Il vertebrato più minacciato al mondo è la tartaruga d’acqua dolce

BUSSOLENGO - L'allarme lanciato durante la seconda giornata del 12° Convegno Nazionale della Ricerca nei Parchi al Parco Natura Viva di Bussolengo. Il focus è sulle tartarughe d'acqua dolce e i dati sono davvero impietosi. Fa il punto lo zoologo di fama internazionale Peter Praschag.

Nessun mammifero esotico, nessun anfibio endemico di chissà quale habitat lontano da noi. Il vertebrato più minacciato al mondo è la tartaruga d’acqua dolce.

Il 62% delle specie di tartarughe d’acqua dolce sul Pianeta è minacciato o in pericolo. Sono già 10 le sottospecie ad essersi estinte negli ultimi anni. Un triste primato che questi animali condividono solo con le scimmie”.

L’allarme arriva dalla seconda giornata del 12° Convegno Nazionale della Ricerca nei Parchi in corso al Parco Natura Viva (lo abbiamo presentato qui).

Lo zoologo Peter Praschag insieme al medico veterinario Michele Capasso.

 

Durante il quale l’intervento dello zoologo di fama mondiale Peter Praschag non lascia spazio a dubbi. “Tra il 1970 e il 2010 il declino delle popolazioni di tartarughe di acqua dolce è stato del 79%. Per fare un paragone, è sufficiente pensare che sia le specie animali terrestri che quelle marine sono scomparse ad un tasso del 39%. Fiumi, laghi e bacini d’acqua dolce stanno perdendo i propri abitanti”.

E con il Parco Natura Viva di Bussolengo, Praschag sta già lavorando al progetto di reintroduzione in natura della Emys orbicularis, la tartaruga palustre europea fortemente minacciata dal’invasione dell’americana Trachemys scripta.

Esemplare di Trachemys scripta. Foto di Sergio Cerrato – Italia da Pixabay.

 

Lo zoologo ha fondato e gestisce in Austria la più grande “arca” di salvezza del mondo per tartarughe d’acqua dolce, che ospita circa 2500 animali in quattro località diverse. Ottocento di questi esemplari appartengono ai generi Batagur e Cuora, i più minacciati in assoluto.

“Delle 50 specie di tartarughe più a rischio – prosegue Praschag – ci prendiamo cura di 37 e ne alleviamo 35. Con 20 specie e sottospecie di tartarughe descritte per la prima volta, abbiamo dato un contributo significativo alla comprensione della diversità delle tartarughe. Adesso è necessario combinare misure di conservazione al di fuori del loro habitat naturale con misure nei luoghi originari. Ma per le specie con pochissimi sopravvissuti, costituire gruppi di riproduzione gestiti dall’uomo è l’unica possibilità di garantirne il futuro”.

 

 

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