Alla FEM la prima Carta per la tutela delle api prodotta dalla comunità scientifica italiana
SAN MICHELE ALL'ADIGE - Primo documento elaborato dalla comunità scientifica italiana per la salvaguardia dell'ape da miele. Un documento che nasce alla Fondazione Edmund Mach, con il contributo delle principali istituzioni che si occupano di api e apicoltura in Italia.
L’ape, gestita dagli apicoltori da molti millenni, svolge un ruolo insostituibile per la conservazione della biodiversità e per la salvaguardia delle produzioni agricole; non deve essere considerata un animale domestico, ma componente fondamentale della fauna selvatica.
Parte da questa premessa il primo documento elaborato dalla comunità scientifica italiana per la salvaguardia dell’ape da miele. Un documento che nasce alla Fondazione Edmund Mach, con il contributo delle principali istituzioni che si occupano di api e apicoltura in Italia. Martedì 12 giugno a San Michele all’Adige si è svolta la sottoscrizione e la presentazione ufficiale.
L’evento è patrocinato da Provincia autonoma di Trento, Accademia Nazionale Italiana di Entomologia, Società Entomologica Italiana, Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, WBA World Biodiversity Association onlus. Sono intervenuti, in apertura, l’assessore provinciale all’agricoltura, Michele Dallapiccola e il presidente FEM, Andrea Segrè. Sono seguite la lettura e la firma della Carta di San Michele con la regia di Paolo Fontana, responsabile del programma di sperimentazione e consulenza in apicoltura della Fondazione Mach. E poi spazio alle relazioni scientifiche curate dai principali estensori della Carta.
“Il primo grande risultato della Carta di San Michele all’Adige – spiega il presidente FEM, Andrea Segrè, primo firmatario- è aver stimolato la nascita di una rete di istituzioni scientifiche che, in sinergia, hanno redatto un consensus paper su una tematica fondamentale per la protezione della biodiversità. Questo è il punto imprescindibile di partenza per aprire la sottoscrizione della Carta al mondo civile e politico”.
La scelta del nome del documento e della location per la firma non è casuale – ha aggiunto Segrè : “la Fondazione Mach vanta una lungo impegno tecnico e scientifico nell’apicoltura, una tematica che rientra pienamente nell’approccio OneHealth della salute unica e globale tra esseri umani, animali e ambiente”.
L’assessore provinciale l’agricoltura, Michele Dallapiccola ha sottolineato l’importanza di questo documento. “Si tratta di un approccio globale al problema del mantenimento di un elemento essenziale del nostro ambiente e della nostra agricoltura: l’ape; strumento di progresso, di diversità, indicatore ambientale di qualità e di benessere. Elemento sostanziale della catena dell’impollinazione, ma anche capace di darci la misura della nostra capacità di gestione del nostro ambiente e del mantenimento della qualità complessiva. Che la politica, l’amministrazione e i tecnici si ritrovino uniti sotto una unica responsabilità è la sintesi di questo incontro di oggi”.
L“Appello per la tutela della biodiversità delle sottospecie autoctone di Apis mellifera Linnaeus, 1758 in Italia”, parte da una traccia elaborata dagli entomologi di San Michele e completata, con un intenso lavoro collettivo, dai maggiori apidologi ed entomologi italiani e col supporto di apicoltori sensibili da sempre a questa tematica. E’ in sostanza la base per future proposte ed azioni tecniche, sia nel campo della conservazione della biodiversità che dell’apicoltura a tutti i livelli.
Paolo Fontana, responsabile del programma di apicoltura alla FEM, secondo firmatario del documento, ha spiegato che “la cosa meravigliosa di questo documento è che la scienza ci dimostra che la tutela della diversità genetica dell’ape mellifica non solo è fondamentale per conservare gli equilibri ecologici ma è l’unico presupposto per riportare l’apicoltore ad una condizione di produttività anche dal punto di vista economico”. L’importanza di questa sottoscrizione è legata al fatto che per la prima volta nella storia dell’apicoltura la comunità scientifica italiana, supportata da molti studiosi stranieri, si esprime unitariamente sul problema della conservazione delle popolazioni autoctone dell’ape da miele.
L’ape come animale selvatico, infatti, è un patrimonio di tutti e va tutelato come componente della fauna, anche per assicurare prosperità economica all’apicoltura e garantire le produzioni agricole.
Oltre al contributo dei singoli studiosi, il testo è stato vagliato collegialmente dagli apidologi del CREA Agricoltura e Ambiente di Bologna, da lungo impegnati proprio su queste tematiche e dalle due principali istituzioni nazionali che si occupano di insetti, l’Accademia Nazionale Italiana di Entomologia e la Società Entomologica Italiana. Dal punto di vista conservazionistico è stato fondamentale anche il contributo della World Biodiversity Association onlus, impegnata negli ultimi anni anche su tematiche relative alla salvaguardia delle api mellifiche e selvatiche.
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