Don Mattia fa il detective: con la fototrappola incastra il ladro di elemosine

RIVA DEL GARDA - Don Mattia Vanzo, giovane cappellano della chiesa San Giuseppe ha smascherato il ladro di elemosine nascondendo una fototrappola tra fiori della chiesa. E sui social è già ribattezzato «don Matteo».

Dopo aver subito un paio di furti, don Mattia Vanzo ha deciso di passare all’azione, vestendo, al posto dell’abito talare, i panni del detective.

Il primo furto si era verificato un paio di settimane fa: alcune centinaia di euro spariti dopo la messa della domenica. Poi altri colpi, poche decine di euro spariti dalla sacrestia. Don Mattia a questo punto ha deciso di entrare in azione.

«Quella stessa sera – scrive il quotidiano trentino L’Adige -, dopo il secondo furto, ha infatti posizionato una videocamera tra i fiori che decorano la chiesa e l’ha lasciata in funzione a ciclo continuo».

«Si tratta di una fototrappola – ha raccontato il cappellano – di quelle che si usano anche per fotografare gli orsi e gli altri animali selvatici nei boschi».

L’idea ha funzionato. Il ladro, tornato in chiesa anche domenica e ha messo a segno il terzo furto, pochi euro lasciati tra le offerte per attirarlo in sacrestia. Non sapeva di essere ripreso dalla telecamera nascosta.

«Non conoscevamo l’uomo visto nel video, ma ho comunque fatto vedere le immagini a un po’ di persone, nostri collaboratori e frequentatori della chiesa – ha raccontato don Mattia – e questo ci ha permesso di dare una svolta alla situazione».

«Già, perché il ladro – racconta L’Adige – è tornato lunedì scorso, per la quarta volta, in chiesa convinto di poter rubare ancora gli spiccioli delle offerte. Solo che questa volta una signora, una parrocchiana che cura amorevolmente gli addobbi floreali della chiesa, lo ha riconosciuto ricordando le immagini registrate dal cappellano viste poco prima, e ha subito chiamato don Mattia mentre il ladro usciva dalla chiesa del Rione e si allontanava in bicicletta: “Gli siamo andati dietro, sia io che la segretaria della parrocchia, e alla fine l’ho raggiunto in auto e l’ho fermato chiamando i carabinieri – racconta don Mattia – che l’hanno preso in consegna”. Tra indagine, videotrappola e inseguimento, don Mattia si è certo guadagnato la stima dei suoi parrocchiani oltre al soprannome che ancora a distanza di giorni lo fa sorridere».

La chiesa parrocchiale di San Giuseppe a Riva.

 

 

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