Uto Ughi: il lago è una sinfonia di Beethoven

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LAGO DI GARDA – Il maestro Uto Ughi ha incontrato la stampa a Gargnano, per la presentazione festival «Note dal Garda». Ecco l’intervista di GardaPost al grande violinista.

Maestro, per lei è l’ennesimo ritorno sul Garda…

«Ho sempre avuto una predilezione per questo luogo. Ho viaggiato per tutto il pianeta, ma questo è il più bel lago del mondo. Fantastici il suo clima, i suoi ulivi, i suoi agrumi… è un angolo di Mediterraneo a due passi dalle Dolomiti. Non mi meraviglia che i più grandi pensatori, i più grandi poeti, scendendo da nord si fermassero qui per farsi ispirare dal Garda».

E un lago che aiuta l’ispirazione?

«Nella musica, e nell’arte in generale, è importante mantenere sempre sveglio lo spirito creativo. Suonare qui è più facile: l’ispirazione dettata dal paesaggio del lago genera stimoli sempre nuovi. Vedere un tramonto sul Garda è come ascoltare una sinfonia di Beethoven».

Come siamo messi quanto a spazi per la musica e l’arte?

«Insomma… A questo lago auguro un giorno di avere un auditorium da 1.000 – 1.500 posti, uno spazio importante per tutta la riviera e gli appassionati. Lo so, viviamo un periodo di crisi profonda, è un’utopia. Ma una vita senza utopie non varrebbe neppure la pena di essere vissuta».

A Riva incontrerà i giovani?

«Parlerò con allievi del conservatorio. Loro sono il futuro, il domani, la nostra speranza. Senza di loro la musica rischia l’estinzione. Purtroppo se ne vedono pochi nelle sale da concerto. Ma non è colpa loro. Il fatto è che in Italia non c’è un’adeguata educazione musicale. Per questo mi piace dialogare con i giovani. La passione nasce dalla conoscenza. Solo così è possibile predisporre i ragazzi ad un ascolto più consapevole, più vivo. I giovani oggi non amano la musica classica perché non la conoscono. Nessuno l’ha mai spiegata loro».

Cosa si può fare ?
«Purtroppo in Italia la musica è la Cenerentola delle arti. Nessuno se ne occupa, nessuno la sostiene. Guardate cosa fanno in Giappone: mettono in mano il violino ai bambini di 5 anni. Da noi questa disciplina è sacrificata, se non addirittura assente. D’altra parte che cosa si pretende in un Paese nel quale i concerti vengono trasmessi dalla televisione a notte fonda?».

Che ruolo ha un musicista nell’educazione del pubblico?

«Noi interpreti dobbiamo uscire dalla torre d’avorio in cui viviamo, parlare con la gente, spiegare la musica con le parole. L’interprete, il musicista non può essere solo una figura ieratica. L’interprete senza pubblico cessa di esistere».

 

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