Salò, il film della Bvg Trail 2014

0

SALÒ – Ecco il film sulla BVG Trail», la corsa in montagna lungo i 73 km della «Bassa via del Garda», la cui prima edizione si è disputata lo scorso 5 aprile. Sarà proiettato venerdì 24 ottobre alle 20.45 nella Sala dei Provveditori, in municipio.

Nell’occasione sarà presentata anche l’edizione 2015 dell’evento sportivo, destinato a diventare un classico nel panorama del trail running internazionale.

La Bassa via del Garda è un tracciato a mezza costa tra Salò e Limone, disegnato su sentieri panoramici percorsi già dagli Etruschi e poi dai Romani per recarsi in Trentino e nelle terre più a nord ancora. Non va necessariamente percorso tutto d’un fiato, come accade nella Bvg Trail, ma può essere affrontato a tappe da tutti gli appassionati di trekking. Il percorso fu tracciato 14 anni fa dal gargnanese Franco Ghitti lungo la dorsale bresciana dell’Alto Garda ed è dedicato all’editore Roberto Montagnoli, fondatore della Grafo.

Info: bvgtrail.it.

Ecco il road book del percorso pubblicato sul sito bvgtrail.it

BVG Alto Garda – sentiero R. Montagnoli.

1a Tappa – Salò – Toscolano

1° tratto. Salò – S. Bartolomeo (Segnavia N. 17)

L’escursione inizia presso la fermata delle autolinee del quartiere Carmine a Salò. Imboccata via S. Bartolomeo, la si percorre in salita fino a raggiungere un tabernacolo dedicato al santo presso cui è presente una biforcazione. Presa la strada a sinistra si raggiunge la strada Statale, attraversandola e proseguendo fino alla successiva biforcazione, dove si svolta nuovamente a sinistra (via Pineta). Giunti a va del Seminario, la si percorre per pochi metri fino a raggiungere uno spiazzo affiancato da un ruscello. Qui termina la parte urbanizzata e inizia il sentiero vero e proprio, segnalato con il numero 17, che risale le pendici del monte S. Bartolomeo. Per un breve tratto si fiancheggia un ruscello, compiendo poi un traverso pianeggiante in direzione ovest, per risalire nuovamente su un tracciato con gradini in legno e terra battuta, immerso nella pineta. A quota 350, dopo circa 40 minuti, la ripida salita termina in vicinanza di uno sperone sporgente dal pendio. Svoltando a destra lo raggiungiamo, affacciandoci in un punto panoramico che ci permette di dominare dall’alto il golfo di Salò e le bellissime insenature che disegnano tutto il profilo del basso lago. Siamo sullo sperone detto La Corna, presso la quale una breve sosta è consigliata. Ripreso il cammino, proseguiamo in direzione est, prima in piano e successivamente in salita; usciti dal tratto ombreggiato raggiungiamo i prati e poco più in là la chiesetta di S. Bartolomeo, che richiede una brevissima deviazione per ammirarla e per apprezzare il bel panorama (Q. 528 – h. 1,15).

2° tratto. S.Bartolomeo – S.Michele (Segnavia N.17)

Dalla chiesetta, seguendo con attenzione le segnalazioni, si percorre la strada asfaltata in direzione est, passando di fianco ad alcune abitazioni e raggiungendo un dosso collinare. Giunti a una villetta con un ampio porticato ad arcate, si devia a destra su strada sterrata, passando davanti al muretto di recinzione. Il percorso ora è in leggera discesa e offre un nuovo punto di vista verso nord, lasciandoci scorgere sullo sfondo le distese prative del monte Pizzocolo. Giunti al passo La Stacca, presso il quale si presenta una biforcazione, si può scegliere se proseguire in quota verso la chiesetta della Madonna di Bagnolo, e da qui percorrere per circa 700 metri la strada asfaltata (sentiero 17/a), oppure scendere alla frazione di Serniga e, lungo un tratto pianeggiante, compiere un traverso nel bosco, congiungendosi con l’altro itinerario in corrispondenza del tornante della via carrabile (sentiero N. 17/b). Qui, seguendo il segnavia, si prosegue lungo la stradina sterrata a sinistra, che si snoda in direzione nord scendendo ad una valletta e toccando più avanti cascina Nizzola. Da questa, in discesa, si punta verso S. Michele giungendo ad attraversare la strada asfaltata e poco più avanti, imboccando sempre la strada sterrata fino a toccare il fondo valle, ove il ponticello sull’alveo del torrente Barbarano -in questo punto perennemente asciutto- permette la risalita sul versante opposto. A S. Michele è possibile fare rifornimento di cibo e bevande, oppure pranzare presso le trattorie locali (Q. 400 s.l.m.; h. 1,15; dall’inizio della tappa h. 2,30) .

3° tratto. S.Michele – Bezzuglio (Segnavia N.18)

Tutto il tratto si snoda lungo la panoramica via asfaltata che collega le due frazioni, molto poco trafficata (via della Calmail nome è azzeccato); nonostante sia asfaltata è piacevole da percorrere in quanto offre bellissime visuali sulle colline coperte di ulivi e cipressi e sulle insenature del lago tra l’isola del Garda e punta S. Vigilio. Nella parte mediana è da raccomandare la deviazione sulla sterrata che conduce a Supiane, minuscolo borgo, con ben conservate case in pietra. Poco dopo, passando a ridosso di Fasano Sopra si raggiunge la frazione di Bezzuglio, caratterizzata da angoli suggestivi, tra antiche limonaie e rustici ristrutturati (Q. 206 s.l.m.; h. 1,00 – totale h. 3,30 da Salò).

4° tratto. Bezzuglio – Sanico (Segnavia N.18)

Attraversato il paese e raggiunta la fontana poco sopra la chiesetta, si prosegue lungo il viottolo, in discesa per il primo tratto, in direzione di Montemaderno. Ignorando le deviazioni a destra e a sinistra e proseguendo diritti, si attraversa con andamento altalenante una zona ad uliveto, fino ad una cascina agricola tuttora attiva (loc. Pezzuglio). Da qui riprende la stradina carreggiabile, a tratti sterrata, che, superato il torrente Vesegna incontrando poco più avanti una caratteristica cascatella, ci porterà fino ai margini di Sanico (Q. 339 – h. 1,00 – totale h. 4,30).

5° tratto. Sanico – Valle delle Cartiere – Toscolano (Segnavia N.18 – 19)

Di fronte alla strada proveniente da Bezzuglio, al di là della strada asfaltata, è collocata una santella votiva con a destra l’inizio di una stradina che scende verso la valle. Imboccatala, dopo qualche minuto è consigliabile compiere una breve deviazione dalla stradina principale, per raggiungere la chiesetta di S. Martino, adiacente a un minuscolo cimitero, un suggestivo esempio di antica area cimiteriale, posta in posizione dominante e tranquilla, come per conferire raccoglimento e sollievo ai defunti e ai visitatori.

Ritornati sui nostri passi, continuiamo seguendo i cartelli del segnavia n. 18 (attenzione all’incrocio a circa 800 metri dall’inizio del tratto, prendere la sinistra per evitare di scendere direttamente a Toscolano); giunti a una cascina ristrutturata, fiancheggiata da una profonda pozza d’acqua, si prosegue sul sentiero che si abbassa nella valle delle Cartiere, fino a portarci sul fondo, in località Maina di sopra; superato il ponte (e abbandonato il segnavia della BVG che risale la valle, che riprenderemo con la tappa successiva), si percorre ora la strada che fiancheggia il fiume, scendendo a Toscolano. Il paesaggio è insolito: la valle è punteggiata da fabbricati cadenti o ridotti a ruderi, antiche cartiere delle quali una, ristrutturata a scopo museale, è tuttora visitabile. Dopo questa, due brevi gallerie superano il tratto più stretto della gola scavata dalle acque, sfociando subito dopo nel centro abitato, presso il municipio di Toscolano. Superata l’arcata dell’antico ponte, possiamo raggiungere la fermata del bus che, se non abbiamo lasciato una vettura di appoggio per il rientro, ci potrà comodamente riportare a Salò, al punto di partenza (Q. 78 s.l.m.; h. 1,00; tot. h. 5,30)

2a Tappa – Toscolano – Gargnano

1° tratto. Valle della Cartiere – Gaino (Segnavia N. 19)

Dalla fermata dei pullman a Toscolano, attraversato l’antico ponte in pietra, si percorre a ritroso la Valle delle Cartiere descritta nella precedente tappa, fino alla località Maina di sopra. Da qui si prosegue costeggiando il fiume raggiungendo la località Luseti, caratterizzata dalla presenza di una chiesetta settecentesca e di un’area attrezzata per la sosta. Poco prima del ponticello in legno che porta alla chiesa, l’itinerario prevede la deviazione su un sentiero segnalato sulla destra, che rimonta il pendio con decisione, portandoci sull’altipiano di Gaino, alle spalle della frazione (Q. 274 s.l.m.; h. 1,10).

2° tratto. Gaino – Fornico (Segnavia N. 19)

Da Gaino si segue la strada asfaltata che conduce verso le località Folino – Cabiana. Folino è costituita da un gruppetto di vecchie case separate da una unica strada che punta verso valle. Imboccato il viottolo, si scende, tenendo la sinistra al bivio successivo, per percorrere un sentiero che offre belle vedute sul pianoro sottostante e sul lago. Vigne e ulivi accompagnano l’escursionista per un lungo tratto: abbassatisi alle spalle della frazione Cecina, senza toccarla si risale sulla stradina detta La Scarpera fino alla località Cervano. Una possibilità ugualmente valida, e che evita di scendere per poi risalire, è quella di proseguire diritti di fianco a Cabiana per prendere poi destra verso Cervano. Da questa località, caratterizzata da una antica cascina attrezzata anche come affittacamere, si prosegue sul bel terrazzo naturale e si seguono le indicazione per la chiesetta di Supina, raggiungibile operando una breve deviazione dalla strada principale. Da questa, proseguendo indifferentemente o sulla strada bassa oppure sul viottolo che si stacca alle spalle della chiesa, si prosegue in direzione nord-est, abbassandosi un poco fino a raggiungere la frazione Fornico (Q. 207 s.l.m.; h. 1,0; tot. h. 2,20).

3° tratto. Fornico – Musaga – Sasso (Segnavia N. 19 – 37)

Seguendo la strada asfaltata ci si porta in poco tempo da Fornico a Zuino, altra caratteristica frazione, e da qui si risale la ripida via Alpestre ( i locali la riconoscono però come via Cisternino). Senza abbandonare il segnavia N. 19, si raggiunge la via provinciale percorrendola in salita per qualche centinaio di metri, fino a raggiungere la stradina secondaria che si abbassa leggermente e che ci condurrà a Musaga, situata in posizione panoramica invidiabile. Sopra la bella frazione si staglia con evidenza su un colle una chiesa; ancora un breve ma impegnativo tratto in salita (segnavia N.37), in principio su strada, in seguito su percorso gradinato e fiancheggiato da cipressi, ed eccoci sul sagrato che si sporge verso il lago. La chiesa è dedicata a S. Antonio abate ed è condivisa con Sasso, l’altro paesino che è dislocato appena più a monte. Sasso ospita anche un piccolo bar ristorante, per cui, al culmine della salita, si può approfittare dell’opportunità per un gradito ristoro (Q.500 s.l.m.; h. 0,50; tot. h. 3,10).

4° tratto. Sasso-S. Valentino (Segnavia N. 31)

Per riprendere il cammino si attraversa il paese di Sasso percorrendo la strada mediana in direzione nord-est, giungendo ad una evidente ed antica fontana. Da questo punto inizia una mulattiera che, con percorso prima pianeggiante e poi decisamente in salita, ci condurrà fino all’eremo di S. Valentino. Il fondo a tratti selciato della stradina ci mostra i segni lasciati dalle slitte, usate in passato per lo scarico dei prodotti della montagna. A un primo tratto scoperto e tra gli ulivi , ne segue un altro più ombroso. La salita è impegnativa, ma dura solo una ventina di minuti. A un primo spiazzo panoramico ne segue un altro in corrispondenza di una biforcazione. Se proseguiamo diritti raggiungiamo direttamente cima Comer, uno dei punti più panoramici del Garda (circa 1 ora e 15 minuti di cammino da qui). Per S. Valentino prendiamo invece a destra, scendendo ad attraversare una valletta, sulla quale si incontra un breve tratto scosceso ma non difficile. Il percorso, che poi torna a salire, è interrotto ad un certo punto da una porta che sembra chiudere il passo, sorprendendoci per l’inconsueta collocazione in un ambiente così selvaggio. Spingendola avvertiamo che stiamo entrando in un mondo del tutto speciale; il percorso a gradini risale conducendoci a uno spiazzo contornato da cipressi e da una chiesetta bianca, posta nell’incavo della parete rocciosa strapiombante. Tutto è minuscolo: sia la cappella che l’eremo attiguo ci stupiscono per la semplicità e per la dimensione ridotta. Forse è un invito a guardare all’interno di noi stessi, a togliere tutto quello che può apparire superfluo. Per contro il paesaggio è grandioso, ed accentua ancor più questa ricerca del raccoglimento interiore. All’interno della cappella, pagine di diario raccolgono le impressioni dei visitatori che generalmente raccontano di questa profonda suggestione. Per proseguire si offrono tre possibilità: ritornare sui propri passi fino a Sasso, risalire il canalone (con passaggi attrezzati riservati ad escursionisti esperti), scelta che ci porterebbe sul sentiero più in alto, che conduce al Comer, oppure discendere lungo il bellissimo percorso attrezzato che in un balzo ci porta in mezz’ora verso la sottostante località Pis (anche qui con passaggi non alla portata di tutti). (S. Valentino Q. 772 s.l.m.; salita in h. 0,40 da Sasso – discesa sempre a Sasso h. 0,30. In caso di salita al Comer e ritorno bisogna aggiungere almeno un paio d’ore).

5° tratto. Sasso – Gargnano (Segnavia N. 30)

Se da S. Valentino si torna direttamente a Sasso, alla fontana si prende la prima stradina a sinistra e seguendo il segnavia N. 30, continuando sempre in discesa, si raggiungono in successione le località Sisengla, Pis, Crocefisso ed infine Gargnano, punto di arrivo della seconda tappa. Sisengla è il nome della località in cui è visibile una piccola cava, ormai in disuso. Giunti al bivio successivo si lascia a destra il segnavia N. 34 (conduce anch’esso a Gargnano, ma in maniera più diretta), per proseguire sul N. 30, lungo il sentiero che conduce alla località Pis, caratterizzata da uno sperone roccioso su cui si erge una villa ottocentesca in stile neogotico. La stradina che segue offre numerosi scorci panoramici e, scendendo, attraversa la strada asfaltata, percorrendola per un centinaio di metri. Da qui inizia via Crocefisso, storica strada che conserva a tratti il pavimento selciato e che, nella parte inferiore, si inoltra tra antiche strutture di limonaie, sfociando alfine in paese, nei pressi della chiesa parrocchiale. Gargnano, posto direttamente sul lago, è paese molto accogliente e ben conservato. Chi intende sostare può trovare ospitalità presso varie strutture alberghiere; nel caso si preferisse tornare al punto di partenza, comodo è il collegamento offerto dagli autobus di linea (di giorno uno ogni mezz’ora). (Q. 68 s.l.m.; h. 0,50 da Sasso– tot. da Toscolano h. 5,30, compresa la salita a S. Valentino).

3a Tappa – Gargnano – Tignale

1° tratto. Gargnano – Muslone (Segnavia N. 30-265)

Da Gargnano, nei pressi del semaforo e di lato alla chiesa parrocchiale, si prende la ciottolata via Crocefisso, posta a monte della strada statale (segnavia N.30 – attenzione a non imboccare la via precedente, asfaltata, che conduce invece al cimitero). La strada si snoda all’inizio tra le alte muraglie delle limonaie, offrendo angoli di grande interesse. Giunti alla cappella del S. Crocefisso, si prosegue tenendo la sinistra e, seguendo le indicazioni bianco-rosse, si continua sulla carrareccia attraverso la fascia degli uliveti, fino ad incrociare per due volte la strada asfaltata per Muslone. Al secondo incrocio la si percorre in salita, lasciando dopo una santella votiva il segnavia N.30 che porta alla località Pis, per proseguire lungo la via carreggiabile sul nuovo segnavia N. 265. Superata una galleria paramassi, il percorso ritorna tra gli ulivi. Siamo alla località S. Gaudenzio, luogo ricordato anche da D.H. Lawrence, che, agli inizi del ‘900 soggiornò a Gargnano per un lungo periodo lasciando numerose e interessanti descrizioni. Da qui, abbandonato l’asfalto, si prende il sentiero che passa di fianco a un minuscolo cimitero; superatolo, si segue un antico viottolo che taglia in diagonale il pendio, attraversando in più punti la strada principale e giungendo infine a Muslone (Q. 460 s.l.m.; h. 1,15). Il paese, antico e solitario, posto sull’orlo di un’alta parete rocciosa a picco sul lago, nonostante sia costituito da una manciata di case, fu sede comunale e vanta una storia singolare che risale fino al medio evo. Dalla balconata di fianco al sagrato della chiesa di S. Matteo la vista spazia sulla catena del monte Baldo, che si erge di fronte a noi, distendendosi poi sui golfi del basso lago in un unico e suggestivo scenario. Muslone ha un piccolo negozio di alimentari -aperto solo il pomeriggio-.

2° tratto. Muslone – Piovere (Segnavia N. 265)

Usciti dal paese, si prende la stradina tra gli orti in direzione nord-est, inoltrandosi in seguito tra i castagni. Dopo un breve tratto nel bosco, il paesaggio muta di nuovo facendosi all’improvviso brullo e selvaggio. Attraversiamo un canalone percorso da una impressionante pietraia e, più in là, superiamo altre distese di massi che sembrano perdersi direttamente nel lago: sono le cosiddette “ravere”, canali di scarico dei soprastanti dirupi del monte Rocchetta. In ogni modo il cammino non presenta alcuna difficoltà ed è raccomandabile anche a chi volesse compiere un’escursione senza dover superare faticose salite. Alle pietraie si susseguono distese terrazzate coltivate a magri, ma molto apprezzati uliveti (a Tignale è attivo un frantoio presso il quale acquistare il prezioso olio). Dopo circa due chilometri, eccoci ai bordi di Piovere, anticipata dalla chiesa di S. Marco, anch’essa svettante su uno spalto roccioso, punto panoramico d’eccezione per ammirare il Garda e il monte Baldo. Piovere offre possibilità di ristoro e di approvvigionamento. (Q. 417 s.l.m.; h. 0,50 – tot. h. 2,00).

3° tratto. Piovere-Aer (Segnavia N. 265)

Dalla chiesa, seguendo le segnalazioni, si attraversa il paese risalendolo nella parte alta, fino alla deviazione che ad un certo punto si stacca sulla destra, per passare di lato ad un bar-ristorante che fa capo a un vasto villaggio residenziale. Proseguendo sempre nella stessa direzione, riprendiamo il sentiero che corre pressoché pianeggiante, ritornando in un ambito di pregio naturale. In lontananza lo scroscio dell’acqua preannuncia la presenza di un torrente che scorre all’interno di una stretta vallata. Seguendo il segnavia, si dovrebbe scendere per un tratto gradinato; è raccomandata tuttavia, prima di imboccarla, proseguire per una leggera deviazione, continuando ancora per un tratto sulla strada pianeggiante, fino ad un ponticello in pietra e alla forra successiva, per ammirare alcune spettacolari cascate. Ritornati al bivio del tratto gradinato, si guada il torrente e si incontra un’ultima cascata, forse la più spettacolare, dopo la quale si risale sull’altro versante immersi in un ombroso bosco di lecci, fino ad incontrare i primi campi terrazzati. Il tracciato passa ora sotto un altro insediamento di villette. Seguendo con attenzione i segnali, ci si sposta ancora per un tratto verso nord-est, giungendo infine alla frazione Aer (Q. 571 s.l.m.; h. 1,00 – tot. h. 3,00).

4° tratto. Aer – Oldesio (Segnavia N. 265 – 266)

Aer presenta alcuni angoli interessanti (si segnala in particolare una bella casa in pietra, sotto il cui porticato è stato sistemato un antico torchio). L’itinerario, che è segnalato con il N. 265, ci conduce su un poggio che si protende verso il lago, discendendo poi attraverso bei campi coltivati ad uliveto, fino ad incrociare la via provinciale. Facendo attenzione ai segnali, la si attraversa prendendo il viottolo poco più in basso, a sinistra, (non seguire la strada carrareccia a destra che ci condurrebbe ad una proprietà privata). Stiamo attraversando una ombrosa valletta, che supereremo poco più avanti su un antico ponte in pietra. Risaliti sul versante opposto, lasciamo il bosco per ritornare tra gli uliveti. All’incrocio con la strada carreggiabile si presentano due possibilità: scendere fino al lago per raggiungere la località “Prà de la Fam”, lungo il segnavia N. 260, oppure risalire a Oldesio e Gardola, centri turistici che offrono una vasta scelta per il pernottamento. La prima soluzione offre la possibilità di percorrere un sentiero sospeso tra i dirupi, di grande spettacolarità e di particolare interesse botanico, giungendo in riva al lago nei pressi di una grande limonaia recuperata dalla Comunità Montana locale, visitabile in certi orari (consultare il sito del Parco alto Garda bresciano). Al Prà, rinomata stazione per gli appassionati di surf, sono disponibili anche due locali per la ristorazione e una locanda affittacamere. Vi è anche una fermata dei pullman (passaggi non frequenti- consultare orari- società SIA – Trasporti Brescia nord). Per chi raggiunge direttamente Gardola, senza usufruire della deviazione, il tempo di percorrenza da Aer è di circa un’ora. Totale di tappa da Gargnano a Gardola h. 4,00. Da Aer al Prà h. 1,10 – Totale da Gargnano h. 4,10. La deviazione al lago, per chi intende approfittarne ma risalire poi a Gardola, comporta circa h. 1,30 di cammino in più e un dislivello positivo di circa 500 metri.

4a Tappa – Gardola – Voltino

1° tratto. Gardola – Santuario Monte Castello di Tignale – Centro Visitatori Parco (Segnavia N. 266)

Gardola è la frazione capoluogo del comune di Tignale. Per raggiungere il Santuario si percorre per un primo tratto la strada diretta che conduce a Prabione (ma, con un piccolo sforzo in più è consigliata la deviazione a Olzano, piacevole borgo posto appena sopra il centro capoluogo). La strada che incrociamo e che ci indica il percorso verso il santuario è ripida e intervallata dalle cappelle della via Crucis . Dopo la visita all’antica chiesa, che si erge su una sporgenza del monte e che presenta particolarità architettoniche ed artistiche interessanti, per proseguire è necessario passare sotto il porticato della moderna costruzione realizzata sul retro, adibita a centro di accoglienza per chi pratica gli esercizi spirituali. Da qui si prende la mulattiera, panoramicissima, che conduce alla cima, scavata in parte nella roccia e intervallata da numerose nicchie e gallerie, testimonianza delle fortificazioni realizzate all’epoca della prima guerra mondiale (il confine austriaco si trovava a poca distanza, e questo era un punto strategico per controllare i movimenti sul lago). Raggiunta la sommità del monte Cas, su cui campeggia una croce in struttura metallica (Q. 779 s.l.m.), si prosegue costeggiando la cresta su un percorso che sovrasta la parete rocciosa a picco sul lago; bellissime anche le vedute sul monte Baldo, con le cime e canaloni di origine glaciale che si stagliano davanti a noi. Giunti a uno spiazzo posto all’estremità nord-est della cima, si prende subito dopo il sentiero gradinato che scende in diagonale lungo il costone, fino ad attraversare una vasta pietraia, tornando poi verso l’interno fino a raggiungere il vivaio dell’Ente Regionale delle Foreste ed il limitrofo Centro Visitatori del Parco alto Garda Bresciano, posto ai margini della frazione Prabione (Q.500 circa, h. 0,30 – tot. h. 1,30).

2° tratto. Prabione – Campione – Pregasio (Segnavia N. 266 – 267)

Dal Centro visitatori del Parco, si scende lungo lo stradello che punta in direzione del lago. L’altipiano di Tremosine si stende a poche centinaia di metri davanti a noi, ma per raggiungerlo occorre discendere la profondissima forra scavata dal torrente S. Michele, che nella parte sottostante prende il nome della località presso la quale sfocia nel lago. Campione, villaggio di origine industriale, si raggiunge percorrendo un tracciato, in parte scavato nella roccia, che si cala nel profondo “canyon” originato dal moto tumultuoso delle acque, offrendo angoli di grande suggestione. Sorto quale paese-fabbrica, si è recentemente ristrutturato, convertendosi per l’attività turistica improntata sugli sport acquatici, surf e vela soprattutto, poiché la zona è interessata da venti freschi e costanti tutto l’anno. Dopo la passeggiata sul lungolago e, nella stagione estiva, approfittando di un bel bagno ristoratore, siamo pronti per proseguire. Tornando sui nostri passi, risaliamo la forra raggiungendo una passerella che ci permette di attraversare l’orrido per raggiungere il versante di Tremosine (scendendo da Prabione, per chi volesse evitare la discesa a Campione, basta prendere direttamente il sentiero che si incrocia a sinistra in corrispondenza del fondo valle). Il percorso all’interno della forra era, fino a pochi decenni orsono, un passaggio obbligato per gli operai che scendevano alla fabbrica in riva al lago dai paesini soprastanti. E’ ripido e faticoso e probabilmente all’epoca veniva utilizzato con ben altro spirito; percorrerlo adesso, liberi da imposizioni, regala un’emozione diversa, che è vivamente consigliata a chi ama praticare l’escursionismo. La macchia di lecci, che contorna il sentiero nei lati più impervi, lascia più in alto il posto agli uliveti ed orti distesi sui terrazzamenti che anticipano il piccolo centro di Pregasio, che si raggiunge nei pressi della chiesetta. La frazione offre possibilità di ristoro e pernottamento (Q. 477 s.l.m.; h. 0,50 da Prabione -senza la deviazione a Campione – con la discesa a Campione e la risalita tot. h. 1,30.

3° tratto. Pregasio – bocca Nevese – Priezzo (Segnavia N. 267)

Al limite ovest del paese di Pregasio, dalla strada principale si stacca uno stradello, con fondo in battuto di calcestruzzo, diretto perso l’entroterra. Percorrendolo, ci si alza di quota allontanandosi dal lago ed entrando in una zona collinare con ampi campi ondulati, completamente differente rispetto ai territori percorsi sin qui. Questo ambiente a pascolo ha permesso lo sviluppo di una fiorente attività di allevamento dei bovini, e un’industria casearia ormai affermata, che coinvolge tutta la zona, da qui, fino ai pascoli delle alte montagne che si ergono alle spalle di questa zona collinare. Superata, dopo una quarantina di minuti di cammino, la bocchetta di Nevese (Q. 750), si scende sull’altro versante con vista sulla valle di Bondo e sui numerosi insediamenti residenziali che la precedono. Procedendo verso nord, dopo poco più di un chilometro, giunti a un bivio, si tiene la destra per Secastello e da qui, in sequenza, si toccano le altre frazioni di Sompriezzo (bello il panorama dalla zona della fontana), Musio (un gioiello, con le sue case in pietra ben ristrutturate), ed infine Priezzo, posto sulla strada provinciale (Q. 431 s.l.m. – h. 1,30 da Pregasio).

4° tratto. Priezzo – Voltino (segnavia N. 268)

Attraversate le poche case di Priezzo, si prende la strada in discesa che porta a una vecchia “santella”, posta su un incrocio al quale dobbiamo seguire la strada a sinistra, che scende verso il fondo valle. Ai lati della stessa notiamo la presenza di curiosi massi arrotondati, di natura granitica, trasportati qui dal ghiacciaio che in epoca quaternaria ricopriva per intero il lago di Garda. Giunti alla località Ponti, dove alcune vecchie case presentano i contorni realizzati proprio da queste pietre, proseguiamo sotto il portico di una di queste per salire sull’altro versante. L’ambiente è fresco e rilassante; un’altra “santella” ci indica la direzione per proseguire il cammino, che poco più avanti rientra nel bosco emergendo allo scoperto in corrispondenza di alcune villette e di una strada carreggiabile secondaria (via de la Comar). All’altezza di una terza “santella”, deviamo a destra, verso la “Pozza del Gas”, piccolo invaso ad uso idroelettrico. Aggirato il bacino, continuiamo in direzione nord-est su un tratto pianeggiante che attraversa un bel bosco, sbucando all’improvviso allo scoperto in prossimità di uno spiazzo che si sporge sul lago. Abbandonato il sentiero per raggiungerlo, possiamo ammirare un panorama da mozzare il fiato: sotto, a perpendicolo, le acque blu intenso del lago si mostrano 500 metri più in basso. Di fronte, i golfi e le isole di Malcesine, placidamente distese, contrastano con le severe pareti del monte Baldo, mentre, verso sud, l’ampia distesa del Garda si dissolve all’orizzonte, come perduta in spazi marini. Il posto, lo noteremo proseguendo il cammino, è separato da una profondissima fenditura dalla parete a monte; più in avanti la mulattiera riprende a salire e in breve ci porta sulla via asfaltata, presso la località Mure. Voltino è ormai prossima, ma prima di raggiungerla vale la pena scendere per poche decine di metri lungo la strada provinciale, fino al bivio che segnala la località Ustecchio. Qui si erge un’altra “santella” affrescata, che riporta, sulla parete a nord, una lapide di epoca romana, testimonianza che questo era luogo di passaggio fin dall’antichità. Nei pressi vi è la fermata degli autobus di linea. Il paese di Voltino può comunque offrire alloggio e ristoro presso uno dei suoi numerosi esercizi alberghieri (q. 559 s.l.m.; h. 1,30 – tot. h. 5,50 da Prabione).

5a Tappa – Voltino – Limone

1° tratto. Voltino – monte Bestone (Segnavia N. 268-211)

Da Voltino (Q. 559 s.l.m.), si prende in salita per raggiungere Ustecchio, e da qui, sempre su strada asfaltata (segnavia N. 268), si raggiungono i complessi alberghieri “Pineta Campi – Le Balze” (Q. 660 s.l.m.). Il sentiero che bisogna imboccare inizia proprio di fianco all’ingresso al villaggio “Le Balze”, e, in decisa salita, rimonta il crinale ripido e spoglio di vegetazione, seguendo poi per un tratto la cresta (Segnavia N. 211). La cima del monte Bestone si raggiunge in circa 40 minuti e offre un panorama a 360 gradi. Attorno, soprattutto verso Limone, che si domina per intero, la vegetazione è molto rada, e questo contribuisce, data la forma appuntita, a far sembrare la vetta più alta dei suoi 917 metri. Siamo comunque in uno dei punti più elevati del sentiero Montagnoli e da qui possiamo ammirare buona parte della strada percorsa e il tratto conclusivo da compiere. Per la discesa si offrono due possibilità: proseguire sulla ripida traccia che scende direttamente al passo tra la località Fornaci e la valle Pura (non indicato per chi soffre di vertigini), oppure fare a ritroso un breve tratto del sentiero già percorso, per scendere poi lungo la strada sterrata incontrata poco prima della cima; da qui si raggiunge la strada asfaltata e seguendo le segnalazioni con il segnavia N. 268, si percorre la valletta delle Fornaci e si perviene al passo. L’ultimo tratto di strada è immerso nella pineta, ma dal passo cambia radicalmente. Il paesaggio si fa infatti brullo e dirupato; per proseguire dobbiamo attraversare un profondo canalone: per quanto il passaggio sembri difficoltoso, in realtà, facendo attenzione a un paio di punti franosi, si riesce a procedere senza grandi difficoltà (mai come in questo caso sono necessarie calzature adeguate). Rimontato il versante opposto, l’ambiente muta nuovamente, a testimonianza della gran varietà di paesaggi e di nicchie climatiche che il Garda riserva. Ora è il pino silvestre a farla da padrone, ricoprendo con un ombrello verde il sentiero nei tratti battuti dal sole, mentre le vallette più riparate si presentano ricoperte da un bel bosco di faggi. Ai bordi del sentiero, alcune piazzole circolari ricoperte da zolle di terra nerastra ci segnalano i luoghi anticamente predisposti per la preparazione del carbone. Più avanti, la località Degà ospita un inatteso parco botanico, ove svettano alberi esotici divenuti ora monumentali. Proseguendo (segnavia N. 110), ad un certo punto la vegetazione arborea lascia il posto ad un’ampia radura. I ruderi di una antica cappella ed un edificio rustico con le pareti rivestite in legno, ci danno la conferma di essere giunti a Dalco, luogo d’alpeggio tuttora, in parte, utilizzato (Q. 844 s.l.m.). La nostra escursione volge al termine; prima di iniziare la discesa conclusiva vale la pena di raggiungere il modesto rilievo che costeggia la valletta in direzione est, per ammirare per l’ultima volta il panorama sul lago dall’alto. Raggiunta poi la sommità della distesa erbosa, si tocca il passo che mette in comunicazione con la valle del Singol (Q. 880 s.l.m.). Da qui, un sentiero zigzagante (N. 102) ci permette di perdere rapidamente quota fino a raggiungere la mulattiera selciata di fondovalle. Un bar e le prime case in località Milanesa ci anticipano la strada che ci porterà al centro storico di Limone, nella stagione estiva affollato di turisti (segnavia N. 101). I suoi vicoli ed il porticciolo caratteristico chiuderanno degnamente l’impegnativa ma gratificante passeggiata, alla scoperta della natura e della storia del Garda, un concentrato straordinario di bellezze create in simbiosi dalla natura e dall’uomo. (Q. 67 s.l.m.; h. 2,30 – tot. da Voltino h. 4.00).

 

Lascia una risposta