Saló piange il suo decano, Angelo Pelizzari

SALO' - È scomparso Angelo Pelizzari, classe 1919. Angelo Pelizzari non era solo «l’uomo delle caldarroste», era un personaggio straordinario, artista, maratoneta, alpinista... 100 vissuti intensamente.

  • Angelo Pelizzari, classe 1919, condivideva la data di nascita (11 novembre) e la bassa statura con il re Vittorio Emanuele III, a ragione della quale fu abbassato il parametro della leva militare, che gli valse 5 anni di guerra (campagne di Albania e di Sicilia).

Se ne è andato oggi. La sua scomparsa ha suscitato profondo cordoglio a Saló, dove tutti lo conoscevano.

Nel corso di una vita tanto lunga, non mancano episodi e vicende meritevoli di segnalazione, a partire dalla sua espulsione da tutte le scuole del Regno, all’età di 9 anni, per aver partecipato alla composizione di un ingenuo testo di sapore “goliardico”, successivamente cantato sull’aria di un inno fascista.

Di pronta intelligenza, si creò una buona cultura autodidatta, costruita grazie alla lettura di libri (mediamente uno alla settimana) giornali e riviste e alla partecipazione alla vita associata della Giovane Salò, come provano i suoi diari giornalieri tenuti dall’età di 13 anni e dai quali sono tratte le presenti informazioni di esperienze che segnarono la sua vita.

La frequenza serale alla “Scuola d’Arte”, diretta da Carlo Banali, ne fece emergere il talento artistico, che non sfuggì al valente pittore Anton Maria Mucchi che lo prese a benvolere e che due sere alla settimana gli impartiva lezioni gratuite. In quegli anni dell’adolescenza accompagnava il professor Mucchi, a quel tempo Ispettore della Regia Sovraintendenza ai monumenti per la zona del Garda, nelle sue visite ispettive ai monumenti gardesani e lombardi; oppure faceva da assistente al pittore salodiano Ottorino Benedini, valente decoratore di chiese, accompagnandolo nelle sue trasferte in motocicletta.

Le riviste del Touring Club Italiano e del Club Alpino Italiano alimentarono la sua passione per i viaggi e per la montagna, tant’è che negli anni ’30 fu protagonista di “epiche” e incoscienti ascensioni alle cime delle prealpi bresciane, praticando sci alpinismo con sci ereditati dal tempo della prima guerra mondiale.

Tornato dalla guerra (campagne d’Albania e di Sicilia) subentra nella gestione del negozietto di frutta e dolciumi aperto dalla madre a ridosso dell’orologio della Fossa, che ha visto passare tre generazioni di salodiani a fare provvista delle povere leccornie del tempo e dei frutti tanto cari alle semivuote tasche: castagne secche, giuggiole, carrube, corbezzoli, farina di castagne; ma la “specialità della casa” erano le caldarroste, preparate con sapiente tecnica e, a detta generale mai smentita, rimaste insuperate per fragranza e bontà.

Perennemente in movimento, oltre ad aver toccato tutti i “4.000” delle Alpi e le vette dolomitiche, aver partecipato a 4 maratone, gare di regolarità in montagna e praticato sci alpinismo, ancora all’età di 92 anni è salito con le proprie gambe all’Altissimo della catena del Monte Baldo. Curioso viaggiatore, prima che l’avanzata età ne condizionasse il dinamismo, ebbe a visitare 64 Paesi del mondo.

Dal matrimonio con Caterina sono nati Giovanni, Narciso e Cecilia, che lo hanno circondato di nipoti e pronipoti. Da alcuni anni ha perduto la vista e le energie fisiche vanno scemando, ma la mente è sempre vigile e attenta. Durante il secolo di vita, ha visitato una sola volta la corsia di un ospedale, in conseguenza di un piccolo incidente durante una escursione in montagna.

I soci del CAI di Salò hanno voluto festeggiare il Centenario, facendolo partecipare allo spiedo sociale al rifugio dello Spino, la struttura che ha contribuito a realizzare quale socio co-fondatore del CAI di Salò.

 

 

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