Qualità della vita: Trento seconda, Verona sesta
Domani, lunedì 30 novembre, sarà pubblicata la ventiduesima edizione della classifica annuale di ItaliaOggi e Università La Sapienza di Roma sulle città dove si vive meglio.
Quest’anno è Pordenone al primo posto della classifica sulla qualità della vita, seguita da Trento. Nella scorsa edizione le parti erano invertite. In coda, invece, scivola Foggia.
Queste le principali variazioni registrate nella classifica annuale di ItaliaOggi e Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con Cattolica Assicurazioni, giunta alla ventiduesima edizione. La classifica completa sarà pubblicata su ItaliaOggi7 in edicola da lunedì 30 novembre.
Più in dettaglio, per quanto riguarda le prime posizioni, dopo Pordenone e Trento, ci sono due nuovi ingressi: Vicenza al terzo posto (era 14ª) e Padova al quarto (11ª). Bene anche Verona, che balza dal 23° al 6° posto.
Ma il salto più alto è di Ascoli Piceno: dalla 37ª alla quinta posizione, sulla scia dei piazzamenti conseguiti nella dimensione della sicurezza sociale (è prima) e reati e sicurezza (è terza).
Non manca l’effetto Covid. Le province più colpite dalla prima ondata della pandemia sono infatti quelle che perdono più posizioni in classifica generale. Bergamo scende dal 26esimo posto dell’anno scorso al 40esimo di quest’anno. Lodi indietreggia di 37 posizioni, Milano di 16, Piacenza di 41, Cremona addirittura di 46.
«La metodologia utilizzata nella ricerca – scrive Italia Oggi – sembra essere stata in grado di cogliere immediatamente almeno gli effetti diretti della pandemia. Ovvio che non si possono ancora rilevare tutti gli effetti indiretti, come ad esempio quelli su reddito, che saranno fotografati dalle statistiche ufficiali solo tra qualche anno. La ricerca quest’anno ha potuto monitorare con precisione gli effetti della diffusione del virus e dei conseguenti lockdown grazie anche all’inserimento di nuovi indicatori che, elaborano i recentissimi dati Istat, resi disponibili il 12 ottobre, sul numero dei decessi nei primi otto mesi dell’anno, comune per comune. Il dato è stato aggregato a livello provinciale e si è calcolato la variazione percentuale tra i primi otto mesi e la media dei cinque anni precedenti. A Bergamo, per esempio, questo incremento è stato del 200%. E’ stato possibile anche distinguere il numero dei deceduti sotto i 65 anni e degli ultrasessantacinquenni. Infine è si è deciso di utilizzare un indicatore aggiornato all’8 novembre: l’incidenza sulla popolazione complessiva della provincia dei casi di Covid, che ha contribuito a trasformare la ricerca in una vera e propria istantanea dell’Italia al tempo del coronavirus».
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