Consegnato a Piero Angela il Premio del Vittoriale

GARDONE RIVIERA – Assegnata oggi, sabato 2, l’ottava edizione del Premio del Vittoriale a Piero Angela, conduttore, giornalista, scrittore, il massimo divulgatore scientifico di mamma Rai.

«Rappresenta al grado più alto la capacità di divulgare presso il grande pubblico le questioni più complesse della scienza, della storia e del sapere. Alla base del suo rivelare raccontando c’è lo studio, trasmesso a tutti da un uomo che osa essere semplice». Questa la motivazione che sta alla base dell’attribuzione a Piero Angela dell’ottava edizione del Premio del Vittoriale, consegnata oggi nelle mani del celebre ed amato conduttore dal presidente della Fondazione dannunziana Giordano Bruno Guerri. «Un premio che ricevo con piacere. In Italia – dice Angela – ci sono un’infinità di premi, ma quelli di qualità sono pochi».

Istituito nel 2011 del presidente della Fondazione dannunziana Giordano Bruno Guerri, il Premio, un’opera di Mimmo Paladino che riproduce il Cavallo Blu che domina l’anfiteatro, è stato già assegnato a Ermanno Olmi, Paolo Conte, Umberto Veronesi, Giorgio Albertazzi, Alberto Arbasino, Ida Magli e Riccardo Muti. Ora tocca al popolare ed amato conduttore, giornalista, scrittore, il massimo divulgatore scientifico di mamma Rai, maestro nel rendere comprensibili le cose infinitamente complesse.

È questo il segreto del suo successo? «Tutti sono capaci di parlare in modo oscuro e noioso: la chiarezza e la semplicità invece sono scomode. Non solo perché richiedono più sforzo e più talento, ma perché quando si è costretti a essere chiari non si può barare. Certo, poi è fondamentale far leva sulle emozioni di chi ascolta. È il solo modo per attirare l’attenzione del pubblico».

È quanto Piera Angela, 89 anni il prossimo 22 dicembre e nessuna intenzione di mettersi a riposo, farà anche in occasione delle nuove puntate del sempiterno Superquark, in programmazione nel 2018: «Gli ascolti vanno bene, dunque continuiamo».

Icona del pensiero razionale, Angela è convinto che, nell’epoca di internet, ci sia ancora spazio per una funzione scientifica in televisione. «Tv e internet sono strumenti diversi che parlano a pubblici diversi. La frequentazione del web richiede certe capacità. Purtroppo il pensiero magico esercita molta attrattiva sul pubblico. Diceva Umberto Eco che una volta nei bar chi sparava teorie strampalate veniva zittito e che ora, invece, chi lo fa sul web diventa un interlocutore. Non c’è più l’attitudine a controllare le fonti. Servirebbero lezioni nelle scuole per insegnarla».

E proprio alla scuola è rivolto un nuovo progetto di Angela, il percorso educativo «Costruire il futuro» promosso con l’ex ministro dell’istruzione Francesco Profumo, presidente della Compagnia di San Paolo: «Un ciclo di conferenze – dice Angela – rivolto a 400 studenti meritevoli del Politecnico e degli istituti superiori di Torino che intende proporre un’analisi del presente e offrire una visione del futuro attraverso le parole di scienziati, sociologi, demografi, medici, giuristi, storici, politologi, economisti e imprenditori».

Un’idea che nasce dalla «constatazione – dice Angela – che a scuola si insegna soprattutto il passato e poco il futuro. Manca una cultura scientifica: certo, nelle aule si fa matematica, fisica, biologia, ma spesso non si parla del metodo e dell’etica della scienza. La conseguenza è che ai giovani non si dà una visione di questo mondo nuovo che avanza e di cui alcuni di loro saranno la classe dirigente».

È uno dei tanti aspetti da cambiare in un paese che Angela definisce «fermo, ostaggio di una politica allo sbando. Spesso brilliamo individualmente – dice – ma manca un’intelligenza di sistema, una cultura dell’intelligenza, una politica che si occupi dei problemi fondamentali per lo sviluppo. Anche il mondo culturale ha precise responsabilità in questo senso: non sa leggere il suo tempo, non è più il faro che indica la strada da seguire».

La giornata al Vittoriale, intitolata «Oso raccontare, oso rivelare», è stata anche l’occasione per inaugurare il portale d’ingresso della cittadella monumentale, appena restaurato, e per presentare il volume che l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani ha dedicato alla casa museo del Vate, secondo luogo, dopo il Quirinale, oggetto di una nuova collana sui grandi palazzi italiani.

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