Salò: negozi aperti le sere d’estate?

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SALÒ – «Una città che abbassa le serrande alle sette di sera non è una città turistica». Il sindaco Gianpiero Cipani chiede ai commercianti di restare aperti la sere d’estate.

La richiesta è stata rivolta nei giorni scorsi alla numerosa platea di esercenti e commercianti che si è riunita, su invito della Pro Loco, in municipio: «Vi sfido – ha detto il sindaco – a trovare una città turistica in cui le sere d’estate i negozi chiudono alle 19. Vi chiedo quindi la disponibilità all’apertura serale fino alle 23 nel periodo di alta stagione, dal 15 giugno al 15 settembre».

Solo le città morte, senza ambizioni turistiche, si ostinano a chiudere le serrande al calar del sole.

«Il mondo è cambiato – spiega Cipani -, le abitudini sono diverse, i centri commerciali sono aperti fino a tardi, il mercato turistico è mutato e Salò deve adeguarsi». Popolare la sera è il futuro, anche in termini di sicurezza. Orari flessibili, prolungati, notturni, sono un utile servizio anche per i cittadini, sono un contributo importante alla qualità della vita. Visto che Salò è una città di lago, si potrebbe ritardare l’apertura pomeridiana. Alle quattro del pomeriggio i turisti sono in spiaggia, fanno sport, praticano escursioni, mentre i commercianti stanno in negozio ad aspettare il primo cliente, che non arriva prima delle 18. Dopo la liberalizzazione degli orari dei negozi introdotta dal Governo Monti, il Comune non può imporre orari, ma quella di Cipani è una richiesta ferma.

E non è l’unica. Alla battaglia contro le chiusure serali estive il Comune affianca anche quella contro il letargo invernale. In questo caso l’invito è rivolto i baristi. Troppi, secondo Cipani, i bar chiusi nei mesi freddi, Natale compreso. «Nel periodo delle vacanze di fine anno – dice il sindaco – sul lungolago c’era aperto un bar su quattro». Il sospetto è che gli osti salodiani avessero già guadagnato abbastanza durante l’estate. Per risolvere la questione in municipio si sta lavorando sui regolamenti per favorire, tramite una diversificazione delle tariffe per i plateatici, chi tiene aperto tutto l’anno.

«Il Comune – conclude Cipani – ha investito ingenti risorse per illuminare e animare la città nel periodo natalizio. Se ai baristi non interessa la stagione invernale ce lo facciano sapere e agiremo di conseguenza. L’Amministrazione non intende più spendere soldi per manifestazioni se ognuno non farà la sua parte». Cipani aspetta risposte a breve, magari tramite l’auspicata associazione di categoria, che a Salò, inspiegabilmente, non c’è.

A Salò ci sono 294 attività commerciali, di cui 276 esercizi di vicinato (negozi), 16 medie strutture (con superfici da 251 fino a 2.500 mq) e 2 grandi strutture (centri commerciali con superficie oltre i 2.500 mq). A queste si affiancano decine di bar e ristoranti, 22 alberghi, 17 attività extralberghiere e 8 bad&breakfast. Eppure non esiste, da anni ormai, un’associazione rappresentativa dei commercianti e degli esercenti della città. E l’Amministrazione comunale non ha così un interlocutore rappresentativo con cui confrontarsi sui temi e sulle scelte che riguardano direttamente il settore.

Sopperire a questa mancanza è una delle richieste avanzate dal Comune. Quel che preme all’Amministrazione comunale, con la nuova stagione turistica che già bussa alla porta, è che il comparto decida in tempi brevi: «Non c’è molto tempo – dice il sindaco – e l’Amministrazione ha bisogno di un interlocutore rappresentativo». Sarà la volta buona?

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