Ops… sono spariti altri 50 ettari di verde

0

LAGO DI GARDA – Cementificazione inarrestabile in riviera. In tre anni, dal 2009 al 2012, sul Garda bresciano il cemento si è divorato più di 50 ettari di verde. Una superficie pari a 52 campi da calcio. È un grido d’allarme quello lanciato da Legambiente in occasione della campagna gardesana della Goletta dei Laghi: il cemento si sta mangiando la riviera gardesana. Tranne San Felice, Manerba e Sirmione (che però ha già consumato quasi il 60% del suo territorio), tutti gli altri comuni registrano una crescita dell’edificazione, con punte del 4-5% di suolo occupato nel triennio a Toscolano e Padenghe e del 2-3% a Limone e Gardone Riviera. Sono dati ufficiali, elaborati dal rapporto Dusaf (acronimo di Destinazione d’uso dei suoli agricoli e forestali) di Regione Lombardia, presentati l’11 luglio a Salò da Legambiente, in occasione della campagna gardesana della Goletta dei Laghi, che non solo monitora la qualità delle acque ma accende i riflettori anche sulle criticità del territorio. Dati che fanno riflettere.

«Sul Garda bresciano – spiega Barbara Meggetto, portavoce della Goletta – il cemento consuma 500 mq di suolo ogni giorno. È una situazione allarmante, non solo per motivi ambientali, ma anche economici, visto che, come  scrive l’Osservatorio Turistico della provincia di Brescia, “la natura rappresenta la motivazione principale alla scelta di fare una vacanza nel bresciano per quasi il 41% dei turisti”».

Per Legambiente, insomma, «non si esce dalla crisi, se non si percorre la strada della green economy e del turismo sostenibile». Ma segnali in questo senso se ne vedono pochi. A preoccupare gli ambientalisti sono ora alcuni nuovi impattanti progetti, come quello di riconversione della Tavina a Salò, il cui piano attuativo approderà in Consiglio comunale proprio lunedì 15 luglio. Un intervento che nell’area occupata in precedenza dallo stabilimento di imbottigliamento di acqua minerale prevede, nell’ultima versione, 20.650mq di residenziale, 8.000 di alberghiero e 330 di servizi. E la fabbrica? Andrebbe ad occupare un terreno vergine a Pratomaggiore, con  un’ulteriore incidenza sul suolo libero e sull’energia necessaria a pompare l’acqua dalla fonte allo stabilimento.

«Non è possibile – dice Cristina Milani del circolo gardesano di Legambiente – promuovere ancora migliaia di metri cubi di residenziale e di alberghi quando è evidente a tutti che siamo ben oltre la saturazione: il settore immobiliare è gravato da molto invenduto oltre che da fallimenti e sequestri, come successo a Campione di Tremosine. Un progetto così ci sembra fuori dalla realtà». Legambiente chiede ai sindaci di assumersi la responsabilità di certe scelte: «Quando c’è un’ordinanza di demolizione va fatta eseguire. Ma quasi mai accade. Emblematico l’intervento in località “Castel” a Pieve di Tremosine: palazzine costruite abusivamente e non ancora demolite a sei anni dalla sentenza definitiva che ne aveva imposto l’abbattimento». Altri progetti verso i quali Legambiente punta il dito gravano sul basso lago, come il complesso residenziale «Dimore gigli di campo» a Lonato, a poca distanza dall’Abbazia di Maguzzano.

Il timore è che i nuovi interventi portino ancora seconde case, la cui continua diffusione è una delle piaghe del territorio: in alcuni Comuni costituiscono addirittura la maggioranza del patrimonio immobiliare, come a Manerba, dove la percentuale è del 67%, o a Toscolano, dove si sfiora il 50%. I segnali che provengono dalle Istituzioni non fanno però ben sperare sull’inversione di tendenza. Giusto giovedì 10 luglio è giunta la notizia della chiusura del gruppo di lavoro in consiglio regionale costituito con il compito di giungere ad un testo di legge unitario sul consumo di suolo. Le dimissioni del presidente del gruppo di lavoro hanno testimoniato l’impossibilità, per ora, di raggiungere un obiettivo auspicato da molti. In primis la stessa Legambiente, promotrice nel 2009 di una legge popolare sul tema, sottoscritta da ben 15.000 cittadini lombardi.

Lascia una risposta