Si può criticare la ciclabile di Limone?

LIMONE – Abbiamo già scritto delle critiche mosse alla ciclabile di Limone. C’è chi se l’è presa con Gardapost. Che ovviamente continua tranquillo a fare quello per cui è nato: cronaca e informazione. In libertà e senza condizionamenti.

Tra il bianco e il nero ci sono mille sfumature. Tra «…la ciclabile più bella del mondo» e «…un completo disastro ambientale» possono esserci un’infinità di pensieri intermedi.

Guardando la pista ciclabile in fase di costruzione tra Limone sul Garda e il confine trentino scaturiscono, in effetti, emozioni contrastanti.

Da un lato la pista offrirà l’occasione di pedalare, o camminare, in scenari di grande bellezza, ammirando panorami mozzafiato lungo un percorso a picco sul lago. L’effetto «oohhh» sarà assicurato. Sarà, senza dubbio, un grandioso richiamo turistico.

Dall’altro lato, quelle impalcature in ferro imbullonate nella montagna, le reti e i cavi d’acciaio che imbrigliano le pareti dove nidificano i gabbiani, le strutture in metallo a ridosso dei vecchi ponti in pietra della Gardesana appaiono decisamente arroganti, un’offesa nei confronti di un paesaggio naturale rimasto inviolato per tanto tempo.

La pista farà bene all’economia locale? Porterà nuovi visitatori? Darà lustro all’immagine turistica del Garda? Probabilmente si. Una pista ciclabile è sinonimo di «mobilità sostenibile» (espressione che suona un po’ ridicola su una riviera gardesana che per sei mesi all’anno è letteralmente soffocata dalle auto dei turisti e dai loro gas di scarico). La ciclabile è un luogo vivibile in modo sano, uno spazio per gli sportivi e le famiglie, un’infrastruttura per il divertimento, l’attività sportiva, lo svago.

Ma… Appunto, c’è un ma. Tutto dipende, come sempre, dai punti di vista. Un’opera che può essere considerata straordinaria, bellissima e utilissima da chi la guarda con l’occhio del cicloamatore, dell’albergatore, dell’operatore turistico o dell’amministratore comunale che la promuove, può invece sembrare oscena, devastante, figlia di una politica miope e pasticciona a chi la guarda con l’occhio dell’ecologista, del naturalista, dell’ambientalista o magari dell’amministratore pubblico che sta cercando soluzioni progettuali meno impattanti per realizzare un’opera simile sul proprio territorio.

Chi ha criticato l’opera (ad esempio il blog di Alessandro Gogna, articolista e scalatore, ma anche gente meno “rivoluzionaria”, come l’assessore provinciale trentino Mauro Gilmozzi) ricorda che ci sono specie botaniche rare o uniche al mondo, presenti solo sulla Gardesana Occidentale, concretamente messe a rischio dalla grande fascia di parete rocciosa rasata a zero per posizionare le reti di sicurezza sulla costa limonese.

Chi ha ragione? Come spesso accade, anche in questo caso probabilmente la ragione sta un po’ da una parte e un po’ dall’altra. Poi, per carità, c’è anche chi crede di essere il depositario della verità assoluta.

Si parla tanto di ecoturismo, turismo sostenibile e turismo responsabile. È innegabile la necessità di ridurre gli impatti negativi che il turismo di massa (24 milioni di presenze nel 2017 sono o non sono una massa?) produce sull’ambiente e la vivibilità del territorio benacense. Ci si chiede dunque: questa ciclabile è espressione di una logica sostenibile di utilizzo del territorio? I vantaggi attesi prevalgono sulle criticità evidenziate? Poteva essere pensata diversamente?

Domande che in molti si fanno. Gardapost ne ha dato notizia, senza schierarsi né da una né dall’altra parte.

PS per gli amministratori allergici alle critiche e alla libertà di pensiero. Questo, lo ribadiamo, non è un post “pro” o “contro” la ciclabile di Limone. Questo è un post che intende proporre un ulteriore spunto di riflessione nell’ambito del dibattito in atto tra persone interessate a quanto accade sul territorio gardesano. Che è di tutti.

Il ponte in località Capo Reamol.
La ciclabile in fase di costruzione a Limone.
Il tratto tra Limone nord e il confine con il Trentino in fase di costruzione.

 

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