Trimelone, palombari della Marina disinnescano la polveriera

BRENZONE - I palombari della Marina Militare al lavoro all'isola del Trimelone. Rimossi un totale di 1.035 ordigni esplosivi di varia tipologia e 69 proiettili di piccolo calibro.

Dal 6 maggio al 24 maggio 2019 i Palombari del Gruppo Operativo Subacquei (GOS) del Comando Subacquei ed Incursori della Marina Militare (Comsubin), distaccati presso i Nuclei SDAI (Sminamento Difesa Antimezzi Insidiosi) di Ancona, Taranto e La Spezia, hanno condotto tre delicate operazioni rispettivamente nel lago di Garda, di fronte al lungomare di Barletta e al largo di Montaldo di Castro (VT)  tese a rimuovere e neutralizzare oltre mille  ordigni esplosivi risalenti alla seconda guerra mondiale.

Sub della Marina nelle acque attorno al Trimelone.

 

In Veneto la Prefettura di Verona ha richiesto l’intervento  di un team del GOS per continuare la bonifica delle acque del lago di Garda, intorno all’isola del Trimelone, a seguito delle indagini condotte con sensori ferromagnetici da una ditta specializzata nella ricerca di ordigni esplosivi, nell’ambito di un’attività di bonifica commissionata dal comune di Brenzone.

Le immersioni pianificate e condotte intorno all’isola hanno permesso di ispezionare un’area di fondale compresa tra la superficie ed i 12 metri di profondità e di rimuovere un totale di 1.035 ordigni esplosivi di varia tipologia e 69 proiettili di piccolo calibro, che sono stati passati in consegna agli artificieri del 8° Reggimento Genio Guastatori Paracadutisti di Legnago della brigata Folgore dell’Esercito Italiano, che hanno provveduto alla loro distruzione in cava.

 

Alcuni degli ordigni recuperati al Trimelone.

 

Ottocento chilometri più a sud i Palombari distaccati presso il Nucleo SDAI di Taranto sono intervenuti a soli sette metri di profondità al largo del lungomare di Barletta, per identificare un oggetto riconducibile ad un ordigno esplosivo segnalato da un sommozzatore della Polizia di Stato.  Identificato come un proiettile italiano da 75 mm risalente alla seconda guerra mondiale, lo stesso è stato rimosso e trasportato in una zona di sicurezza individuata dalla locale Autorità Marittima. L’intervento si è concluso questa mattina, quando l’ordigno esplosivo è stato distrutto attraverso le consolidate procedure tese a preservare l’ecosistema marino.

Infine, di fronte alla costa di Montalto di Castro (VT) è intervento il Nucleo SDAI della Spezia all’interno di un relitto di una bettolina risalente all’ultimo conflitto, per rimuovere e neutralizzare, a solo 1,5 metri di profondità, 57 proiettili da 75 mm, 34 da 20 mm e 72 da 12 mm molti dei quali avevano esposto l’esplosivo contenuto all’interno, a causa della intensa corrosione.

Un sub della Marina al largo del Trimelone.

Questi interventi rappresentano una delle tante attività che i Reparti Subacquei della Marina conducono a salvaguardia della pubblica incolumità anche nelle acque interne, come ribadito dal Decreto del Ministero della Difesa del 28 febbraio 2017, svolgendo operazioni subacquee ad alto rischio volte a ripristinare le condizioni di sicurezza della balneabilità e della navigazione a favore della collettività.

Chiunque dovesse imbattersi in oggetti con forme simili a quelle di un ordigno esplosivo o parti di esso, non deve in alcun modo toccarli o manometterli, denunciandone il ritrovamento, il prima possibile, alle autorità di polizia competenti.

Lo scorso anno i Palombari della Marina Militare hanno recuperato e bonificato oltre 44.000 ordigni esplosivi di origine bellica, mentre dal 1° gennaio 2019 sono già 7.953 i manufatti esplosivi rinvenuti e neutralizzati nei mari, fiumi e laghi italiani, senza contare i 8.895 proiettili di calibro inferiore ai 12,7 mm.

Con una storia di 170 anni alle spalle, i Palombari del Comsubin rappresentano l’eccellenza nazionale nell’ambito delle attività subacquee essendo in grado di condurre immersioni lavorative fino a 1.500 metri di profondità ed in qualsiasi scenario operativo, nell’ambito dei propri compiti d’istituto (soccorso agli equipaggi dei sommergibili in difficoltà e la neutralizzazione degli ordigni esplosivi rinvenuti in contesti marittimi) ed a favore della collettività.

Per queste peculiarità gli operatori subacquei delle altre Forze Armate e Corpi Armati dello Stato possono essere formarti esclusivamente dal Gruppo Scuole di COMSUBIN che, attraverso dedicati percorsi formativi, li abilita a condurre immersioni in basso fondale secondo le rispettive competenze.

La catalogazione degli ordigni ripescati al Trimelone.

 

La storia dell’isolotto bunker

L’isolotto del Garda veronese, lungo 220 metri, situato a 300 metri dalla riva, quasi di fronte alla località Assenza, nel 1909 venne adibito a deposito munizioni. Poi, a partire dagli anni Trenta, le strutture sull’isolotto vennero utilizzate da un’impresa privata per lo scaricamento di materiale esplosivo di origine bellica.

Quest’isola è stata per molti decenni militarizzata ed adibita a polveriera naturale.

La notte del 5 ottobre 1954 un’esplosione uccise il guardiano e provocò la dispersione in acqua di tonnellate di pericoloso materiale bellico. Il botto fu così violento da proiettare rocce e manufatti del peso di oltre 15 tonnellate nel lago, depositando su tutto il fondale attorno all’isola migliaia di ordigni e casse di esplosivo di ogni tipo.

Venne quindi emesso un divieto di accesso, navigazione, balneazione, immersione e pesca che riguarda l’isola e l’immediato circondario. Ma non tutti rispettano il divieto di approdo. C’è chi, a proprio rischio, va alla collezione di reperti.

Attualmente le operazioni di bonifica sono completate per quanto riguarda la superficie ed i fondali fino ad una decina di metri di profondità ed hanno portato al ritrovamento di migliaia di ordigni, fra cui alcuni proiettili a caricamento speciale. Ora si dovrebbe rimediare in via definitiva alla situazione.

La questione della pericolosità di questo luogo torna periodicamente alla ribalta. Da anni il Comune di Brenzone ne chiede la bonifica (particolarmente costosa), ma le istituzioni si rimpallano la questione.

Una volta ultimati i lavori, potrebbe riprendere sostanza il progetto dell’amministrazione comunale di adibire l’isola a museo sulla Grande Guerra.

Un sub del Comando Subacquei ed Incursori della Marina Militare al Trimelone.

La curiosità: sul Trimelone l’ultima intervista al duce

Il 20 marzo 1945, quaranta giorni prima di piazzale Loreto, il duce si fece intervistare dal giornalista di regime Ivanoe Fossani.

Non è dato sapere perché, ma per quella che poi si rivelerà l’ultima intervista Mussolini scelse l’isolotto del Trimelone, al largo di Assenza di Brenzone, sul Garda veronese (dove tra l’altro si sta per completare la bonifica degli ordigni bellici, leggi qui), a pochi minuti di motoscafo da Villa Feltrinelli, la residenza privata di Mussolini durante i 600 giorni della Rsi.

Il discorso fatto da un duce irriconoscibile venne pubblicato qualche anno dopo, nel 1952 dalla Casa editrice Latinità, nel libro di Fossani intitolato “Mussolini si confessa alle stelle: straordinaria avventura all’isola Trimellone”.

Leggi qui l’intervista.

L’isolotto del Trimelone fotografato dall’altopiano di Tignale, sulla riviera bresciana.

 

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