“Nel Sahara per scavare lo Spinosaurus”: l’annuncio del più noto paleontologo d’Italia
BUSSOLENGO - Mancano le zampe anteriori del più grande dinosauro predatore: il paleontologo Dal Sasso tornerà a scavare lo spinosauro. L’annuncio al Parco Natura Viva.
Il più importante colossal sui dinosauri compie trent’anni questo mese. Ma nel suo “Jurassic Park” del 1993, nemmeno Steven Spielberg riuscì ad immaginare che sarebbe stato un team di paleontologi italiani a scalzare il suo T-Rex dal trono di “cattivissimo”.
Una scoperta guidata da Cristiano Dal Sasso, che nel 2008 rinvenne nel deserto del Sahara i primi resti fossili di Spinosaurus, il più grande dinosauro predatore mai conosciuto. E che oggi annuncia di tornare in Marocco, per terminare lo scavo al quale manca un importante tassello.
“Spinosaurus misurava circa 15 metri e superava Tirannosaurus rex di circa 3 metri. Ma dobbiamo tornare a scavare perchè al suo scheletro, dopo quella prima campagna di scavo in cui rinvenimmo le prime due vertebre della schiena con le caratteristiche spine allungate e dopo le successive, mancano ancora le zampe anteriori”, annuncia Dal Sasso durante la presentazione del suo libro “I dinosauri spiegati a mio figlio” al Parco Natura Viva di Bussolengo.
Un annuncio avvenuto all’ombra della prima ricostruzione al mondo di questo gigante del cretaceo, ospitata all’Extinction Park del parco zoologico sul lago di Garda e realizzata seguendo le indicazioni scientifiche acquisite da Dal Sasso e dai suoi collaboratori, tra i quali Simone Maganuco.
“Del più completo scheletro di spinosauro esistente – spiega Dal Sasso – non abbiamo ancora estratto tutte le ossa e abbiamo ancora informazioni da raccogliere su quello che è l’unico dinosauro conosciuto a presentare degli inequivocabili adattamenti alla vita semi-acquatica. Il suo scavo, nella difficoltà della calura del deserto del Sahara, ci ha regalato molti brividi, quasi per ogni osso che saltava fuori dalla sabbia, ancora intatto, dopo 100 milioni di anni. Non finivano mai, e giorno dopo giorno, anno dopo anno, abbiamo recuperato lo scheletro più completo che si conosca al mondo. Le scoperte sono per definizione imprevedibili ma la paleontologia deve andare avanti. Dobbiamo tornare”.
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