Lavorare per l’Europa: diritto al futuro

SALÒ – Il liceo Fermi partecipa al concorso «Lavorare per l’Europa: diritto al futuro». Per contrastare l’euro-scetticismo e promuovere la necessità di un’Europa unita e democratica.

Il concorso è rivolto a ragazzi delle scuole superiori dell’Unione Europea ed è organizzato dall’associazione Giovani Idee di Bergamo (www.giovanidee.it).

Dei contenuti del concorso, che vivrà la fase finale in maggio a Varsavia, si è parlato nel corso di un recente convegno, cui ha partecipato una delegazione del liceo salodiano (www.liceofermisalo.gov.it).

Ecco cosa scrive in proposito la studentessa Melodie Bertoli.

«Nelle giornate di venerdì 11 e sabato 12 novembre, presso l’Aula Magna dell’Università di Bergamo, si è tenuto un Convengo di Studi, promosso dall’associazione Giovanidee, che già da anni si occupa di organizzare concorsi per le scuole europee, con lo scopo di contrastare l’euro-scetticismo e di sensibilizzare sulla reale necessità e possibilità di un’Europa unita e democratica.

Tra le scuole partecipanti al concorso, erano presenti quaranta delegazioni, incluso il Liceo E. Fermi di Salò. Coerentemente con le recenti vicende del panorama europeo, il tema scelto per il concorso 2016-2017 è “Lavorare per l’Europa: Diritto al futuro”, da sviluppare attraverso mezzi comunicativi quali l’audiovisivo, web, cartaceo o teatrale e coreutico.

Il titolo del concorso è stato commentato durante i saluti da Gianpietro Benigni, Presidente dell’associazione, seguito dal Rettore dell’Università di Bergamo, dal Sindaco di Bergamo e dal Dirigente Ufficio Scolastico di Bergamo. Questi hanno menzionato l’evoluzione del concetto di “lavoro” nella società moderna, in cui sempre più sono richiesti flessibilità, necessità di spostamenti e utilizzo di tecnologie, e hanno sottolineato la centralità che i giovani devono avere all’interno del sistema economico, politico e civile della propria nazione e dell’Europa. È stata evidenziata anche l’esigenza di combattere il dilagante disinteresse e di fornire un’educazione e una cultura che portino ad essere cittadini consapevoli e attivi.

Il Presidente della Provincia Matteo Rossi ha poi presentato e premiato Martina Caironi, alfiere della squadra italiana alle Paraolimpiadi di Rio de Janeiro. Durante il dialogo con Martina, sono emersi temi quali la resilienza, l’umiltà e la solidarietà, necessari da acquisire in un percorso di maturazione personale come quello attraversato dai giovani degli istituti superiori.

Le ultime ore della giornata di venerdì, sono state destinate alla presentazione dei progetti da parte degli studenti. È risultata evidente la massiccia preferenza della comunicazione audiovisiva, motivata dal cambiamento nei modi di esprimersi e relazionarsi. La società moderna infatti impone velocità, immediatezza e facilità comunicativa che solo un supporto come quello multimediale può fornire. È stata però lodata la decisione controcorrente di partecipare al concorso tramite la realizzazione di un romanzo cartaceo, ovvero il ritorno efficace della parola contro la società delle immagini, l’Umanismo contro gli algoritmi.

Durante la presentazione, alle delegazioni italiane si sono affiancate anche quelle provenienti da Spagna, Polonia, Romania, Albania e Ungheria. Nella giornata di sabato 12, l’intervento del Prof. Antonio Villafranca, Docente di Relazioni Internazionali e politica economica presso l’Università Bocconi di Milano, ha permesso di chiarire il bisogno di un’Europa forte e unita, che rischia di trovarsi stretta tra due potenze quali USA e Russia. L’invito quindi, rivolto ai giovani presenti, è stato quello di non accontentarsi dello stato attuale, ma di lavorare per migliorare l’Unione che da settant’anni garantisce la pace al proprio interno, secondo gli ideali di multiculturalismo, di stato sociale, di sviluppo sostenibile e di giustizia, con il ridimensionamento dei concetti di patriottismo e di cittadinanza.

Il Prof. Villafranca ha poi sollevato la questione demografica, per cui nel 2100 la popolazione mondiale raggiungerà gli 11 miliardi (contro i 2,5 miliardi del 1950). Ma, secondo le statistiche, l’Europa è l’unica area destinata a ridursi del -4%. In questo scenario, l’immigrazione, le cui conseguenze e ripercussioni sono molto dibattute, sembra essere una soluzione. Si tratta infatti di un fenomeno non emergenziale, data la sua costanza, che potrebbe risolvere il problema dei pensionamenti. Se nel 1950 c’erano appunto cinque lavoratori per un pensionato, con la diminuzione della popolazione europea il rischio è quello di raggiungere un lavoratore per ogni pensionato.

Altre problematiche sono state portate alla luce, come la ricchezza prodotta ma mal distribuita dal capitalismo, la possibilità di un accordo commerciale tra Europa e USA, con le consecutive conseguenze nel campo di OGM e qualità dei prodotti, e infine la matrice occidentale del danno ambientale, la cui componente antropogenetica è ancora rifiutata da molti leader mondiali, primo fra tutti il neopresidente americano Trump.

È seguito poi il confronto intergenerazionale con gli studenti partecipanti alla terza edizione del concorso 2007, sul tema “Nell’Europa che vogliamo il futuro siamo noi”, tramite una rilettura di quella stessa realtà, un decennio più tardi. A conclusione del Convegno di Studi, il contributo di autorità nel piano italiano ed europeo, quali Rosz Thun, Fabrizio Spada, Gianluigi Viscardi e Tadeusz Konopka, introdotti da Giancarlo Borra, Responsabile Culturale dell’associazione Giovanidee. Per rispondere alla domanda “Perché credere ancora nell’Europa di oggi?”, i relatori hanno ancora una volta messo in luce l’urgenza di un’Unione che passa sia attraverso la ricostruzione della politica sia attraverso la ricostruzione del cittadino europeo. All’interno di una popolazione insicura, disorientata e spaventata, è doveroso negare lo spazio alle paure, irrazionali e frutto della non-riflessione (che hanno portato alla Brexit e all’elezione di Trump), e ai muri e fili spinati, simboli dell’autodistruzione dell’Europa. La chiusura, sia essa mentale o fisica, può condurre ad una tregua temporanea, ma per costruire un benessere reale e duraturo, è necessario trovare un’unanimità di accordi, anche a costo di rinunciare a parte della sovranità nazionale all’interno dell’Unione. E quale uditorio migliore a cui rivolgere queste considerazioni, se non una platea di giovani cittadini europei?»

Melodie Bertoli

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