Da Salò al Perù, la storia dell’archeologo che indaga il deserto di Nasca

CAHUACHI (PERU') - In un film della regista cremonese Petra Paola Lucini la straordinaria storia dell’archeologo di fama internazionale Giuseppe Orefici, che da oltre 40 anni lavora a pochi chilometri da Nasca e dalle sue celebri linee.

Ha un legame con tutti. Con l’Italia, con Brescia, con Salò, ma anche con Europa, Africa, Centro e Sud America. Una figura culturale a tutto tondo, quella di Giuseppe Orefici, bresciano di nascita e sudamericano di …adozione, visto che lavora da oltre 40 anni a Cahuachi (Perù meridionale), a pochi chilometri da Nasca e dalle sue celebri linee.

Un archeologo di fama internazionale, con lezioni alla Sorbona di Parigi, interventi in televisioni, riviste, giornali di tutto il mondo, da Discovery Chanel alla BBC, da Raistoria al National Geographic, e avanti con cronisti provenienti da qualsiasi latitudine.

E, come spesso accade, mille riconoscimenti ovunque, con l’Ateneo di Brescia che lo annovera tra i soci. Impossibile elencare associazioni, sodalizi, circoli che sono onorati dalla sua presenza.

Giuseppe Orefici e Petra Paola Lucini.

 

A Brescia ha l’abitazione in centro storico, mentre a Salò i suoi avevano preso una casa a fine anni ’30, del secolo passato, alla ricerca di un luogo più defilato dopo che erano state emanate le leggi razziali fasciste. Nessuno poteva immaginare che proprio sul lago avrebbe preso dimora anche il Duce col suo seguito di funzionari e militari. E così, nonostante la famiglia Orefici vantasse personaggi di primo livello nella politica e nella cultura bresciana del Novecento, l’unica possibilità di sopravvivenza fu costituita dalla fuga.

Poi, finalmente, tornarono pace e normalità.

Quasi quarant’anni fa Giuseppe si trasferì in Perù. Non certo alla ricerca di una dimora fissa, infatti ha scavato in siti archeologici in Messico, Brasile, Cile, Algeria e, ovviamente, in Italia. Per citare i più rilevanti.

Ma a Cahuachi ha realizzato scoperte sensazionali, che hanno richiamato l’attenzione dei media grandi e piccoli di tutto il mondo.

A raccontare questa storia (sfoderando una gran dose di coraggio) è stata di recente una regista cremonese, Petra Paola Lucini, con interessi bresciani anche lei, visto che una sua sorella risiede nel bresciano e Momy, il suo …cucciolo di 45 chilogrammi, ha un veterinario salodiano.

Lucini si dedica a tutt’altro, ma qualche decennio fa, dopo avere conosciuto Orefici in un circolo di appassionati di archeologia, gli promise che sarebbe andata a vedere cosa succedeva nel deserto di Nasca. Ha mantenuto la promessa e con il suo operatore per le riprese Giovanni Solari è volata in Perù. Al ritorno ha riordinato immagini e suoni, con l’apporto di Silvio Masanotti (che fa parte della band di Samuele Bersani), con le voci di Beppe Arena e Perla Liberatori.

Per il resto pochi attori, perché le immagini sono eloquenti quanto basta. Tra gli italiani: Claudia Corbari, Giuseppe Ghizzoni, Lorenzo Solari, Angelica Marchetti, Alessandro Zagni, Manola Pagliari.

Ne esce uno spaccato documentato e profondo, che riflette un velo di dolce malinconia. Usando le parole di Orefici, oggi 76enne, in quel deserto l’uomo si annulla e viene assorbito dall’infinito.

 

Qui è stata recuperata la massima parte di stoffe antiche di tutto il mondo e questo è il sito cerimoniale costruito in mattoni crudi più esteso del pianeta. Ma le credenziali non sono solo queste e la curiosità aumenta nello sfogliare uno qualsiasi tra le decine di libri scritti da Orefici che, a Nasca, conoscono come “Jusepe, el arqueologo italiano”.

Ventiquattro chilometri quadrati di sito archeologico cerimoniale, una ventina di archeologi all’opera, in gran parte peruviani, decine di lavoratori, un Museo (Antonini) di oltre 800 metri quadri, la prospettiva di molti altri anni di lavoro per valorizzare l’intera area e verosimili ulteriori scoperte tra i geoglifi che già sono innumerevoli.

 

Se Orefici procede, Lucini lo insegue e sta mettendo in cantiere, con il sostegno di Silvia Bernabé, un nuovo progetto, “Cahuachi 2023” per documentare altri geoglifi (disegno sul terreno, ndr) scoperti in una vallata a 200 chilometri da Nasca. Servirà un’altra impresa come la precedente ma il primo passo è stato mosso bene.

Infatti Lucini ha presentato in anteprima il nuovo progetto nel celebre Teatro Filodrammatici, a due passi dal centro di Cremona. Folto pubblico e notevole interesse da parte di tutti.

Come inizio può bastare.

Orefici intanto non smette di lavorare e guarda avanti, lontano, oltre le colline pietrose di un deserto infinito dove il punto più vicino sembra essere il cielo.

B.F.

 

 

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