I paesaggi storici di Toscolano Maderno. Dalla summer school al libro

TOSCOLANO MADERNO – Venerdì 26 gennaio alle 17.30 Presso l’ex Palazzo municipale la presentazione del libro “Toscolano Maderno. Paesaggi, comunità, imprenditori tra medioevo ed età moderna”.

Pubblichiamo, di seguito, la presentazione del libro a cura del prof. Gian Pietro Brogiolo.

Nel 2016, per iniziativa dell’amministrazione comunale e in collaborazione con l’Università di Padova, è stato avviato un progetto di ricerca sui paesaggi storici e sulle architetture medievali di Toscolano e di Maderno. L’obiettivo iniziale era di estendere le ricerche avviate l’anno precedente nel territorio di Vobarno che presenta aspetti complementari rispetto alla costa gardesana occidentale: un simile sfruttamento delle risorse da parte delle comunità locali, la cui origine risale a più di duemila anni fa (con l’agricoltura nelle aree pianeggianti e nei bassi versanti, i pascoli a mezza-costa e in montagna, dove prevalgono i boschi); l’affermarsi, con la romanizzazione, delle aziende private segnalate dai numerosissimi toponimi prediali; un sistema fortificato del VI secolo, realizzato nell’ambito delle difese approntate tra la Valle dell’Adige, il Garda e la Valle Sabbia; la presenza di ampi beni fiscali donati poi, probabilmente da un imperatore del X secolo, al vescovo di Brescia; un notevole sviluppo artigianale, favorito dalla formazione della Riviera bresciana del lago di Garda e dal successivo passaggio sotto Venezia.

Non è peraltro solo il passato a legare la Valle Sabbia al Garda, territori chiamati a reinventarsi un futuro. Il primo puntando su un’industria tecnologicamente avanzata che sostituisca quella del tondino del recente passato; il secondo abbandonando l’edilizia delle seconde case che ne ha deturpato i paesaggi e distrutto la tradizionale vocazione agricola. Il futuro è nel perseguimento di uno sviluppo ecosostenibile, “che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri” (Our Common Future, documento della “Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo” del 1987, presieduta da Gro Harlem Brundtland). L’obiettivo è oggi centrale nelle politiche di tutti i Paesi del mondo, come conferma l’ Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, sottoscritta nel settembre 2015 dai 193 Paesi dell’ONU.

Nel nostro caso, si può tradurre in una valorizzazione delle risorse tradizionali collegate ad un turismo culturale che dal lago si estenda al vasto entroterra dell’alto Garda, della Valvestino e del lago d’Idro, saldandosi con quello delle Giudicarie trentine.

Una veduta del borgo di Cecina, frazione collinare di Toscolano Maderno.

Ma, per valorizzarle, le risorse locali bisogna prima conoscerle. Il che significa non solo avviare ricerche sistematiche, non limitate a singoli elementi, quali architetture, insediamenti, impianti produttivi o “tradizioni popolari”, ma estese all’insieme dei paesaggi antropizzati, per valutarne le risorse e le modalità di sfruttamento.

Requisito fondamentale di questi progetti è il coinvolgimento delle comunità, delle associazioni e degli studiosi locali, che ne dovranno poi assicurare la continuità e l’utilizzo nel tempo. In questa prospettiva, l’Università di Padova, sedici anni fa, era già stata coinvolta dal Comune di Toscolano Maderno in un progetto di scavo e valorizzazione della Valle delle Cartiere, portato avanti con gli scavi di tre complessi industriali abbandonati e con lo studio stratigrafico di quella che è poi diventata la sede del Museo della carta, lavori che vengono ora pubblicati nel volume.

La nuova fase di ricerche, il cui obiettivo era, come si è detto, lo studio dei paesaggi e delle architetture, è iniziata con alcune tesine sulle architetture avviate nell’inverno del 2016. È poi seguita una Summer School, organizzata nel maggio del 2016 in collaborazione con l‘Associazione Storico – Archeologica della Riviera del Garda (ASAR; www.asar-garda.org) e del Museo della carta di Toscolano, alla quale hanno partecipato dodici studenti dei corsi di laurea e della Scuola di Specializzazione di Archeologia di Padova. Il risultato sono i contributi, qui pubblicati, di Eleonora Berto, Jessica Bezzi, Filippo Ceres, Federica Chiorboli, Gian Galeazzi, Francesca Tomei, Danilo Vitelli e quelli di Lucia Durjava, Alfonsina Esposito, Simone Carini, Paola Fresco, Erika Mattio. Nelle ricerche sono stati coinvolti anche validi studiosi impegnati nella ricerca storica gardesana (Giovanni Pelizzari, Ivan Bendinoni, Lisa Cervigni) e in quella più generale dell’Italia settentrionale (Monica Ibsen e Simone Caldano).

Questo progetto è stato preceduto da altri, condotti negli ultimi vent’anni tra Trentino, Padovano e Garda bresciano, che hanno sperimentato variegati strumenti e procedure di indagine. Innanzitutto sono stati sfruttati i dati teleosservativi (foto aeree storiche a partire dal 1954 e scansioni LiDAR disponibili per la fascia costiera) e le mappe storiche del Catasto napoleonico appositamente vettorializzate.

Ruderi di un vecchio opificio cartario, nella Valle delle Cartiere.

Inseriti nel GIS, hanno assicurato la base cartografica sulla quale sono stati poi inseriti i toponimi e i ritrovamenti archeologici, già in parte studiati. I toponimi nel pregevole censimento di Piercarlo Belotti, Antonio Foglio, Gianfranco Ligasacchi; i dati archeologici di Toscolano e Maderno nella Carta archeologica della provincia di Brescia, rivista nel 2015 da Lisa Cervigni. Numerose sono infine, a partire dalla fine del X secolo, le fonti scritte, anche se ancora prevalentemente inedite. Comprendono: i documenti dell’archivio comunale di Maderno, inventariati da Guido Lonati negli anni ’30 del secolo scorso; i censimenti delle proprietà vescovili del 1279, 1298, 1307; altri documenti di monasteri bresciani disponibili on line nel Codice diplomatico della Lombardia medievale; quelli dell’Archivio della Magnifica Patria di Salò, recentemente inventariati e in parte scansionati dall’ASAR.

La ricchezza delle informazioni per questo ampio territorio, che comprendeva in origine più comunità progressivamente accorpate nel comune attuale, può essere gestita solo attraverso ricerche progressive e, dopo questa fase che ha visto protagonista l’Università, spetterà agli studiosi locali affrontare le tappe successive di una ricerca che dovrebbe proseguire, tanti sono i fondi archivistici da esplorare e i temi da affrontare. Manca, tra l’altro, una trattazione dettagliata sia del periodo preprotostorico sia dell’età romana, pur se gli scavi della grande villa dei Nonii Arrii di Toscolano sono stati recentemente pubblicati in un volume che ripropone anche i dati sull’altomedioevo (Roffia 2015).

In questo volume, pur se si accenna brevemente alle infrastrutture stradali e ai paesaggi agrari di età romana, essenziali per capire l’evoluzione successiva, sono stati affrontati taluni aspetti della storia medievale e moderna per i quali si dispone attualmente di informazioni. Per l’età medievale, incrociando fonti materiali e documentarie, vengono presentati alcuni inediti frammenti di storia: le fortificazioni di VI secolo, i nuovi paesaggi legati ad insediamenti di età longobarda, i beni oggetto di donazioni a monasteri e al vescovo di Brescia, i numerosi castelli che ridisegnano il popolamento.

Una seconda parte del volume ritorna, con una revisione che rimette in discussione le conclusioni di una recente monografia, sul monumento più importante di Maderno, la pieve di Sant’Andrea, oggetto di tanti studi e di controverse interpretazioni.

Pieve di Sant'Andrea a Maderno.
La Pieve di Sant’Andrea a Maderno. La conformazione attuale della chiesa è fatta risalire al XII secolo.

La terza sezione è dedicata all’economia e alla società in età moderna, nelle quali, oltre allo sfruttamento delle risorse agrarie e dell’incolto, un ruolo trainante hanno avuto le cartiere. Conclude il volume, sulla base di estimi e catasti, un contributo sulle dinamiche della proprietà agraria nella quale venivano investiti i proventi dell’industria e del commercio e sui riflessi nella demografia e nella distribuzione della ricchezza.

In conclusione, gli studi pubblicati rappresentano un corposo assaggio di come le ricerche potrebbero svilupparsi in più direzioni. Sia per diradare il buio che avvolge le fasi più antiche, sia per ricostruire, per mezzo di analisi quantitative, la capacità di questo territorio di assicurare il mantenimento ai suoi abitanti, fornendo altresì alle comunità e ai soggetti più intraprendenti un surplus da investire nelle architetture.

La ricerca, condotta tra 2015 e 2017, non ha solo un’esclusiva finalità di conoscenza perché, nell’ambito di un’archeologia che possiamo definire sociale, valutando la sostenibilità dei sistemi economici del passato, suggerisce alternative al recente modello di sviluppo.

I commenti sono chiusi.