronti”.
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