Con la Pro Loco alla scoperta di Gargnano

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GARGNANO – La Pro Loco e l’Associazione turistica Gargnano propongono nel mese di agosto tre visite guidate di particolare interesse. Le mete sono il chiostro e la chiesa di San Francesco e la limonaia “La malora”.

Primo appuntamento venerdì 1° agosto: alle 9.30 visita al chiostro e alla chiesa di San Francesco, all’ingresso del capoluogo, e alle 10.30 visita alla limonaia “La malora” della famiglia Gandossi. Si replica, con gli stessi orari, venerdì 22 agosto.

Venerdì 8 agosto alle 18, invece, è in programma una visita alla chiesetta di San Giacomo di Calino, antico edificio sacro.

Le visite guidate sono gratuite. Informazioni e prenotazione obbligatoria presso la biblioteca comunale (tel. 0365.72625 o 7988305; e-mail: [email protected])

 

Le schede delle mete delle visite (tratte da gargnanosulgarda.it)

Chiesa di S. Francesco a Gargnano

La Chiesa fu eretta nel 1289 dai frati francescani, arrivati a Gargnano per volere del Vescovo di Brescia. L’esterno conserva la sua impronta romanica, interpretata alla maniera francescana, cioè in stile semplice e povero. Sulla facciata, a forma di capanna, si nota una statua votiva (1301) raffigurante l’immagine di Sant’Antonio da Padova. L’interno della chiesa, che custodisce dipinti di Giovanni Andrea Bertanza e Andrea Celesti, era originariamente diviso in tre navate, in seguito demolite per essere ridotte ad una sola, probabilmente tra il sec. XVII e il sec. XVIII.

 

San Francesco Gargnano
La chiesa di San Francesco, all’ingresso di Gargnano

Il chiostro

Sul lato destro dell’edificio sorge il Chiostro dell’antico convento francescano. Costruito nella prima metà del sec. XIV, esso si presenta come un piccolo cortile a pianta quadrata, circondato da un portico ad archi inflessi di impostazione veneta, poggianti sui capitelli delle colonne cilindriche. Il Chiostro custodisce anche due antiche tracce di età romana, ritrovate a Gargnano: una lapide (rinvenuta nel 1837) è dedicata a Nettuno, mentre una piccola ara onora Revino, divinità locale. Ancora nel chiostro si può scorgere con sorpresa lo stemma marmoreo quattrocentesco del Comune di Gargnano, individuato dalle iniziali C.G.: Communitatis Gargnani. Il blasone rappresenta una lupa rampante che tiene fra le zampe un giglio , sormontato da una corona capovolta. Nel 1879 il convento diventa proprietà della Società Lago di Garda, che lo adatta a magazzino degli agrumi; solo nel 1912 il governo italiano riconosceva la chiesa monumento nazionale.

chiostro Gargnano
L’antico chiostro di San Francesco, uno dei luoghi dello spirito più suggestivi del Garda.

Chiesa di S. Giacomo di Calino a S. Giacomo

S. Giacomo consiste in una cappella romanica di notevole interesse artistico, con affreschi del sec. XIV. Sull’esterno della parete sud è ben visibile l’affresco di S. Cristoforo con il Bambino sulle spalle, a grandezza d’uomo, perché esso doveva essere visto anche da lontano: i passanti, infatti, che avessero appoggiato lo sguardo sull’immagine del santo, per quella giornata non sarebbero stati colti da morte improvvisa. L’altare è dedicato a S. Giacomo Maggiore, di cui è conservata la statua lignea datata 1501. L’attuale porta risale al sec. XVI, come pure le due finestrelle quadrate, fatte aprire da S. Carlo Borromeo in occasione della sua Visita Apostolica nel mese di agosto del 1580.

San Giacomo Gargnano
Gli affreschi sul porticato esterno della chiesetta di San Giacomo.

Le  Limonaie

Cosa sono quegli alti pilastri saettanti verso il cielo, tutti in fila, racchiusi su tre lati da bianche muraglie di pietra? Il Lago di Garda,  specie lungo la riva di Gargnano, offre ancora al visitatore esempi di strutture architettoniche introvabili altrove quali testimonianze tangibili di unepoca e di una civiltà. Le limonaie sono serre per la coltivazione dei limoni alle quali, per secoli Gargnano ha legato la propria economia ed il proprio volto, costruite per rendere possibile l’agrumicoltura a questa latitudine (la più a nord del mondo). Nel 1840 si costituì a Gargnano la Società Lago di Garda, la prima cooperativa agricola d’Italia, finalizzata alla raccolta, cernita e commercializzazione di questo prezioso prodotto. L’agrumicoltura raggiunse la massima espansione negli anni 1850- 1855 quando a Gargnano si concentravano circa la metà delle limonaie presenti su tutta la riviera. La degenerazione delle piante per la malattia della gommosi, la concorrenza del prodotto meridionale in seguito all’unificazione del Regno dItalia e soprattutto la scoperta della sintesi chimica dell’acido citrico, portarono via via all’abbandono graduale di questa attività agricola. Nel capitolo “I giardini di limoni” del suo libro Twilight in Italy, D.H. Lawrence, attento osservatore e narratore delle tradizioni di Gargnano, ci narra: «… Durante tutta l’estate, sui fianchi della montagna che scendono ripidi al lago, si vedono file di nudi pilastri spuntare dal verde del fogliame come rovine di templi. Sono pilastri in muratura, bianchi e quadrati, che si ergono diritti e abbandonati sui fianchi della montagna, formando colonnati e piazze che sembrano i resti lasciati da qualche grande razza che avesse qui un tempo il suo culto. E se ne vedono alcuni anche d’inverno, che se ne stanno in angoli solitari dove il sole batte in pieno: file grigie di pilastri che si innalzano su un muro spezzato, fila su fila, nudi sotto il cielo, abbandonati. Non sono altro che delle piantagioni di limoni: i pilastri hanno la funzione di sostenere i pesanti rami degli alberi di limone, ma servono anche, e soprattutto, da armatura per le grandi case di legno che durante l’inverno, cieche e brutte, proteggono le piante dal freddo».

 

 

 

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