Il Festival internazionale della geografia

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BARDOLINO – Va in archivio la quarta edizione del Festival internazionale della Geografia, promosso dall’assessorato alla cultura di Bardolino. Tante le tematiche affrontate.

Un evento che evidenzia l’importante crescita di pubblico del mondo della scuola, ma non solo, e riesce, anno dopo anno, a ritagliarsi uno spazio sempre più importante a livello istituzionale e di comunicazione. La due giorni di studio, approfondimento e divulgazione ha coinvolto gli studenti delle scuole superiori del territorio gardesano e di Verona aprendo orizzonti importanti a tematiche sempre più offuscate nel chiuso delle classi.

Il tema dominante del Festival, svolto nella sala congressi dell’Hotel Aqualux di Bardolino, è stato il rapporto Uomo-Natura partendo dalle carte geografiche: come vengono costruite, qual è il modello culturale di riferimento dei cartografi dall’antichità ai nostri giorni.

Il tutto è stato sviscerato dal cartografo Eduardo Aguillar che ha spiegato come a differenza dei Greci, che facevano riferimento a meridiani e paralleli, i Romani molto pragmaticamente erano interessati solo al movimento di persone, merci, eserciti e quindi si preoccupavano di capire quanto tempo occorresse per raggiungere la meta. Nel Medioevo invece le carte dovevano esprimere l’immaginario e visioni di culto. Sono state le Repubbliche marinare a recuperare la concretezza della descrizione cartografica, perché le mappe dovevano aiutare il navigante. Ma il salto di qualità è arrivato con il Rinascimento  che ha recuperato la vecchia conoscenza greca e da lì si è partiti alla vera scoperta del pianeta.

Giovanna Ober, della Compagnia generale dello Spazio, ha invece accompagnato i ragazzi nell’attualità delle tecnologie e delle costellazioni di satelliti che non servono solo a localizzare le persone ma anche a seguire ogni movimento che coinvolge il pianeta: dai terremoti agli smottamenti delle frane e ad aiutare l’uomo non solo a capire come viene consumato il territorio.

Nella seconda giornata del Festival il tema affrontato è stato quello dei parchi e degli orti botanici. La domanda di partenza era collegata al concetto se queste isole di biodiversità non stiano diventando delle gabbie botaniche dove la diversità viene relegata a passato remoto della natura. Le piante che non hanno uso commerciale sono fossili viventi da conservare in recinti chiusi? Non varrebbe invece la pena di pensare a queste realtà come un vero patrimonio da tutelare, difendere e promuovere al fine di recuperare un rapporto più salubre tra uomo e natura in vista di un futuro sempre più incerto?

A parlarne Magda Inga Sigurtà dell’omonimo Parco di Valeggio sul Mincio, Adalberto Piccoli e Gustavo Bertoglio del Museo di Cavriana, Daniele Zanini dell’Orto botanico di Novezzina, Andrea Solari di Veleia Officinalis, antica città dell’appennino piacentino, e Giovanni Confenge del Museo dei Fossili di Bolca. A chiudere il Festival internazionale della Geografia, quest’anno dedicato alla memoria di Girolamo Fracastoro,  il professore Giuseppe Altieri. L’agroecologo dell’istituto Agrario di Todi ha lanciato un appello ai Sindaci, Governo e Regioni per un divieto immediato dei pesticidi inutili e per la riconversione Agroeco-Biologica dell’Agricoltura utilizzando le enormi risorse messe a disposizione dalla Comunità Europea. Purtroppo in Italia le istituzioni non sempre promuovono questi incentivi per gli agricoltori perdendo negli ultimi anni qualcosa come quasi nove miliardi di euro di fondi destinati a impiantare fattorie bio. E’ necessaria una differente politica di gestione e sviluppo del territorio dove ecologia fa proprio rima con economia: perché il semplice incremento di presenza di humus abbassa i livelli dell’inquinamento e crea crediti di produzione di carbonio che le aziende sono pronte ad acquistare per compensare il rischio inquinamento.

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