Da Brescia a Capo Nord in handbike: la Mission Possible di Maurizio Antonini

BRESCIA – Da Piazza della Loggia, Brescia, a Capo Nord, Norvegia. Solo con la forza delle sue braccia, a bordo di una handbike per quasi 4.000 chilometri da percorrere in una quarantina di giorni.

Una missione impossibile che diventerà possibile grazie al carattere e alla forza di volontà di Maurizio Antonini, 56 anni, socio fondatore di Active Sport e da sempre attento al valore divulgativo e sociale di determinate esperienze.

Un incidente stradale a 19 anni l’ha obbligato alla sedia a rotelle ma non gli ha tolto desideri e obiettivi. Anzi, da allora ne ha sviluppati di nuovi, come quello di partire per un viaggio simile. Aveva già fatto alcune esperienze più brevi negli anni scorsi, come il cammino di Santiago, una parte della via Francigena e altre ancora, ma il suo sogno è sempre stato raggiungere il punto più a nord d’Europa e adesso lo realizzerà, con un viaggio attraverso Italia, Austria, Germania, Danimarca, Svezia, Finlandia e quindi Norvegia.

Il suo grande progetto è scattato questa mattina, giovedì 23, dalla Loggia, alla presenza di Fabrizio Benzoni (consigliere del Comune di Brescia con delegato allo sport) e di tanti amici e sostenitori, che hanno voluto fargli sentire il proprio appoggio per un’esperienza unica.

Insieme ad Antonini, per la prima tappa del lungo percorso, anche quattro atleti dell’Active Team La Leonessa: Mattia Guerini, Franco Tonoli, Mirko De Cortes e il capitano Sergio Balduchelli. L’arrivo di giornata è previsto ad Avio (Trento), mentre l’uscita dall’Italia è in programma fra circa tre giorni. Ad accompagnare Maurizio, per fornirgli l’assistenza logistica necessaria, ci sarà per tutto il viaggio l’amica Liliana Bran, alla guida di un furgone camperizzato all’interno del quale Antonini potrà trascorrere le notti e rilassarsi nelle (poche) giornate di riposo.

La partenza da piazza Loggia.

 

L’arrivo verso il celebre promontorio dell’Isola di Magerøya, nella parte più settentrionale della Norvegia, è previsto fra una quarantina di giorni e promette di ripagare tutti gli sforzi di Maurizio, che da tempo si impegna nella promozione dello sport fra persone diversamente abili e anche in tanti altri progetti di sensibilizzazione legati alla disabilità.

Stavolta, invece, l’idea iniziale era di vivere il viaggio solo per un piacere personale, ma il valore sociale del progetto era troppo alto per tenerselo tutto per sé. “Sono sempre stato affascinato – racconta Antonini – dalla persone che vedevo viaggiare in bicicletta, con zaini e borse enormi. Mi trasmettevano un grandissimo senso di libertà, così un giorno mi sono chiesto come mai non lo facessi anche io. Le difficoltà ci sono, esistono per tutti, ma bisogna imparare a guardare oltre. Ci sono sogni irrealizzabili e altri che lo sono solo nella nostra testa: questo, per me, ha un grande valore emotivo. Non dobbiamo cedere alla nostra situazione o vedere la disabilità come un limite, ma continuare a guardare ciò che ancora possiamo fare anche su una carrozzina. Sento una sorta di dovere sociale, per mandare un messaggio a tutte quelle persone che si arrendono di fronte a una situazione invalidante. Solo l’esempio pratico può aiutare molta gente a superare gli ostacoli, di qualsiasi genere siano. Per qualcuno può essere un ostacolo insormontabile anche uscire di casa, andare a bere un aperitivo o andare in vacanza. Mi auguro che esempi come questo rappresentino uno stimolo, un input in grado di mostrare che nulla è perduto. Tutto si può ancora fare”. Anche realizzare sogni a bordo di una handbike, respirando libertà per 4.000 chilometri.

Maurizio Antonini.

 

SEGUI MISSION POSSIBLE SUI SOCIAL

Sarà possibile seguire l’intero viaggio di Maurizio Antonini sulle pagine Instagram (@missionpossiblehandbike) e Facebook (Mission Possibile Handbike) create appositamente per l’esperienza, con aggiornamenti costanti da tutte le tappe. L’hashtag del progetto è #MissionPossibleHandbike.


 

Le parole di Marco Colombo, presidente di Active Sport

“Parto da una citazione, tratta dal libro Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, che dice che ‘la vera motocicletta a cui state lavorando è una moto che si chiama voi stessi’. Penso che questo viaggio di Maurizio, il cui soprannome, Missio, ha contribuito a dare il nome all’iniziativa, sia in particolare un percorso interiore. Da sempre capace di dare tanto, veramente tanto, a tutti, forse ha riservato troppo poco per se stesso. Vedo la sfida di un lungo viaggio, verso un obiettivo agognato, ma vedo soprattutto la voglia – citando Vasco Rossi – di trovare un senso a questa vita che un senso non ce l’ha. Da parte mia e di tutti noi va un forte abbraccio a Maurizio: sa di poter contare su se stesso, ma anche sulla meravigliosa famiglia Active Sport che insieme abbiamo costruito”.

Le parole del dottor Michele Scarazzato, Responsabile Unità Operativa di Riabilitazione Neurologica alla Domus Salutis di Brescia

Di confini non ne ho mai visto uno, ma ho sentito dire che esistono nella mente di alcune persone. Questo pensiero dell’esploratore norvegese Thor Heyerdahl ben si adatta all’avventura che Maurizio si appresta a vivere. Da Piazza della Loggia a Capo Nord in handbike: 4.000 chilometri di fatica e sudore per inseguire un sogno di libertà, per dimostrare che le barriere e le difficoltà possono essere superate con preparazione e volontà. Un’avventura vissuta per sé stesso, prima di tutto, ma anche come esempio per tante persone con disabilità che non hanno ancora trovato il modo o il coraggio di vivere appieno le loro aspirazioni, la loro voglia di affacciarsi al mondo”.

Maurizio sulla sua handbike.

 

 

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