Recupero chiatta, c’è un piano condiviso. Serviranno 10 giorni

GARDONE RIVIERA – Ieri in Prefettura la presentazione, da parte della ditta proprietaria della chiatta, del programma di messa in sicurezza della condotta fognaria. Ecco come si interverrà. 

Il piano d’azione proposto recepisce le indicazioni di Garda Uno, che ha sconsigliato l’utilizzo di palloni gonfiabili per sollevare verticalmente il natante, chiedendo invece di trainare la chiatta da riva, trascinandola sul fondale.

Sostanzialmente si proverà a far ripetere, a ritroso, il percorso che la chiatta aveva fatto inabissandosi, trainandola da riva lungo il solco che ha creato sul fondale.

Per farlo si utilizzeranno mezzi meccanici posizionati a terra (un grosso argano, ma ancora non si conoscono i dettagli tecnici), probabilmente nel cantiere edile allestito a Villa Itolanda, affacciato sulla porzione di lago in cui si trova il relitto, da giorni adagiato a 28 metri di profondità, trattenuto da una tubatura in polietilene che trasporta i reflui fognari da Salò a Maderno.

Questione tempo: la rimozione del natante e la messa in sicurezza della condotta di Garda Uno non saranno operazioni che potranno essere attuate in tempi brevissimi. La ditta si è impegnata a portare a termine l’intervento nel giro di 10 giorni.

intanto l’ing. Graziano Falappa, consulente di Garda Uno (un esperto che è stato consulente del Governo in occasione del recupero della Costa Concordia all’isola del Giglio), spiega che «secondo le nostre verifiche strutturali lo stato di sollecitazione cui è sottoposta la condotta è molto elevato. Siamo oltre il limite di snervamento, ma c’è ancora un margine di sicurezza prima del punto di rottura». Speriamo.

Nei giorni scorsi i sommozzatori del VVF di Milano hanno effettuato immersioni per raccogliere materiale fotografico per conto della Magistratura.

Ricordiamo che la chiatta (tecnicamente si tratta di una bettolina) da quaranta tonnellate “appoggiata” alla condotta in polietilene ad alta densità che trasporta 90 litri di reflui fognari al secondo era stata individuata casualmente da alcuni sub amatoriali domenica 26 novembre. La tubatura finora ha retto, ma è al limite delle capacità di assorbire le sollecitazioni.

Già due i tentativi falliti di recuperare il relitto: il 29 novembre (si sono rotte le catene) e il 30 (sottovalutato il peso del relitto). Nel frattempo il natante, che si trova a 28 metri di profondità, è trattenuto da alcune catene ancorate a riva per contenere la pressione sulla condotta.

Il Comune ha emesso un’ordinanza urgente che impone alla proprietà della chiatta di mettere in sicurezza la condotta. Intanto la Procura ha aperto un’indagine e la Prefettura ha assunto la regia delle operazioni di rimozione del mezzo istituendo un apposito tavolo tecnico.

La gru utilizzata in occasione dei primi due tentativi, falliti, di recuperare il relitto e mettere in sicurezza la condotta.

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