I motti di Gabriele d’Annunzio, le fonti, la storia, i significato

GARDONE RIVIERA - Un volume di Simone Maiolini e Patrizia Paradisi, con introduzione di Giordano Bruno Guerri, raccoglie e ricostruisce per la prima volta le origini dei motti dannunziani. Sarà presentato in occasione della festa “Forme uniche di continuità nel tempo”, il 12 marzo, al Vittoriale.

“Ardisco non ordisco”, “Memento audere semper”, “Navigare necesse”, “Io ho quel che ho donato”

I luoghi del Vittoriale – dalle stanze della Prioria ai diversi siti dei giardini – oltre a tutta l’opera in prosa e in versi di Gabriele d’Annunzio, sono accomunati da un aspetto della personalità del Vate rimasto fino ad ora in ombra nei numerosissimi studi condotti attorno alla sua vita e alla sua produzione letteraria: una costellazione di motti in italiano – spesso antico – in francese, in spagnolo, ma in prevalenza in latino che, raccolti nel loro complesso, superano il mezzo migliaio.

Pur se profusi dallo scrittore con nonchalance, la loro comprensione necessita di una chiave di interpretazione sia linguistica, sia di contesto. Da questa esigenza nasce “I motti di Gabriele d’Annunzio” (Silvana Editoriale, 2022), a cura di Simone Maiolini e Patrizia Paradisi e con introduzione del presidente del Vittoriale Giordano Bruno Guerri.

 

 

Il volume racchiude per la prima volta l’intera storia di questa peculiare vocazione, cercando di ricostruire le motivazioni all’origine della scelta di ciascun motto, oltre alla percezione che suscitavano all’epoca, tra i contemporanei.

Seguendo il tradizionale percorso di visita del Vittoriale il saggio illustra via via i singoli motti, estendendo poi l’indagine oltre fino a schedare – lungo un arco cronologico che copre l’intera esistenza del Vate, con un picco nel periodo gardesano – i motti della Capponcina, di guerra, di Fiume, dei prodotti commerciali (riscontrati su un’infinità di ‘supporti’: ex libris, francobolli, medaglie, gioielli, argenteria varia, manifesti, volantini, cartoline, frontespizi, copertine di volumi, ecc.), quelli disseminati nelle opere letterarie, nelle lettere, fino a quelli ideati per gruppi e associazioni.

 

 

Infine, in un capitolo specifico, l’attenzione si concentra su alcuni motti particolarmente significativi, e amplia la prospettiva ad altri autori italiani (Carducci, Pascoli) e francesi (Montaigne, Hugo), che pure hanno praticato i motti con probabili influenze sul Vate.

Conclude il volume un approfondimento sulla grafica applicata a firma di Francesco Parisi, specialista del settore, che illumina il rapporto di d’Annunzio con gli artisti che lo hanno affiancato nella ricerca di un’arte integrale che unisse parole e immagini in un unicum di maggiore impatto ed efficacia.

La copertina del libro.

 

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