Liliana Segre, come chiesto da bambini e ragazzi, è cittadina onoraria di Riva

RIVA DEL GARDA - Il Consiglio comunale con voto unanime ha conferito la cittadinanza onoraria di Riva del Garda alla senatrice a vita Liliana Segre. Lo avevano chiesto gli alunni e gli studenti delle scuole.

La motivazione, come si legge nella delibera (pubblicata all’albo pretorio informatico del Comune, clicca qui per consultarla) sta nella volontà di esprimere «riconoscimento e gratitudine per il suo contributo educativo, culturale, storico e letterario alla comunità italiana». La trattazione del punto e il voto si sono tenuti nella seduta del 3 novembre nella sala civica in Rocca.

Nel corso del 2019 i bambini delle classi quinte dall’Istituto comprensivo «Riva 1» e gli alunni di alcune classi del liceo Maffei hanno partecipato a un progetto interdisciplinare intitolato «Coltivare la memoria contro l’indifferenza al servizio del bene», proposto dall’associazione Amicizia Ebraico Cristiana dell’Alto Garda e dalla sezione Alto Garda e Ledro dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, nell’ambito di una collaborazione fra il mondo della scuola e dell’associazionismo cittadino. Una delle attività, del progetto è stata la lettura in classe del libro «Fino a quando la mia stella brillerà» (Pickwick, 2018), scritto da Liliana Segre assieme a Daniela Palumbo. I bambini e i ragazzi sono rimasti molto colpiti dagli accadimenti della vicenda umana di Liliana Segre, dal fatto che è stata oggetto di campagne di odio sui social media e che, a causa delle minacce ricevute, ora vive sotto la protezione di una scorta assegnatale dal Ministero dell’Interno.

Gli stessi bambini, quindi, hanno proposto di chiedere al Comune di Riva del Garda di riconoscere a Liliana Segre la cittadinanza onoraria, in ragione degli alti meriti della sua testimonianza e a sostegno dei valori della non violenza e della pacifica convivenza di cui la sua vita è diventata un simbolo. La richiesta è stata formulata con una cinquantina di lettere, in cui i bambini, a gruppi di due o tre, hanno espresso il proprio punto di vista e le motivazioni della richiesta, così come gli alunni del Maffei hanno inviato a loro volta alla senatrice più di 200 lettere di solidarietà e vicinanza.

La senatrice Liliana Segre.

 

Liliana Segre, nata nel 1930 a Milano, in una famiglia laica di discendenza ebraica, a seguito delle leggi razziali fasciste del 1938 venne espulsa dalla scuola che frequentava. Dopo l’intensificazione della persecuzione nei confronti degli ebrei italiani, suo padre la nascose presso degli amici, utilizzando documenti falsi. Il 10 dicembre 1943 provò, assieme al padre e due cugini, a fuggire in Svizzera: i quattro furono però respinti dalle autorità del paese elvetico. Il giorno dopo, Liliana Segre venne arrestata in provincia di Varese. Trascorsi alcuni giorni di carcere a Varese, fu trasferita a Como e poi in carcere a Milano, dove rimase per quaranta giorni.

Il 30 gennaio 1944 venne deportata da Milano al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Venne subito separata dal padre, che non rivide mai più e che poi morì il 27 aprile 1944. Il 18 maggio 1944 anche i suoi nonni paterni furono arrestati e presto deportati ad Auschwitz, dove vennero uccisi il giorno stesso dell’arrivo.

Con il numero di matricola 75190, che le venne tatuato sull’avambraccio, Liliana Segre fu messa per circa un anno ai lavori forzati nella fabbrica di munizioni Union, che apparteneva alla Siemens. Alla fine di gennaio del 1945, dopo l’evacuazione del campo di Auschwitz, affrontò la “marcia della morte” verso la Germania.

Venne liberata il primo maggio 1945 dal campo di Malchow, sottocampo del campo di Ravensbrück che fu liberato dall’Armata Rossa. Dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati ad Auschwitz, Liliana Segre fu tra i 25 sopravvissuti. Al rientro nell’Italia liberata, visse inizialmente con gli zii e poi con i nonni materni, unici superstiti della sua famiglia.

L’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau.

 

Nel 1948 conobbe a Pesaro, mentre era in vacanza al mare, Alfredo Belli Paci, cattolico, avvocato, anch’egli reduce dai campi di concentramento nazisti per essersi rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò. Si sposarono nel 1951 ed ebbero tre figli. Per molto tempo Liliana Segre non ha voluto parlare pubblicamente della sua esperienza nei campi di sterminio. Come per molti bambini dell’Olocausto, il ritorno a casa e a una vita diversa rispetto alla precedente fu tutt’altro che semplice.

Dal 1990 però Liliana Segre è diventata attiva testimone della Shoah. Da allora ha ricordato e rivissuto in pubblico la propria dolorosa esperienza migliaia di volte, rivolgendosi spesso ai giovani con moltissimi incontri dal vivo, interviste, partecipazioni a film-documentari, libri. È del 2020 il suo ultimo incontro pubblico, dopo 30 anni trascorsi come attiva e instancabile testimone della Shoah. Il 19 gennaio 2018, anno in cui ricadeva l’80º anniversario delle leggi razziali fasciste, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nominava Liliana Segre senatrice a vita “per avere illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale”. Nel suo primo intervento in Senato, ha ricordato le leggi razziali e portato la sua testimonianza di deportata. Ha inoltre dichiarato la sua ferma intenzione di opporsi a qualunque legge discriminatoria contro i popoli nomadi e le minoranze.

Il Presidente Sergio Mattarella assieme alla Senatrice Liliana Segre durante un evento al Quirinale.

 

Come primo atto legislativo ha proposto l’istituzione di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza. Il 30 ottobre 2019 il Senato della Repubblica ha approvato approva la mozione che, al primo articolo, istituisce la commissione. Il 9 ottobre 2020 ha pronunciato l’ultimo discorso pubblico, prima di ritirarsi a vita privata, presso la Cittadella della Pace di Rondine, in provincia di Arezzo.

«Considerato -si legge ancora nella delibera- che la lotta contro l’antisemitismo, il razzismo e la xenofobia è il cuore di ogni politica dei diritti umani, perché la tolleranza e il rispetto per la dignità altrui costituiscono le fondamenta di ogni società davvero democratica e pluralista. Il razzismo e la xenofobia, in ogni loro forma e manifestazione, sono incompatibili con i valori e le regole su cui si fonda l’Unione europea. Della sua storia, e della storia di quanti come lei subirono quella esperienza e non sopravvissero, Liliana Segre si è fatta, a partire dagli anni Novanta, testimone instancabile con un impegno profuso nell’educazione morale e civile delle giovani generazioni attraverso il valore etico della sua testimonianza sempre finalizzata ad un agire responsabile e “senza odio”; in particolare, con la sua testimonianza ha cercato di trasmettere due fondamentali insegnamenti civili e morali: non restare indifferenti di fronte all’imbarbarimento e alla violenza, che, in tutte le forme, sempre si riaffacciano nella storia; non coltivare alcun sentimento di odio, anche nei confronti di coloro i quali sono responsabili della nostra e dell’altrui sofferenza.

Liliana Segre ha continuato in tutti questi anni pubblicamente ad esaminare e scandagliare la storia e la contemporaneità promuovendo campagne per i diritti umani e per debellare il razzismo e l’antisemitismo che, secondo la Segre, “non sono mai sopiti, solo che si preferiva nel dopoguerra della ritrovata democrazia non esprimerlo. Oggi è passato tanto tempo, quasi tutti i testimoni sono morti e il razzismo è tornato fuori così come l’indifferenza generale, uguale oggi come allora quando i senza nome eravamo noi ebrei”. Riconoscendo il valore della Memoria come leva fondamentale per mantenere vivo il ricordo del passato e per ribadire la nostra avversione “contro ogni potere totalitario, a prescindere da qualunque ideologia” (come è stato recentemente richiamato dalla risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019 sull’importanza della Memoria europea per il futuro dell’Europa)».

 

 

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