Tavina: gli 8 no di Scelgo Salò

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SALÒ – Otto «no» al piano Tavina. Li pronuncia il gruppo d’opposizione «Scelgo Salò» che snocciola, uno dopo l’altro, «gli 8 motivi per cui pensiamo che l’operazione Tavina sia senza senso».

Il primo: «Cemento e solo cemento». «Il futuro di Salò – dice il capogruppo Stefano Zane – non può essere ancora di mattoni, di seconde case vuote e invendute. La volumetria approvata (oltre 250 appartamenti) corrisponde al 10% della popolazione salodiana. È fuori da ogni logica di salvaguardia e valorizzazione del territorio, ma anche di mercato. Chi investirà oggi in nuovi appartamenti?».

Il secondo: «Nessun progetto di vero sviluppo». Per la minoranza «manca un’idea complessiva per l’intera area che comprenda anche il Gasometro e l’area Pontoglio; servirebbe infatti un “polo attrattore” alla fine del nuovo lungolago. Questa dovrebbe essere la zona per lo sviluppo di Salò, coerente con la vocazione turistica. Invece, ciò che è stato approvato è roba vecchia, banale, senza alcuna visione futura».

Il terzo: «Le contropartite per l’intervento a lago», che vedranno attuazione tra 5-10 anni e che per l’opposizione sono insufficienti: aree verdi e percorsi pedonali; ristrutturazione edifici residenziali pubblici di via Trieste e via Valle; la rotatoria delle Zette, mille mq di edilizia residenziale pubblica; parcheggio e sistemazione di via San Benedetto; opere per 3,5 milioni. «Ne vale la pena? Secondo noi no!», dice Scelgo Salò.

Il quarto motivo: «L’albergo promesso». La minoranza si chiede: «Lo vedremo mai? L’accordo prevede che la realizzazione del secondo 50% dei fabbricati residenziali potrà essere effettuata solo dopo la realizzazione delle fondazioni dell’albergo. Significa che, se mai verrà realizzato, l’albergo lo vedremo tra molti anni, certamente dopo la realizzazione delle abitazioni residenziali».

Il quinto motivo: «Il nuovo stabilimento a Villa-Cunettone». Per l’opposizione la fabbrica «sarà posizionata in un’area pregiata e sarà un banale capannone di forte impatto ambientale: alto 17 metri, visibili dal semaforo di Villa».

Il sesto: «Le contropartite per lo stabilimento». In cambio i salodiani avranno (tra 3-7 anni) verde pubblico attrezzato a Pratomaggiore e parcheggi, la vasca di laminazione, la rotatoria sulla provinciale per Puegnago, la sistemazione del torrente Riotto e opere per 1,45 milioni «destinate solo in parte a Villa». Anche in questo caso per la minoranza non ne vale la pena.

Il settimo motivo: «I soggetti in campo, tutti molto indebitati con le banche. La domanda che sorge spontanea è: ma allora si farà mai qualcosa?».

Nell’ottavo «no» il gruppo Scelgo Salò ribadisce le proprie considerazioni generali: «Lo spostamento dello stabilimento non è necessario alla realizzazione di un nuovo e più moderno impianto di imbottigliamento, ma è funzionale solo a giustificare il valore messo a bilancio dell’area a lago, nella speranza di una sua valorizzazione immobiliare». Per Scelgo Salò, insomma, «è stata sprecata l’unica grande occasione per pianificare un nuovo sviluppo per Salò».

Scarica qui il pdf con il testo integrale degli “8 motivi per cui il gruppo Scelgo Salò pensa che l’operazione sia senza senso”.

 

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