Salò come Predappio?

SALÒ – Sit-in di protesta della Rete Antifascista di Brescia questa mattina, sabato 15, al MuSa di Salò, museo che ospita la mostra “Il culto del Duce”.

Alcuni manifestanti hanno inscenato una manifestazione nelle aree esterne del MuSa questa mattina, esponendo cartelli e dichiarando dissenso nei confronti della mostra dedicata al culto di Mussolini.

Ecco il comunicato diffuso questa mattina dalla Rete Antifascista di Brescia.

«La Rete Antifascista di Brescia non può esimersi dal ritornare di nuovo sul tentativo di fare di Salò ma anche di Gardone Riviera una nuova Predappio. Infatti questo percorso, iniziato con qualche “amnesia” anni fa da parte di Roberto Chiarini, animatore del Centro Studi della RSI, è proseguito quest’anno con la mostra “Il culto del Duce”, esposizione di busti di varia foggia di crapa pelata, ovviamente senza adeguata collocazione storica, curata dallo storico di destra Giordano Bruno Guerri, il quale, con grande senso storico e civico, voleva inaugurare la sua creatura il 28 maggio, giornata nefasta per la storia dell’Italia “democratica”, e finanziata dal deus ex machina di Brescia e provincia Marco Bonometti, presidente degli industriali bresciani, fascista dichiarato con vanto (il padre era un fucilatore di partigiani) e potremmo dire “mecenate nero” dello sport bresciano, presidente dell’An Brescia pallanuoto e patron occulto del Brescia calcio.

Purtroppo al peggio non c’è mai fine e a questa tragica galleria dell’orrore – continua il comunicato – si è aggiunta un’altra mostra celebrativa del Duce nella RSI dal titolo “La Repubblica a Salò, i 700 mila e 600 giorni di Mussolini – Battimani e sputi, da piazza Venezia a piazzale Loreto, passando per Salò”. Gli organizzatori sono il Movimento Salodiano Indipendente (MSI) e l’associazione Catarsi. Più interessanti invece alcuni profili dei curatori: oltre a Angela Covili, Manuel Zaina, autore di numerose lettere ‘revisioniste’ ai quotidiani locali, e soprattutto Gianluigi Pezzali, ex consigliere comunale e ex gestore del Caffè Nero, una breve e fallimentare storia. Gli organizzatori dicono: ”Crediamo di rendere un servizio nell’auspicata collaborazione, non richiestaci ma doverosa, con il Comune, il Centro studi Rsi e il museo Musa”.

La Rete Antifascista di Brescia vive con estrema preoccupazione questo rigurgito fascista e questa sovraesposizione di cimeli del Ventennio in generale, della Rsi e del Duce in particolare, per due motivi: 1) perché ritiene che questo percorso iniziato tempo fa sotto traccia e proseguito sempre più visibilmente e pubblicamente, grazie anche allo sdoganamento di cui hanno goduto le organizzazioni neofasciste negli anni, sia solo un inizio per poter fare diventare Salò e il Garda una nuova e lucrosa Predappio grazie al turismo becero, nostalgico e nazifascista, come accade nella cittadina Romagnola; 2) perché ritiene che l’esposizione continua senza filtri, per non dire revisionista e senza alcuna storicizzazione è deleteria in quanto a questi mostri si possono approcciare tutti, sia chi è già formato e ha i propri strumenti per vedere, comprendere e giudicare ma anche chi non ne ha, come gli studenti, che ricevono dei messaggi sbagliati o errati di un importante e doloroso periodo della nostra storia e del suo lugubre e dannoso protagonista, il fascismo.Per questo chiediamo a singoli, associazioni, democratici e antifascisti di opporsi a quest’operazione nostalgia con i mezzi che riterranno più opportuni e aderendo alle nostre iniziative. L’unico «culto del duce» è finito a piazzale Loreto».

Uno dei cartelli di protesta esposi questa mattina dalla Rete antifascista di Brescia.
Uno dei cartelli di protesta esposi questa mattina dalla Rete antifascista di Brescia.

Per dovere di cronaca riportiamo anche la risposta di Giordano Bruno Guerri, direttore del MuSa, alle critiche, che non erano mancate neppure nei giorni antecedenti l’inaugurazione della mostra.

Per Guerri l’esposizione «Il culto del duce» non rappresenta «nessun inno a Mussolini, ma è solo una mostra dedicata al fenomeno della “fabbrica del consenso”»

«Il fascismo – continua Guerri – è stato un regime che ha privato gli italiani della libertà e io – libertario, liberale, liberista ed ex libertino – non posso che condannarlo. Ma la storiografia ha ormai accettato il concetto che il fascismo ebbe consenso. Nessuno lo nega. E questo a nessuno fa più paura. Prova ne sia che proprio in questi mesi il governo Renzi ha stanziato 2 milioni di euro per il museo del fascismo a Predappio, dove i sindaco del Pd, nel consenso generale, ha chiesto altri 2 milioni alla Regione Emilia Romagna».

Leggi qui l’intervista completa a Giordano Bruno Guerri, con le dichiarazioni rilasciato dal direttore del MuSa il maggio scorso.

Il culto del duce
Giordano Bruno Guerri, direttore del MuSa, di fronte a una delle opere esposte il giorno dell’inaugurazione.
Il celebre profilo continuo (1933) di Renato Bertelli, terracotta dipinta di nero.
Il celebre profilo continuo (1933) di Renato Bertelli, terracotta dipinta di nero.

I commenti sono chiusi.