La vera storia dell’acqua calda

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DESENZANO DEL GARDA – Il Comune ricostruisce, attraverso i fatti principali degli ultimi trent’anni e i documenti agli atti, la verità storica sull’«acqua calda» dagli anni ‘80 a oggi.

ANNI ’80

Negli anni ’80, l’amministrazione guidata dal sindaco Giacomo Fondrieschi riuscì a ottenere da Regione Lombardia un’autorizzazione a ricercare per tre anni (1981-1984) le acque termali nel Comune di Desenzano, su una superficie di 293 ettari, dall’entroterra comunale fino al lago, ovvero dal Monte Corno al Mirabello e dal Vò alla Navigarda. Il confine fu idealmente tracciato dalla stazione ferroviaria alla darsena Maratona. Limite che non poteva essere oltrepassato perché da lì, verso est in direzione Rivoltella, si estendeva la concessione demaniale denominata “S.M.Lugana” e oggi nota come “La Bojola”, assegnata alla Società Terme di Sirmione. Con questa delimitazione dell’area di ricerca la Regione intendeva salvaguardare i diritti concessi alla società sirmionese, che aveva iniziato a sfruttare le acque termali nel 1894. Si evince, pertanto, che l’ipotesi di ampliare o meno l’area di ricerca a Rivoltella e nella zona del San Francesco non dipendeva dalla volontà politica dell’amministrazione bensì dalla concessione in essere assegnata alle Terme sirmionesi, che comprendeva la zona lacuale antistante S.Francesco e l’entroterra rivoltellese fino alla ferrovia.

L’incarico per la ricerca fu affidato al geologo Edmondo Forlani, ma dopo due anni e mezzo di ricerche infruttuose nell’entroterra le indagini si spostarono nel lago (dai documenti non si capisce dove). Né i sommozzatori locali né una società specializzata di sub trentini furono in grado “di localizzare un punto del lago con particolari caratteristiche termiche da cui prelevare un campione d’acqua, come si era sperato”, come scriveva sconfortato l’assessore De Gasperini al dott. Forlani nell’aprile 1984. Si dovette, allora, rivedere la convenzione sottoscritta con il geologo nel 1982. E nell’ottobre 1985 (l’autorizzazione regionale alla ricerca era già scaduta da un anno) il dottor Forlani inviava una proposta alternativa, in quanto i prelievi già effettuati risultavano “del tutto inefficaci alla risoluzione del problema della ricerca dell’acqua termale nel territorio di Desenzano”: l’idea era di ridurre l’area d’indagine mediante lo studio di temperature tramite foto aeree. Molto probabilmente i costi elevati della nuova ipotesi e il cambio di amministrazione fecero sì che il tutto si arenasse per cinque anni.

ANNI ’90

Nel febbraio 1991 il sindaco Bruno Croveglia contattò nuovamente al dottor Forlani, ma senza esito. Nessuno mai certificò che nelle viscere di Rivoltella ci fosse una vena termale né tanto meno in zona San Francesco, per due fondamentali ragioni: primo, perché quello studio, al di là delle asserzioni scientifiche di Forlani di una “sacca d’acqua” tra Sirmione e Desenzano alla profondità di 3.000 metri, verificò la non economicità della ricerca per l’eccessiva profondità della sorgente; secondo, nessuno mai avrebbe potuto ricercare acque termali a Rivoltella e S.Francesco, poiché ricadevano nella concessione delle Terme di Sirmione.

Anni Duemila 

Anche sei anni fa, all’inizio del mandato del sindaco Felice Anelli, l’assessore ai Lavori pubblici Paolo Abate ricontattò lo stesso geologo Edmondo Forlani per ritentare il percorso rivelatosi infruttuoso 25 anni prima. Agli atti rimane una proposta d’indagine, inviata al Comune nel gennaio 2009 dal dott. E.Forlani e dal figlio ing. F.Forlani, per la ricerca della risorsa idrotermale nel territorio di Desenzano, articolata in cinque fasi con un preventivo di massima di 326mila euro: fase 1 (permesso di ricerca), fase 2 (indagini, campionamenti, prove, elaborazione dati), fase 3 (indagini geofisiche, studi e interpretazioni) e fase 5 (concessione mineraria e riconoscimento). Per la fase 4, presumibilmente molto costosa (campagna esplorativa, assistenza alle indagini, direzione lavori, studi e interpretazioni con relazione finale), non veniva fornito alcun preventivo.

Cosa ne seguì? Nulla. Non per “volontà politica” (dato che il termalismo era tra i punti programmatici del sindaco Anelli, anche se l’assessore competente di lì a poco si dimise), ma si presuppone per una valutazione meramente economica: i costi erano eccessivi.

Giorni nostri

L’amministrazione Leso ha positivamente accolto l’iniziativa intrapresa dalla neonata Società Terme Desenzano, quando nell’estate del 2012 avanzò richiesta alla Provincia di Brescia per il rilascio di un permesso di ricerca di acque minerali e termali nella zona ovest di Desenzano, «consapevole delle prospettive economiche anche in termini occupazionali che si aprirebbero per la nostra città», evidenzia il vicesindaco Rodolfo Bertoni. «C’è da essere lieti che proprio in questi ultimi mesi siano state effettuate le prime ricerche che sembrano aver prodotto dei risultati positivi e ci auguriamo che possano avere risultati fecondi in tutto il territorio, considerati i fondi necessari per capitalizzare la risorsa naturale e che l’amministrazione civica in questo momento non ha a disposizione».

Nello stesso periodo in cui la Società Terme di Sirmione richiese il rinnovo trentennale della concessione, l’amministrazione Leso, seguita dalla Società Terme di Desenzano e dall’Azienda Garda Uno, presentò un’osservazione con cui richiedeva la riduzione dell’area in concessione alle Terme sirmionesi di circa il 10%, ipotizzando l’esclusione da essa di Rivoltella e S.Francesco, con l’obiettivo di consentire ad altre realtà economiche di ricercare e sfruttare acque minerali e termali nella zona est di Desenzano, anche in una prospettiva di concorrenzialità. Purtroppo la Provincia, cui spettava la decisione finale, ha ritenuto valide le controdeduzioni della Società Terme e il 5 agosto 2013 ha rinnovato per altri trent’anni (dal 1° gennaio 2014) la concessione idromineraria alla Società Terme e Grandi Alberghi di Sirmione, all’interno del medesimo perimetro già concesso in passato, in cui rientrano anche Rivoltella e San Francesco. A favore di questa decisione hanno pesato il programma degli investimenti e dello sviluppo socio-economico portato avanti dalla Società Terme negli anni e il programma futuro della concessione. «Questa è la reale ricostruzione dei fatti – conclude l’amministrazione per voce di Rodolfo Bertoni – il resto sono sogni, fantasie o chiacchiere da bar che non aiutano il turismo desenzanese e non portano a nulla di concreto».

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