Riapre il MuSa con una mostra sui giovani nel Ventennio e il progetto educativo di un dittatore

SALO' - Dopo lunghi mesi di chiusura oggi, venerdì 21, riapre il MuSa, il museo civico salodiano. La grande novità è la mostra «I giovani sotto il fascismo. Il progetto educativo di un dittatore», curata da Roberto Chiarini ed Elena Pala.

Come viveva un giovane nel Ventennio? Come riuscì un regime totalitario a indottrinare un’intera generazione? Che meccanismi muovevano la macchina propagandistico-pedagogica del progetto totalitario di Mussolini?

Sono alcuni degli spunti di riflessione che propone al pubblico la mostra «I giovani sotto il fascismo. Il progetto educativo di un dittatore», curata da Roberto Chiarini ed Elena Pala e promossa dal Comune di Salò e dal Centro Studi RSI.

La mostra, allestita nella sezione dedicata alla storia della Repubblica Sociale Italiana, è la grande novità della stagione 2021 del MuSa, che riapre al pubblico venerdì 21 maggio.

L’esposizione costituisce un ampliamento di un percorso espositivo già visto in città, a Brescia, ma che per l’occasione si presenta arricchito di nuovi documenti relativi al territorio salodiano e gardesano. Oggetti, fotografie e filmati d’epoca raccontano la scuola, lo sport e le colonie durante il fascismo, lungo un percorso espositivo che intende «approfondire – spiegano i curatori – le modalità con cui un regime totalitario sia riuscito a irreggimentare mediante una sistematica azione di indottrinamento un’intera generazione di italiani».

L’originale percorso storico-visivo della mostra ricostruisce e racconta la grande macchina allestita dal regime di Mussolini per forgiare i «nuovi italiani»: oggi balilla e avanguardisti, domani soldati di un’Italia in guerra per l’edificazione dell’impero. Sappiamo come è finita.

Le finalità sono culturali e didattiche. Il progetto mira a sensibilizzare un pubblico ampio, soprattutto i giovani, su una pagina cruciale di storia del ’900 italiano, nonché a proporre una rappresentazione del passato che possa essere in grado di costruire una conoscenza critica, specie nelle nuove generazioni. Con questa nuova proposta il MuSa vuole insomma stimolare nel visitatore una curiosità illuminata, una riflessione critica sull’argomento attraverso un rigoroso percorso storico: nessun intendo propagandistico, ma un’occasione per riflettere criticamente su un periodo storico che ancora divide, per cercare di comprendere come sia potuto accadere che un Paese intero sia caduto vittima di un annebbiamento della coscienza attraverso il progetto educativo di un dittatore. Una esposizione di alto profilo scientifico e di grande interesse per un pubblico vasto, dunque, per rilanciare il museo civico salodiano che riapre i battenti dopo le prolungate chiusure dovute al Covid.

 

Le esposizioni permanenti

Il MuSa, allestito negli spazi dell’antica chiesa di Santa Giustina e del complesso del collegio dei padri Somaschi, ospita in un lungo percorso tematico tutte le raccolte della città di Salò: opere d’arte, strumenti di raffinata liuteria nella sezione dedicata a Gasparo, gli antichi macchinari dell’osservatorio meteo-sismico Pio Bettoni, i reperti archeologici provenienti dai corredi tombali della necropoli di epoca romana del Lugone, il museo del Nastro Azzurro con le testimonianze dei decorati al Valor Militare, reliquie, armi e uniformi risorgimentali e dai fronti della I e della II Guerra Mondiale.

Reperti della sezione archeologica al MuSa.

Singolarissima, tra le tante collezioni permanenti, quella dedicata ai preparati anatomici del dottor Giovan Battista Rini (1795-1856), le cosiddette «mummie di Salò», il cui allestimento è stato profondamente rinnovato di recente. La collezione è una notevole testimonianza delle sperimentazioni sulla tecnica della pietrificazione, tesa a conferire una consistenza lapidea a corpi, singoli organi o parti anatomiche attraverso l’impregnazione con minerali.

Al Musa si ammira anche la Civica Raccolta del Disegno, espressione unica, in ambito nazionale, di una cultura artistica spesso trascurata, il disegno appunto, che riassume la storia dell’arte italiana dal dopoguerra ad oggi. In questa sezione museale è attualmente visitabile la mostra «Strati d’animo» dell’artista Giulia Spernazza, mentre il 18 luglio sarà inaugurata la mostra «Carta Canta», retrospettiva di Antonio Scaccabarozzi a cura di Anna Lisa Ghirardi e Ilaria Bignotti.

La sezione del MuSa dedicata alla Civica Raccolta del Disegno.

Il MuSa sarà aperto dal 21 maggio 2021 al 9 gennaio 2022, tutti i fine settimana (venerdì, sabato e domenica), con orario continuato 10-18.

Prezzo biglietti: singolo intero 9 euro; ridotto 7 euro (universitari, over 65, salodiani residenti); ridotto ragazzi 7-18 anni 5 euro. Le modalità di accesso e prenotazione sono consultabili sul sito del museo, all’indirizzo wwww.museodisalo.it.

Per la visita nelle giornate di sabato e domenica è richiesta la prenotazione con almeno un giorno di anticipo. Contatti: 0365.20553 (in orari di apertura), [email protected].

 

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