Cipressi, da Arco un cocktail per curarli

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ARCO DI TRENTO – Niente flebi, né costosi trattamenti fitosanitari. I giardinieri della Fondazione Città di Arco sperimentano una cura per i cipressi malati.

La notizia è riportata dal quotidiano trentino L’Adige: «La soluzione per tutti i mali dei cipressi in Busa sembra arrivare da un cockail biologico, atossico ed economico che è stato sperimentato nelle scorse settimane per la prima volta dai giardinieri della Fondazione Città di Arco, la casa di riposo di via Strappazzocche, e che ha dato risultati sorprendenti».

Non si tratta delle flebo viste sui cipressi di Malcesine, il cosiddetto “metodo Corradi” (leggi qui la notizia) e neppure di costosi trattamenti fitosanitari al vaglio di molte amministrazioni che si stanno occupando dei mali che affliggono numerosi cipressi gardesani (l’afide «Cinara Cupressi» e il fungo «Seiridium Cardinal», noto come «cancro della corteccia»).

«L’idea – ha dichiarato a L’Adige Roberto De Laurentis, presidente della Fondazione, oltre che dell’Associazione artigiani trentina – è venuta ad uno dei nostri dipendenti, un grande appassionato di alberi».

Il quale ha preparato un cocktail composto da tre ingredienti: l’olio estratto dalle bacche di neem (Azadirachta indica), un albero originario dell’India noto per le sue proprietà medicamentose; l’olio estivo, detto anche “ufo”, che ha proprietà insetticide; il terzo un concime specifico anch’esso naturale.

«Di chimico in questa soluzione non c’è nulla – ha aggiunto De Laurentis -. Per questo la si può irrorare sulle piante come abbiamo fatto già due volte in Fondazione. Basta una mascherina. Nel parco abbiamo 20 cipressi, li abbiamo già trattati due volte spendendo una cifra complessiva pari a 400 euro, circa 10 euro per ogni trattamento sulla singola pianta. L’albero riparte subito, l’afide se ne va, i nuovi getti emergono sotto la parte ormai essiccata».

Si tratta, peraltro di cipressi secolari, messi a dimora tra il 1870 e il 1880. De Laurentis ha informato del trattamento il sindaco di Arco e l’ufficio tecnico.

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