Riva, riapre alla visita Palazzo Martini

RIVA DEL GARDA - Per la seconda estate, a partire da sabato 27 maggio Palazzo Martini apre alla visita del pubblico, dal venerdì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 18.30. Ingresso libero.

Acquistata dal Comune e restaurata, la parte nobile del settecentesco Palazzo Martini, quella al primo piano, è stata inaugurata l’8 luglio dell’anno scorso, dopo che già dall’estate del 2019 era stato utilizzato per cerimonie, matrimoni, eventi culturali e incontri pubblici. Quindi la pandemia ha costretto alla chiusura.

Una acquisizione particolarmente importante e prestigiosa al patrimonio del Comune di Riva del Garda, effettuata facendo valere il diritto di prelazione previsto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio.

L’edificio, che si trova in via Maffei, nel cuore del centro storico, poco distante dal municipio, costituisce uno dei rari esempi di architettura storica di pregio rimasti nel centro storico cittadino. Sottoposto in passato a un lungo e delicato restauro, ha nel primo piano, quello acquistato dal Comune, la parte di maggior pregio storico e artistico. L

e porzioni materiali di proprietà comunale hanno una superficie complessiva di 423 metri quadrati e consistono in una serie di saloni, in parte tra loro comunicanti, alcune stanze, locali ripostiglio e servizi igienici. La grande sala centrale a doppia altezza, un salone con ballatoio oggi utilizzato per cerimonie, eventi e incontri, originariamente ospitava un piccolo teatro. I soffitti dei saloni presentano affreschi di fine Settecento e inizio Ottocento.

A sua volta, l’amministrazione comunale, preso possesso dell’immobile, ha avviato un intervento di restauro dei decori e del mobilio antico, coordinato dall’arch. Michelangelo Lupo, cultore del patrimonio artistico rivano e dedito al recupero del passato settecentesco della città, e ha provveduto a completare gli arredi.

Le pareti delle sale sono state ulteriormente arricchite con preziose stampe d’epoca appartenenti alla collezione del Museo Alto Garda, e in una delle sale è conservato il pianoforte che fu del prof. Lino Righi, personaggio illustre della vita culturale cittadina, donato dal prof. Franco Ballardini, docente al Conservatorio Bonporti.

 

Nota storica

Nel luglio del 1799 i fratelli Girolamo, Giuseppe, Fermo e Andrea conti Moscardini decisero di dividere tra loro i beni di famiglia. Al conte Fermo che, ormai cinquantenne, stava preparando in quell’anno il suo matrimonio, toccò il primo piano di questo palazzo di via Andrea Maffei. Il 24 marzo 1801 egli sposò a Cremona Marianna, ventenne, figlia del nobile Antonio Crotti, ciambellano dell’imperatrice Maria Teresa.

Fu molto probabilmente questa l’occasione che indusse il conte a mettere a punto questa parte del palazzo facendone decorare i soffitti con le allegorie del pittore veronese Pio Piatti e la scala con le architetture di Giovanni Canella, anch’egli veronese.

La pianta dell’appartamento si svolge attorno al vuoto del cortile e comprende il grande salone a doppia altezza e balconata col soffitto impreziosito da un affresco (purtroppo conservato solo parzialmente) con gli dei dell’Olimpo, un piccolo oratorio, la sala Gialla con l’allegoria dei Merito, la sala Verde con il mito di Zefiro e Flora, la sala Azzurra con l’affresco di Borea che rapisce Titone, la sala Rossa con un dipinto in parte cancellato che potrebbe rappresentare l’Aurora.

 

Il soffitto della sala successiva un tempo era ornato da un affresco che rappresentava l’allegoria della pace e dell’abbondanza: dì questo dipinto, purtroppo andato distrutto da tempo, si conservano soltanto le fotografie. Della decorazione esterna è rimasta quella, neo gotica, sulla facciata che prospetta sul vicolo. Delle cinque figlie della coppia Moscardini-Crotti, Maddalena, ultima discendente della sua casata, nei 1823 rimaneva unica erede della sostanza e del palazzo.

All’età di 19 anni, nel 1834, Maddalena sposò il conte Carlo Giacomo Andrea Claudiano Martini di Griengarten e Neuhof. La coppia andò ad abitare nel palazzo di via Maffei. Le sale del primo piano sono arredate con pregevoli mobili sette-ottocenteschi, in parte provenienti dalla Rocca di Riva del Garda, in parte da una donazione: un importante salotto in legno ebanízzato, intarsi di ottone e bronzi, tipico dell’epoca Napoleone III. Alle pareti notevoli dipinti settecenteschi di soggetto floreale e diverse serie dì stampe del Sette e Ottocento.

 

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